Cosenza. Inchiesta sugli anarchici: il ritorno in Champions League della Digos

Ora lo hanno capito tutti: la Meloni è fascista con i deboli, e democristiana (di stampo andreottiano) con i forti. Da un lato dice di essere contro l’Europa dei potentati economici/finanziari, e delle lobby, salvo poi eseguire pedissequamente, come un cagnolino ammaestrato, tutti gli ordini emanati proprio dai potentati economici e dalle lobby che governano il mondo occidentale; dall’altro, per mantenere viva l’immagine di dura e pura del ventennio che gli ha permesso di salire al governo, manganella lavoratori, precari, sfruttati, centri sociali, oppositori politici, studenti, migranti, poveri, diseredati, e tutti coloro che si arrangiano per vivere. È questo l’unico modo che ha la Meloni per sedare gli isterismi dei tanti camerati costretti ad ingoiare i numerosi rospi che il capitalismo giudaico ogni giorno gli serve a pranzo e a cena. Un po’ di fascismo va dimostrato e esercitato, e il “diverso” e l’oppositore politico, diventano la preda da dare in pasto alle schifose pulsioni di frustrati e perversi nostalgici del “quando c’era lui”.

Scriveva Umberto Eco: “… le dittature, per mantenere il consenso popolare intorno alle loro decisioni, denunciano l’esistenza di un paese, un gruppo, una razza, una società segreta che cospirerebbe contro l’integrità del popolo dominato dal dittatore…”. Che è quello che sta facendo la Meloni: non potendo fare la fascista in Europa e in giro per il mondo, pena la caduta del governo, ha puntato tutto, per continuare a darsi un tono da fascista incallita, sulla classica costruzione del “cospiratore interno” che attenderebbe all’identità, alla sicurezza e al prestigio italico. Che è l’unica cosa che le “plutocrazie demogiudaiche” gli permettono di fare. Può fare la fascista solo a casa sua e per questioni di politica interna. Per tutto il resto zitta e a cuccia.

In questo nefasto quadro, il nuovo esecutivo ha riaperto la mai del tutto sopita caccia al sovversivo. Il governo Meloni ha bisogno di sovversivi da perseguitare se vuole saziare la pancia degli sciacalli che formano il suo branco, e chi meglio della solita galassia legata ai movimenti politici e sociali antifascisti può fornire la “materia prima” da seviziare, ai cultori dell’olio di ricino? Un’occasione che in tanti aspettavano. A cominciare dalla Digos di Cosenza da sempre impegnata in pericolosissime inchieste sulla sovversione cittadina. Con l’ok del governo al “daje al sovversivo”, per la Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali della questura di Cosenza si presenta una nuova opportunità per ritornare nel “giro delle investigazioni che contano”. A Cosenza e provincia, si sa, i covi di terroristi abbondano, e gli esperti investigatori nostrani potrebbero giocare un ruolo di primo piano nella nuova battuta di caccia al sovversivo, promossa dal governo. Potrebbero dare man forte, vista la loro esperienza sul campo, ai colleghi di qualche pool romano che di sicuro già indagano sul pericolo eversivo interno. Per la Divisione Investigativa più laboriosa d’Italia è il momento giusto per ritornare, come direbbe l’ispettore Coliandro, in serie A.

Ma serve una bella indagine, e un po’ di sovversivi da attenzionare. E noi un aiuto, come promesso, possiamo darglielo: a Cosenza e provincia un gruppo anarchico – che va sempre bene per aprire un bel fascicolo, processo No-Global docet -, che vuole sovvertire l’ordine costituito dello stato, si trova sempre. Una volta trovato si potrebbe legare, vista l’attualità, al filone investigativo nazionale che certamente già si occupa della galassia anarchica che ruota attorno alla richiesta di liberazione dell’anarchico Alfredo Cospito. Basta solo mettere qualche telefono sotto controllo, si sa che i sovversivi cosentini (provincia compresa) parlano a ruota libera, fare il solito taglia e cuci con le intercettazioni, e presentare l’informativa che descrive un quadro allarmante con qualche attentato imminente, ad un pm, e la delega all’indagine è assicurata. Un copione che gli specialisti investigatori, del resto, conoscono bene.

L’occasione è ghiotta, e gli investigatori delle Operazioni Speciali, non possono perderla. È necessario però tutto il loro impegno, che non manca, ma serve anche, per rendere credibile l’indagine, un pm di un “certo spessore” che sposi la loro tesi. Rivolgersi alla procura del Gattopardo, visti i fallimenti e gli insuccessi, non è cosa. L’ideale sarebbe proporla alla procura di Gratteri. Gli ingredienti per far scendere in campo la Dda di Catanzaro ci sono tutti, a cominciare dal 270 bis. E poi il filone arnarco-insurrezionalista, tira sempre, non è mai fuori moda, al contrario dei movimenti sociali che vanno e vengono, e le probabilità, per chi indaga, di finire sulle prime pagine di tutti i giornaloni, sono davvero alte. Cosa che piace alla Dda di Catanzaro che potrebbe, per questo, cedere alle sirene della Digos, e sponsorizzare il caso. Occorre una buona e allarmante presentazione del caso a qualche Capotosta della Dda di Catanzaro, e nessuno è maestro quanto i dirigenti della Digos ad inventarsi teoremi sovversivi. La missione potrebbe avere buon esito, e magari, per l’intraprendenza dimostrata, potrebbe anche scapparci una bella promozione per i dirigenti della Digos. Un piano che può funzionare, glielo consigliamo.

La sensazione, però, è quella che qualche geniaccio della Digos, a tutto questo, c’ha già pensato e la Divisione è già attiva da tempo. Le investigazioni fervono… si fa per dire, tanto non serve produrre risultanze investigative concrete per provare l’eventuale colpevolezza degli indagati, possono inventarsi quello che vogliono, hanno l’appoggio del governo. Quello che conta per gli Sherlock Holmes della Digos di Cosenza è mettere a segno una bella retata antiterrorismo. Qualcosa che giustifichi il loro dolce far nulla. E poco importa se a finire nella rete della Digos cosentina sono degli innocui pensatori, la cui massima espressione di violenza non è mai andata oltre il racconto verbale del loro pensiero politico, e la presentazione di qualche libro “sovversivo”. Colpevoli però di parlare di rivoluzione e ribellione e di lottare per chi, come Alfredo Cospito, oggi subisce una ingiustizia: i boss massomafiosi responsabili di attentati dinamitardi che hanno provocato decine e decine di morti tutti liberi, e gli anarchici, invece, per qualche atto dimostrativo che non ha provocato nessun morto, all’ergastolo e al 41 bis. Non bisogna per forza essere dei simpatizzanti dei sovversivi per capire le vere intenzioni di questo governo. Il garantismo vale solo per i colletti bianchi e i massomafiosi. Per gli oppositori politici ogni abuso è permesso. Nessuno griderà all’abuso di potere per l’arresto di pericolosi terroristi anarchici. Se l’hanno pensata così sono davvero dei geni. Potrebbe rivelarsi la retata perfetta.

Conoscendo l’acume investigativo del dottor De Marco, siamo quasi certi che la macchina investigativa è già in moto. La serie A delle investigazioni ha di nuovo aperto i cancelli alla Digos cosentina, e con l’ingresso della Dda di Catanzaro in campo, più che serie A, a questo punto della storia, direbbe l’ispettore Coliandro, qui si gioca in Champions League.