Cosenza, la deriva di una certa sinistra da salotto e da bar (di Ferdinando Gentile)

di Ferdinando Gentile

Si può essere stati con la Palestina e poi prendere posizione neutrale rispetto al conflitto attuale, frutto di anni di oppressione israeliana. Si può essere stati assessori di finte giunte di sinistra e poi quando ti defenestrano, senza che tu abbia contrastato nulla di quel meccanismo, riscoprirti rivoluzionario/a. Puoi sostenere una giunta in odor di “massomafia” e assecondare le peggiori porcherie e poi fare il rivoluzionario/a fuori dalle mura di cinta.

Puoi essere per l’interazione e l’inclusione dei popoli, degli oppressi, degli sfruttati e poi non fare niente senza un lauto progetto finanziato. Puoi millantare campagne contro l’eroina e la polizia fatte negli anni che furono (ammesso che ci fossi) e poi voltarti dall’altra parte rispetto all’ascesa della cocaina e alle sue conseguenze. Puoi fare il sindacalista e presentarti nelle assemblee come il nuovo Di Vittorio e poi firmare accordi al ribasso per i lavoratori. Puoi sostenere una giunta e subito dopo un’altra senza porti alcun problema. Puoi sussumere la parola conflittualità, inserendola anche durante il sorseggio di un caffè, e poi non averla praticata neanche nella tua cameretta.

Puoi fare tutto questo e poi comunque sentirti legittimato a giudicare l’operato di chi si schiera realmente. È la deriva di una certa sinistra da salotto e da bar della nostra città (Cosenza) e non solo.
Il trionfo dell’ipocrisia rivoluzionaria.
Per fortuna non ci sono solo Loro, ma ci sono tanti Noi che la pensano e agiscono diversamente.
E’ bene che si sappia che c’è una linea di demarcazione chiara, tra chi negli anni ha sempre giocato a fare il rivoluzionario sfruttandone personalmente le opportunità e chi lo ha fatto con convinzione determinando le scelte della sua vita.