di Battista Sangineto
Una vittoria schiacciante dei pochi contro i più, forse sarebbe meglio dire contro tutti. Contro tutti i partiti, da Sinistra Italiana a Fratelli d’Italia, contro gli interessi economici e sociali degli imprenditori, degli speculatori edilizi e, persino, di una parte dei sindacati. A Cosenza due Comitati spontanei e autofinanziati –‘NO alla Fusione’ e ‘NO alla fusione. Per una Città Policentrica’, composti da non più di una quindicina di persone in tutto- sono stati capaci di persuadere più della metà dei votanti della città capoluogo a respingere questa impresentabile proposta di unificazione.
Una vittoria inequivocabile e inattesa contro l’omologazione delle nostre città che cancellerebbe le rispettive differenze, le peculiarità e la memoria storica in nome di un modello unico di pensiero neoliberista.
Una vittoria memorabile dei cittadini e una sconfitta storica per l’intera classe dirigente di questa regione che aveva ideato questa unificazione, una classe dirigente autoritaria e inetta che non è in grado di risollevare la Calabria dalle ultime posizioni di tutte le classifiche economiche, sociali e culturali europee.
IL VOTO A COSENZA
Una vittoria che sconfigge il luogo comune che vorrebbe che il successo di una città sia misurato dalla sua grandezza e dalla sua capacità di competere con altre città di egual dimensione. Una vittoria di coloro che pensano che il successo di una città dipenda, invece, dalla sua capacità di distribuire al proprio interno beni e servizi che possano garantire la vita civile del più gran numero possibile dei suoi cittadini.
IL VOTO A RENDE
Una vittoria contro chi vuole che i territori delle città siano considerati soltanto come suolo da ridurre a merce, una vittoria sugli speculatori che, dopo aver cementificato quasi del tutto Cosenza, vogliono espandere la metastasi cementizia verso le colline più appetibili di Castrolibero e, soprattutto, verso la pianura di Rende.
Una vittoria della democrazia contro disegni autoritari e speculativi che riporta i cittadini a riconquistare il diritto a decidere sulla forma e sui contenuti sociali, politici ed economici delle proprie città.
IL VOTO A CASTROLIBERO
Una vittoria la cui dimensione e omogeneità deve suggerire al Presidente della Regione di non farsi tentare da ulteriori soluzioni antidemocratiche e autoritarie perché non sarebbero per niente gradite dai cittadini di quest’area urbana.
Una vittoria che dovrà necessariamente riportare all’attenzione dei cittadini e degli amministratori un modello al quale bisognerebbe ispirarsi che è quello della piccola e media città storica italiana, quello delle 100 città italiane del Medioevo e del Rinascimento che ci è stato invidiato e copiato in tutta Europa, per secoli. Un modello che non è solo architettonico e urbanistico, ma che rappresenta anche l’unica possibilità di restituire a tutti il diritto alla città perché per i cittadini la priorità è che la loro città sia un luogo nel quale la vita quotidiana sia più gradevole e più equa per tutti coloro che vi abitano.
I cittadini l’hanno capito così bene che hanno votato NO per riappropriarsi del loro diritto alla città.













