Cosenza, l’agonia dell’Amaco. Prima udienza il 5 gennaio: il papà di Posteraro e i sindacati di regime venduti e senza vergogna

All’Amaco si respira ormai da qualche ora, un’atmosfera da “The day after” e non poteva essere altrimenti. L’avviso ai colletti bianchi da parte dei compari del porto delle nebbie sancisce che non c’è spazio per equivoci. La ridicola manovra delle dimissioni del pupazzo degli Occhiuto (Paolo Posteraro) è stata chiaramente rispedita al mittente anche dal pupazzo degli Adamo-Bruno Bossio, che non può certo addossare alla prima “testa di legno” che passa il fallimento dell’azienda. Posteraro, pertanto, ne risponderà in prima persona tanto il potentissimo paparino, con tutte le logge delle quali è partecipe, troverà il modo per tirarlo fuori dai guai. Esattamente come ha fatto quando il bamboccione s’era messo in affari con Robertino il parassita “comprandogli” una vigna, che puntualmente ha portato sull’orlo del fallimento prima di appiopparla a un utile idiota mandato dai “fratelli” della Basilicata (https://www.iacchite.blog/calabria-2021-la-vigna-di-robertino-e-la-famiglia-posteraro-finanziatrice-bancomat-di-stato/).

Ma torniamo all’agonia dell’Amaco. Nonostante il silenzio del porto delle nebbie e dei media di regime, siamo riusciti a scoprire che la prima udienza del processo davanti al Tribunale fallimentare (che è sempre sotto la giurisdizione schifosa del Gattopardo) è in programma per il 5 gennaio. La circostanza è nota ai sindacati confederali (Cgil, Cisl, Uil e anche Ugl) venduti al potere, che in queste ore senza nessuna vergogna, come del resto è loro costume da decenni, stanno facendo a gara per ergersi a “paladini della giustizia” dopo aver mangiato a piene mani da tutti i tavoli possibili e immaginabili. Eppure hanno la faccia di culo di affermare che non sapevano nulla (!) mentre invece erano e sono a conoscenza di tutto. Ad oggi, tutto quello che l’unica sigla sindacale onesta, ovvero la Faisa Cisal, ha denunciato da circa 3 anni a questa parte, con coraggiose azioni di sciopero (alle quali non hanno mai partecipato i sindacati venduti) sì è purtroppo verificato. La Faisa Cisal è rimasta inascoltata da tutte le altre sigle sindacali, allo stesso modo di come poco tempo fa è successo in Simet, sullo Jonio. Un’altra triste e squallida dimostrazione dell’ingloriosa fine dei sindacati confederali al servizio della politica corrotta e dei suoi viscidi colletti bianchi.