Cosenza, la bancarotta di Occhiuto è un affare di famiglia: e Mario accusa(va) la sorella

Fino a quando c’è stato solo il rinvio a giudizio, non si poteva prevedere una condanna. Specie al porto delle nebbie di Cosenza. Però prima ancora che ieri sera arrivasse la condanna in primo grado a 3 anni e 6 mesi di reclusione per Mario Occhiuto con l’accusa di bancarotta fraudolenta, il giudice aveva già inteso, proprio per la robustezza degli elementi a carico di Mario Occhiuto ben descritti dalla Guardia di Finanza, predisporre un vero e proprio giudizio di merito sulle sue malefatte.

Mario Occhiuto, dunque, è stato processato e condannato in primo grado per bancarotta fraudolenta. Un processo lunghissimo, con tutti i ritardi legati alla pandemia ma soprattutto alle logiche, che tutti i cosentini conoscono a memoria, del porto delle nebbie.

In una delle ultime udienze, il giudice ha ritenuto opportuno archiviare la posizione di Carmine Potestio, mentre ha condannato la sorella di Occhiuto, Annunziata, che ha scelto il rito abbreviato dopo aver ammesso le proprie responsabilità, ad un anno e quattro mesi di reclusione. Condanna confermata anche in Appello.

Un dato però emergeva in maniera chiarissima ancor prima della condanna di ieri sera: i reati ci sono, la bancarotta pure, e gli imbrogli sono stati sgamati, e questo lo conferma proprio la condanna della sorella di Occhiuto, Annunziata, responsabile della società Ofin, ma in realtà, come tutti sanno, prestanome del fratello Mario. Su questo non c’è possibilità di replica: la condanna parla chiaro.

E non finisce qui: c’è un altro elemento che ci porta a dire che la bancarotta contestata ad Occhiuto si è di fatto consumata, e a dirlo questa volta non siamo noi, ma lo stesso sindaco. Infatti Mario Occhiuto ha ammesso in Tribunale davanti al giudice monocratico Giorgio Previte il suo sovraindebitamento personale, chiedendo al giudice, in base alla legge 3 del 2012, meglio nota come legge salva suicidi per i contribuenti in crisi da sovraindebitamento, una soluzione ai suoi tanti problemi. In pratica le persone fisiche che hanno molti debiti e creditori (finanziarie, banche, Equitalia, creditori persone fisiche ecc.) non possono dichiarare fallimento come le imprese, e possono, perciò, chiedere di attivare questa procedura, dove il giudice è chiamato oltre a gestire la crisi da sovraindebitamento, anche a produrre una sorta di passivo e di concordato con tutti i creditori, destinando loro una somma X al mese al fine di fermare tutte le procedure esecutive. Ammesso che Occhiuto possa far fronte a questo X al mese. La vediamo dura.

Quindi Mario Occhiuto davanti ad un giudice, per la precisione nel novembre del 2019, aveva ammesso la sua enorme massa debitoria personale, a cui non riesce più a far fronte. E chiedeva aiuto allo stato. Ammetteva di aver prodotto debiti a dire basta, e non solo attraverso le sue società, ma anche attraverso lo sprido personale, così come stabilito in udienza. E meno male che tutte queste cose ce le eravamo inventate noi.

Ecco perché l’esito dell’udienza di novembre 2019 era scontato. Neanche gli amici degli amici, ai tempi belli, avrebbero potuto fare qualcosa per cambiare il risultato. Troppo evidenti i VRUSCI.

Tuttavia Occhiuto continua, davanti alle telecamere, ancora oggi, a dirsi innocente. E ci vuole una certa faccia: la mattina ara ‘mmucciuni davanti al giudice ammette tutto, e poi il pomeriggio, racconta chiacchiere ai cittadini. Ma questa volta va oltre anche la propria dignità e pur di farla franca annunciava di essere in grado, nel dibattimento, di chiarire ogni cosa. Infatti, tutti sanno com’è andata e forse tutti hanno capito perché in città lo chiamano “cazzaro”.

Il concetto occhiutiano è sempre lo stesso: lui non c’entra niente, la colpa è sempre di qualcun altro. Solo che, questa volta, quel qualcun altro è la sorella, visto che Potestio è stato “archiviato” e lui come sempre non c’entra niente. Del resto gli imputati in questo procedimento sono tre; e se lui non è stato, Potestio è stato archiviato, non resta che la sorella, tra l’altro già condannata. E allora, visto che è stata condannata, ha pensato bene di buttare tutte le responsabilità sulle sue spalle. Così come fanno i bravi fratelli.

Una cosa è certa, Annunziata non avrebbe potuto sostituire Roberto nella candidatura alla Regione e neanche Mario per la candidatura a sindaco di Cosenza, visto che ha una condanna… E comunque, gira vota e riminia, quelli di Occhiuto, per chi ancora non l’avesse capito, e questa storia ce lo conferma senza ombra di dubbio, sono tutti affari di famiglia.