Cosenza. La Cariocas di Giovanni Manganaro/1. Il mito del Brasile di Pelè, un palmarès stellare e una società modello

Nei giorni scorsi è scomparso Giovanni Manganaro, pioniere dell’era moderna del calcio giovanile e dell’atletica leggera nella città di Cosenza. Una delle sue più belle “creature” è stata la Cariocas, squadra di quartiere attiva dal 1958 e fino alla fine degli anni Settanta. Di seguito, la prima parte di una doverosa ricostruzione storica tratta da “Campioni di Cosenza”. 

Piazza XXV Luglio è famosa per il busto del grande poeta cosentino Ciardullo, inaugurato nel 1961, a pochi anni dalla sua scomparsa, e si trova a un tiro di schioppo dallo stadio “Emilio Morrone”, dal campetto di oratorio della chiesa di Santa Teresa e dal vecchio “Militare” di via Roma. Ovvero il triangolo della passione calcistica del centro cittadino.

Nel 1958 il Brasile di Pelé, Didì e Vavà ha stupito il mondo con le sue magie e un gruppo di appassionati che si dà appuntamento proprio a piazza XXV Luglio per parlare di calcio, decide di provare l’esperienza dell’organizzazione di una “squadretta” di ragazzi che si possa cimentare nei campionati giovanili federali.

Sono l’assicuratore Antonio Zupi, che diventerà primo presidente per acclamazione; il ragioniere Giovanni Manganaro, appena assunto alla Provincia; i gestori della pompa di benzina, i fratelli Eugenio e Tonino Ricca, che ospiteranno le prime infuocate riunioni organizzative; l’edicolante Emilio Perfetti; Salvatore Veltri; Raffaele e Guerino Spataro; il talent scout Pietro Florio, figlio del mitico Mastro Peppe, custode del “Morrone” e presidente onorario della società; lo studente universitario Bruno Noto; Giuseppe Marzo, prima arbitro e poi segretario per vocazione; Franco e Augusto Garofalo; Enzo Gervasi e Rafele, titolare dello storico tabacchino del quartiere.

Nell’estate del 1958 è arrivata in città dal lontano Brasile una bella ragazza, la nipote del parroco della chiesa di Santa Teresa, don Eugenio Romano. Anche lei viene coinvolta dall’entusiasmo di quei giovani che stanno per fondare una squadra di calcio e quella signorina, inevitabilmente innamorata dei campioni della sua terra, propone che il nome abbia qualcosa della grande Selecao appena laureatasi campione del mondo in Svezia. E’ così che viene fuori la “Cariocas” ovvero l’etichetta classica del popolo brasiliano e i colori sociali, manco a dirlo, saranno verde oro o più prosaicamente gialloverdi.

Se domandate a Giovanni Manganaro o a Pietro Florio qualcosa sulle origini della Cariocas, entrambi vi accoglieranno con lo stesso largo sorriso e un pizzico di nostalgia: “Perché abbiamo fondato una squadra di pallone a Cosenza? Ma perché a Cosenza esisteva soltanto il pallone! – affermano quasi in coro -. La Cariocas era un doveroso omaggio a quel Brasile che esprimeva la gioia di vedere giocare un calcio spettacolare e funambolico. Pelé aveva solo 18 anni ma era già il più grande di tutti. Noi eravamo veramente innamorati del pallone e quel Brasile ci aveva stregato: era impossibile restare indifferenti. Alla pompa di benzina dei fratelli Ricca ci radunavamo insieme per decidere come organizzarci e alla fine in 20, 25 riuscimmo ad autotassarci per perfezionare la nostra prima iscrizione ai campionati Juniores e Allievi”.

Il mito della Cariocas inizia appena qualche anno dopo: dal 1960/61 i gialloverdi diventano la squadra da battere nelle categorie Juniores e Allievi anche per realtà già collaudate come Cosenza e Morrone. Il palmarés della Cariocas è impressionante. Campione provinciale Allievi nel 1960/61, nel 1962/63, nel 1969/70 e nel 1973/74. Campione provinciale Juniores nel 1965/66, nel 1968/69 e nel 1970/71. Campione provinciale Juniores e Allievi nelle stesse stagioni nel 1961/62 e nel 1964/65.

Il ciclo della Cariocas si è incrociato soprattutto con quelli della Pro Casali e della Popiliana, con le quali si sono ingaggiati duelli appassionanti che richiamavano migliaia di tifosi al “Morrone”, caratterizzati dal mito (ormai tramontato) dell’appartenenza al quartiere. Negli anni ’60 la rivalità più sentita era quella con la Pro Casali: “Noi vincevamo di più – ricordano Pietro Florio e Giovanni Manganaro -. Ci riuscivamo perché avevamo raggiunto un ottimo livello organizzativo. Eravamo riusciti a coinvolgere altri dirigenti nel gruppo di partenza, i ragazzi ci avevano ormai scelto come punto di riferimento ed era facile scoprire talenti in un periodo in cui la pratica calcistica era favorita anche dal momento magico del Cosenza in Serie B e della Morrone promossa a sorpresa in Serie D. Pensate che finalmente avevamo anche una bella sede sociale su via Alimena…

Sì, abbiamo sentito dire anche noi che la Cariocas veniva etichettata come squadra d’élite e non popolare, ma le cose non stanno proprio così. E’ vero, piuttosto, che non avevamo un gran seguito, che non avevamo tifosi sanguigni, ma questo è un altro discorso. Noi facevamo capo ai quartieri del centro ed è normale che la Pro Casali e la Popiliana raccogliessero più seguaci e più tifosi: era più spiccato il senso di appartenenza con il quartiere. E’ anche vero che la Cariocas raccoglieva un numero molto alto di ragazzi provenienti dal liceo classico Telesio ma il nostro gruppo era quantomai eterogeneo: Gianfranco De Lio, Palmo Fuoco, Antonio De Donato, Tonino Sconosciuto e lo stesso Antonio Dorz venivano da famiglie proletarie così come Remo Balsamo, che poi passò alle cronache per essere stato coinvolto in una brutta vicenda, per non parlare di Carmine Lucio, morto per “lupara bianca” e dei fratelli Granata. Diciamo allora che c’era un pizzico di invidia per la nostra organizzazione, alla quale dava qualcosa di decisivo anche il nuovo presidente…”.

Giovanni Manganaro, all’epoca ancora giovane ragioniere della Provincia, aveva convinto anche il suo “capo”, il direttore della Divisione di Ragioneria dell’amministrazione provinciale, ad entrare nel progetto e a diventare il nuovo presidente della Cariocas. Intanto. Giuseppe “Peppinuccio” Veltri, già estrosa ala dei ragazzi del Cosenza, assume la guida tecnica delle squadre Juniores e Allievi e miscela al meglio il nucleo storico con i nuovi arrivi…

1 – (continua)