Cosenza, la cocaina sta cambiando il volto della città

Nei primi giorni di marzo, tra Cosenza e Casali del Manco, le forze dell’ordine hanno sequestrato oltre un chilo di cocaina in diverse operazioni. Un dato che conferma la presenza massiccia della polvere bianca in città, e in provincia, e rivela un fenomeno che sta stravolgendo il tessuto sociale, economico e culturale: la cocaina sta cambiando il volto di Cosenza, anzi lo ha già fatto. Il consumo fuori controllo e in quantità industriale ha alterato le relazioni sociali, minando il tessuto connettivo di una città che un tempo era sinonimo di fermento culturale e vivacità intellettuale. Dove un tempo fiorivano dibattiti, movimenti artistici e iniziative politiche con una forte identità comunitaria, oggi si respira un’aria di degrado e disgregazione. La cocaina non è più confinata ai circoli ristretti della borghesia o della movida: ha permeato ogni classe sociale, modificando il modo in cui le persone si relazionano, lavorano e vivono la notte.

Cosenza, intesa come area urbana, sta diventando un punto chiave per il consumo e lo spaccio di cocaina, con un mercato in costante crescita che sta influenzando profondamente l’economia locale. Il flusso di denaro proveniente dal traffico di droga sta alterando il tessuto finanziario della città, spostando risorse verso circuiti illegali che operano in modo sempre più strutturato. Questo fenomeno ha un impatto diretto sul lavoro e sulle attività economiche lecite, generando disparità e favorendo dinamiche in cui il guadagno rapido e privo di regole tende a prevalere su quello basato su competenze e merito.

Non esistono stime ufficiali sul consumo di cocaina a Cosenza, ma incrociando i dati delle autorità con le analisi della Direzione Distrettuale Antimafia, si può ipotizzare che il consumo superi abbondantemente i 10 chili al mese. E probabilmente questa cifra è sottostimata. La facilità con cui si può acquistare cocaina, a qualsiasi ora del giorno e della notte, ne è la prova più evidente. Quello che un tempo era un “vizio” per pochi oggi è una pratica diffusa, normalizzata al punto da non destare più scandalo.Le conseguenze di questa trasformazione sono profonde e pericolose. La cocaina non solo alimenta la criminalità, ma sta ridefinendo i modelli sociali: i rapporti interpersonali sono sempre più condizionati dall’uso di questa sostanza, con un aumento di episodi di violenza, aggressività e instabilità emotiva. Il degrado culturale è ormai tangibile: la città sembra aver perso il senso di appartenenza e il valore della propria storia.

Un aspetto inquietante è il cambiamento nella percezione stessa della “pezzata”. Sempre più consumatori vedono nella cocaina non una dipendenza, ma un simbolo di forza, un segno di potere e successo. Per molti è diventata un’affermazione di virilità, di dominio sugli altri e sulla propria realtà. Tutto ciò è il prodotto della sottocultura mafiosa, che ha permeato, oramai, l’immaginario collettivo fino a rendere accettabile, persino desiderabile, uno stile di vita legato al narcotraffico e al consumo di cocaina. I sequestri sempre più frequenti non sono un segnale di vittoria nella lotta alla droga, ma la prova della vastità del mercato e della domanda crescente. Sniffare non è più un vizio d’élite: è una dipendenza di massa. Un fenomeno che sta trasformando Cosenza in una città senza identità, dove la cultura è stata sostituita dall’edonismo artificiale di questa sostanza. L’inerzia, rispetto a questo enorme problema, non è più accettabile: il consumo ha raggiunto livelli tali da mettere in pericolo il futuro dell’intera area urbana cosentina, serve un’azione immediata e incisiva per fermare questa deriva prima che sia troppo tardi. E per alcuni già lo è.

L’emergenza è sotto gli occhi di tutti. Ignorarla significa condannare Cosenza a un degrado irreversibile, in cui la criminalità e la droga diventano l’unica economia possibile. Servono risposte concrete, ma soprattutto, serve la volontà di affrontare il problema senza ipocrisie e senza voltarsi dall’altra parte. Se la cocaina ha già cambiato il volto della città, la vera domanda è: chi ha interesse a lasciarlo così?