Cosenza. L’Aterp tra abbandono e malaffare: il commissario ignora le reali emergenze e pensa all’occupazione di via Savoia

L’Aterp tra abbandono e malaffare: il commissario ignora le reali emergenze e pensa all’occupazione di via Savoia

L’ultima inchiesta sulla gestione dell’Aterp di Catanzaro ha nuovamente squarciato il velo su un sistema marcio che da anni regola l’accesso agli alloggi popolari e la gestione delle politiche abitative. Tra corruzione, clientele politiche e una trasparenza mai vista, è emersa la verità che tanti in Calabria conoscono da tempo: l’Aterp non ha mai avuto a cuore il benessere dei cittadini, ma piuttosto ha alimentato un sistema di potere che ha tradito le necessità delle persone più vulnerabili.

In questo contesto, la nomina del nuovo commissario straordinario avrebbe dovuto rappresentare una svolta, un cambio di rotta necessario per mettere fine a pratiche che da anni hanno fatto del malaffare una costante della gestione pubblica. Peccato che nel suo discorso di insediamento, oltre alle solite promesse che ormai da anni sentiamo sussurrare ai vari commissari che si succedono, ha deciso di focalizzare l’attenzione, come emblema dell’abusivismo che regna negli alloggi popolari, sull’occupazione della sede aterp di Via Savoia. Come dire, non posso parlare di altro, del malaffare che regna sovrano nell’ente, ma metto alla luce che non possiamo entrare nella nostra storica sede perché i Prendocasa la tengono in ostaggio.

Le occupazioni abitative, che oggi vengono dipinte come una minaccia da combattere, sono la risposta di chi si è visto negato un diritto fondamentale: quello a una casa. Le persone che hanno preso possesso di questi appartamenti, infatti, non lo hanno fatto per capriccio, ma per necessità. Necessità che deriva da un sistema che ha abbandonato intere famiglie, ignorando le reali esigenze abitative della popolazione. È questo il punto: le persone non occupano per scelta, ma per una carenza strutturale di politiche abitative serie, per un numero di alloggi insufficienti, e per un ente incapace di rispondere a queste esigenze in modo trasparente e tempestivo.

Eppure, invece di mettere in discussione l’intero sistema che ha alimentato questa situazione, il commissario sembra aver dato priorità alla questione di via Savoia. L’attenzione, come al solito, si concentra sugli effetti, non sulle cause, distogliendo l’attenzione dalle vere colpe dell’Aterp e da chi ha gestito l’ente negli anni in modo inadeguato e spesso illecito. Non si può continuare a fare finta che il problema dell’Aterp sia solo quello delle occupazioni abusive: il vero problema è la gestione disastrosa degli immobili, la corruzione, l’incapacità di gestire risorse pubbliche e di garantire case a chi ne ha davvero bisogno.

Il commissario dovrebbe, invece, intervenire con urgenza per smantellare il sistema di malaffare che ha caratterizzato l’ente, partendo dalla totale trasparenza nella gestione e dall’individuazione dei responsabili di questi abusi. È questo che la cittadinanza merita, non la criminalizzazione di chi è stato costretto a occupare una casa per sopravvivere.
Non possiamo più permettere che i problemi vengano affrontati in modo parziale, che le occupazioni vengano trattate come un crimine senza analizzare le radici del fenomeno. La lotta contro l’abbandono e la corruzione all’interno dell’Aterp deve essere la priorità assoluta, e solo così potremo finalmente restituire alla comunità ciò che le è stato sottratto: il diritto a un’abitazione dignitosa.

Prendocasa da anni denuncia la gestione dell’Aterp, prova ne sono le continue azioni di protesta messe in campo. Quello che è venuto fuori a Catanzaro è l’ennesima prova di quello che denunciamo da anni a Cosenza e in tutta la Calabria. Così come da anni ormai chiediamo alla prefettura di Cosenza, al Comune di Cosenza e all’Aterp stessa di aprire un tavolo permanente sull’emergenza abitativa per affrontare la questione in maniera strutturale. Richiesta alla quale attendiamo ancora risposte.
L’emergenza casa si affronta su tavoli seri e strutturati e non nei comitati sull’ordine pubblico.