A quattro giornate dalla fine del campionato di Serie B, il Cosenza è ultimo con 8 punti di svantaggio dalla zona playout. Non c’è ancora la certezza matematica della retrocessione ma ci siamo vicinissimi e come da scontatissimo copione adesso anche i lecchini del presidente Guarascio sbraitano per non essere additati al pubblico ludibrio come coloro che fino all’irreparabile sono rimasti accanto al pezzente. Per rendersi credibili – anche qui come da scontatissimo copione – se la prendono con i più deboli ovvero i calciatori, quel branco di “scappati di casa” che stavolta non potevano in nessun modo evitare l’irreparabile. Li accusano di aver partecipato a una festa in discoteca a Salerno dopo la sconfitta che in pratica ha sancito la retrocessione, riescono persino a dire e a scrivere qualche riga contro il patron al quale fino all’altro ieri hanno leccato il culo ma non hanno convinto proprio nessuno. Zero di zero. La città e la tifoseria sanno benissimo che il responsabile di questo sfacelo è uno solo e sanno benissimo chi l’ha avversato e chi ha passato gli anni a scodinzolargli dietro. Ormai è chiaro che bisogna andare oltre, pensare al futuro.
Guarascio ha chiamato un tale per “mettere a posto” le carte del suo squallido bilancio e provare ad essere iscritto alla Serie C nonostante una massa debitoria che ormai sfiora i 20 milioni. Di regola, il presidente della Lega Pro Matteo Marani dovrebbe cacciarlo a calci nel sedere ma nel calcio non si può mai dire mai ed ecco perché ci appelliamo a lui e a chi gli sta vicino: non iscrivete questo imbroglione accriccato con i peggiori poteri forti della Calabria al campionato di Serie C. Sbattetelo fuori senza pietà. I cosentini non hanno nessuna intenzione di andargli dietro e l’hanno già scaricato da anni, non ce la fanno più. Caro Marani, non prolunghi questa ingiusta agonia, gli stacchi la spina. Solo così il Vecchio Lupo potrà rialzarsi e provare a risorgere.