Cosenza in mano alla massomafia. Per i deputati 5 Stelle è l’ora di dire la verità

Ora che non sono più ricattati da Di Maio e Morra, ci aspettiamo, da quel che resta della deputazione calabrese dei 5 Stelle, una operazione verità. Verità su quello che è realmente accaduto in tutti questi anni all’interno del Movimento in Calabria. Verità su cosa ha realmente impedito ai deputati eletti di svolgere a pieno il loro dovere di parlamentari, e di portare avanti le battaglie politiche contro la casta. A cominciare da quella contro la casta più pericolosa e potente d’Italia: la massomafiosa. Una battaglia, a dire il vero, intrapresa, all’inizio della loro carriera politica, durata, però, solo qualche giorno. Forse non ancora consapevoli della potenza del nemico, ben 9 deputati firmarono una interrogazione parlamentare  chiedendo all’allora ministro Bonafede una ispezione ministeriale sull’attività della procura di Cosenza per quel che riguardava i reati contro la pubblica amministrazione.

Il dato era davvero evidente a tutti, a partire dall’intrallazzo amministrativo sulle determine dirigenziali di somma urgenza e sui cottimi fiduciari affidati sempre alle stesse ditte amiche, alcune delle quali controllate dai clan. Così com’era, e com’è, evidente a tutti la corruzione al Tribunale di Cosenza, oggi oggetto di una istruttoria da parte del Csm che ha deciso di vederci chiaro sull’attività del procuratore capo (perché il pesce puzza sempre dalla testa) di diversi pm titolari di inchieste sui colletti bianchi finite sempre con assoluzioni o archiviazioni. Con particolare riferimento al “lavoro” svolto da Cozzolino e dal Gattopardo (Mario Spagnuolo procuratore capo, procura di Cosenza).

Ovviamente l’interrogazione finì a tarallucci e vino dopo illecite pressioni sul ministro Bonafede che decise di non dar seguito all’istruttoria. Come ben sanno i deputati 5 stelle. Da allora la parola massomafia è sparita dal vocabolario dei 5 stelle calabresi e cosentini, nonostante i gravi fatti che si sono verificati in questi ultimi anni che hanno visto come protagonisti, in negativo, diversi magistrati, avvocati, dirigenti pubblici e politici vari.

Tutti sanno che a Cosenza esiste l’immunità per i colletti bianchi disposti a pagare le sentenze e a far felici con regalie e bustarelle pm e giudici. Ma per la deputazione calabrese 5 stelle tutto questo non esiste più. Non esiste la massomafia, la corruzione, gli intrallazzi tra malavita e dirigenti pubblici e divise sporche. Cosenza, ma in generale la Calabria, per loro è un’isola felice. Non ci resta che sperare dopo l’addio di Di Maio, vero spauracchio dei deputati calabresi e non solo, un sussulto d’orgoglio e di dignità di Melicchio e compari, ai quali diciamo: fate un gesto coraggioso per una volta, dite la verità, tutta la verità, niente altro che la verità. Sempre se ci riuscite.