Cosenza, la drammatica testimonianza di un malato di SLA: “L’ASP mi ha abbandonato al mio destino”

Questa è la drammatica testimonianza di un malato di SLA che non riceve assistenza dall’ASP di Cosenza – Distretto Sanitario di Rende. Non servono commenti.

Che la Sanità in Calabria versa in un situazione vergognosa è confermato da tutti i dati statistici. Che sia un settore ancora governato da corruzione, tangenti, raccomandazioni e da un grande magna magna lo sanno anche le pietre. Ma non garantire i servizi minimi necessari ai pazienti affetti da gravissime patologie, che necessitano di assistenza domiciliare di tutti i tipi (lo prevede la legge) è uno scandalo, una vergogna, un’ingiustizia sociale, rasenta, a mio avviso, anche un reato.

Questo è quello che accade nella provincia di Cosenza (non in tutta), questo è quello che accade nel Distretto Sanitario di Rende di cui faccio parte. Per i disservizi che sto per raccontarvi ne sono testimone diretto, che venga qualcuno a smentirmi.

I malati di SLA, o di altre patologie gravemente invalidanti, hanno diritto all’Assistenza Domiciliare Integrata (del tipo complessa). Questo tipo di servizio, che in quasi tutte le regioni italiane funziona perfettamente, come da norma, prevede testualmente: “l’Assistenza Domiciliare Integrata (A.D.I.) è un servizio organizzato dalle Asl, che permette ai cittadini che ne hanno bisogno di essere ASSISTITI a CASA con PROGRAMMI PERSONALIZZATI, evitando il ricovero in ospedale o in case di cura per un tempo maggiore del necessario”.

Nel caso di A.D.I. del tipo complessa (il mio caso), la norma prevede: un insieme di cure mediche, infermieristiche, riabilitative e assistenziali, che riguardano persone gravemene ammalate non autosufficienti e che hanno necessita’ complesse”.

Bene (anzi male), da quando sono tornato a casa (19 aprile), dopo un mese in rianimazione, di tutte quelle figure professionali previste non ne ho viste neanche una. Candidamente hanno ammesso che non sono in grado di fornire quelle figure previste, hanno solo un medico che si occupa di alimentazione parenterale e un infermiere che sarebbero passati presso il mio domicilio con cadenza settimanale.

Il medico, che prima passava ogni 15 giorni, è un mese che non lo vedo. L’infermiere (poverino) passa settimanalmente, quando non è in ferie o assente per altre cause. Lo stesso più che da infermiere viene utilizzato prevalentemente da portatore di materiale a me necessario. 4 pacchettini di garza, 4 siringhe piccole 4 grandi e un pacchettino di guanti, materiale assolutamente scarso e quasi sempre siamo costretti ad integrarlo, a nostre spese, prima dell’altra misera fornitura.

Dopo il ritorno a casa avevo urgente bisogno di una visita urologica, chiediamo all’A.D.I. se avessero questo specialista, ci è stato risposto cosi’: “sì, ne abbiamo uno, visita a domicilio solo una volta al mese ma non è nemmeno sicuro”.

Soluzione? Ne abbiamo chiamato uno a pagamento che nel giro di due ore era a casa mia. Mi serviva di nuovo l’urologo per la prescrizione di cateteri particolari, doveva venire venerdì scorso… ancora lo sto aspettando. Soluzione? Li stiamo acquistando a 40 € a confezione in attesa della “grazia” dell’A.D.I. territoriale. In sostanza per essere assistito decentemente dal punto di vista medico ed infermieristico devo mettere mano alla mia tasca. Tutto questo è vergognoso, scandaloso. Ma la cosa ancora più grave è che a mia moglie più volte, da questi signori, è stato consigliato di ricoverarmi in una struttura in contrapposizione a quanto dice la norma sull’A.D.I.