Il 24 novembre del 1959, esattamente 65 anni fa, la città di Cosenza venne colpita dall’improvvisa alluvione del fiume Crati. Sull’imbrunire, una folla attonita di cittadini assistette inerme ad un tragico straripamento del Crati. Nonostante tutte le risorse impegnate per la realizzazione degli argini e dei nuovi ponti sui due fiumi, la città fu costretta a fronteggiare un’altra imponente esondazione. Le precipitazioni a carattere eccezionale, incessanti sin dal giorno prima, con la massima piovosità nell’alto bacino del Crati, fece registrare, al Ponte di San Lorenzo, una portata di 720 metri cubi al secondo e una velocità media pari a 50 km/h.
Rotti gli argini, quello destro in Contrada Caricchio e Casa Donato e il sinistro presso le contrade Caruso e Castagna, straripato sulle altre barriere di contenimento esistenti a monte e all’interno della città, il Fiume Crati in piena si riversò a destra nei quartieri posti alle pendici di Colle Triglio, e, a sinistra, lungo il Pancrazio, tra le piazze dello Spirito Santo e dei Valdesi, distruggendo per intero il mercato popolare di Lungo Crati Luigi De Seta e danneggiando l’allora Jolly Hotel. Il livello delle correnti superò, in alcuni punti, di oltre due metri quello delle strade. Molto ingenti furono i danni arrecati alle abitazioni, ai negozi e alle botteghe delle vie rionali, invasi da uno spesso strato di fango e da enormi tronchi d’albero.
Domenico Canino, qualche giorno fa, ha pubblicato due fotografie dalle quali si vedono sia il vero letto del fiume Busento sia il vero letto del fiume Crati.
Il vero letto del fiume Busento
In questa fotografia del 1910 si vedono i muri di argine del fiume Busento appena costruiti. E sulla parte destra della fotografia si vede bene che il fiume Busento si allargava in un’ansa naturale molto grande prima di giungere al centro della città, e che i muri di argine l’hanno ridotta moltissimo. Per capirci: nell’ansa naturale oggi ci sono la GIL, le poste centrali, il Magistrale. Prima di allora c’era solo il letto del fiume, niente Rivocati, niente di niente…
Se quell’ansa naturale del fiume non fosse stata sbarrata, ci sarebbe stato un grande bacino (per giunta naturale) di espansione che forse avrebbe evitato l’alluvione del 1959. Se si cambia i corso naturale dei fiumi, prima o poi la natura si ribella!
…e Il vero letto del fiume Crati
In questa fotografia dei primi anni 20 si vedono i muri di argine del fiume Crati costruiti nella bonifica del 1912.
E mentre sulla destra della fotografia l’argine costeggia quasi l’attuale via Bendicenti, sulla parte sinistra della fotografia si vede bene che il fiume Crati si allargava in un’ampia ansa che faceva da bacino di espansione prima di entrare in città, e che aveva già il vecchio argine che vedete nel muro davanti le vecchie case a sinistra, e poi vedete verso il centro della foto anche il nuovo (1912) argine sinistro inserito parallelo al primo, per ottenere spazio alla urbanizzazione della città.
E come detto per il Busento, se quell’ansa del fiume non fosse stata ridotta di dimensioni così notevolmente, ci sarebbe stato un bacino di espansione che forse avrebbe evitato l’alluvione del 1959. Se si cambia i corso naturale dei fiumi, prima o poi la natura si ribella!
Giannino Dodaro, tra i fondatori e gli animatori del Comitato dei cittadini dello Spirito Santo, ha ricordato l’evento con un post sui social. “Il 24 novembre 1959 straripava il fiume Crati a seguito di un’alluvione. I primi segnali si avvertirono alle 19 circa della sera prima. Il giorno dopo, molte famiglie e diverse attività commerciali rinasero seriamente colpite. Abitazioni inagibili e attività distrutte. Cominciò così una prima ondata di spopolamento del centro storico di Cosenza. Dell’attività della mia famiglia non rimase niente ma non perdemmo la speranza e ricominciammo da capo e senza il supporto delle istituzioni”.