Uno dei più grossi problemi della città di Cosenza è quello di non avere un tribunale giusto, efficiente, al servizio della Costituzione e del cittadino. Rivolgersi alla procura cittadina per denunciare corrotti, mafiosi e massoni è totalmente inutile. Questo oramai è un dato acquisito da tutta la città. Certo, con le dovute eccezioni: anche a Cosenza ci sono bravi e onesti pm e bravi e onesti giudici che svolgono il loro lavoro con coscienza e professionalità che però nulla possono contro la potente lobby massomafiosa che governa ogni angolo del tribunale. Adeguarsi all’andazzo, che non significa essere loro complici, è l’unica soluzione praticabile, se non si vuol fare la fine del topo. Far finta di non vedere il marcio, e nel silenzio rimediare, laddove si può, alle tante ingiustizie che la malagiustizia cosentina dispensa a chi non ha santi in paradiso, è l’unica cosa che gli onesti possono fare. I magistrati corrotti e mafiosi che lavorano in tribunale hanno amici potenti: nel Csm, nel Ministero e nei tanti partiti politici storicamente intrallazzi con la massomafia, mettersi contro di loro significa dire addio alla carriera.
Se ci fosse, a Cosenza, una procura seria e onesta a quest’ora Occhiuto e tre quarti della sua giunta, dopo aver commesso centinaia e centinaia di reati, sarebbero in galera già da un pezzo. E le prove delle loro malefatte sono più che certificate. Ma la massomafia presente in procura ha deciso che Occhiuto non si tocca, almeno fino a quando non ha saldato tutti i debiti con gli amici degli amici, e forte dell’impunità garantita dai magistrati corrotti, ne ha combinate di tutti i colori.
Quella che stiamo per narrarvi è l’ennesima storia che conferma l’impunità di cui gode Occhiuto, ovviamente anche questa storia è stata denunciata pubblicamente e in procura, e come al solito non ha sortito, nei confronti del sindaco, nessun effetto giudiziario.
Occhiuto da quando è sindaco non si è mai fatto scrupolo di usare impropriamente il denaro pubblico, anche quello destinato alle fasce più deboli, per fini del tutto personali. Ed è il caso dei famosi buoni libri.
La regione Calabria nell’anno 2019 ha stanziato la ragguardevole cifra di 450.000 euro destinata alle famiglie bisognose per l’acquisto dei testi scolastici per i loro figli. Denaro che all’oggi non è arrivato nelle tasche dei librai che hanno anticipato, con l’emissione dei buoni libri, gli importi spesi dalle famiglie nelle loro librerie. A denunciare la grave situazione l’associazione librai di Cosenza che dopo diversi solleciti fatti a Palazzo dei Bruzi, tutti disattesi, ha deciso di scrivere una lettera al presidente Mattarella, al ministro dell’istruzione Azzolina, al prefetto Guercio e ai commissari che gestiscono, dopo il dichiarato fallimento del Comune, la contabilità a Palazzo dei Bruzi.
Spiegano i librai: dal Comune abbiamo ricevuto solo un 18% sul totale dovuto, e dopo tanto parlare siamo riusciti a sapere che la somma destinata ai buoni libri è stata impegnata per altre spese. Una grave irregolarità contabile che compromette la gestione e il lavoro di tante piccole e medie librerie. Non avendo ricevuto il pagamento molti librai non possono soddisfare le richieste di rimborso e acquisto di libri da parte degli aventi diritto. Non solo, aggiungono i librai: “Le librerie, non avendo ricevuto le dovute spettanze, non sono in grado di far fronte alle giuste pretese creditorie da parte dei fornitori dei libri di testo, il che compromette fortemente la continuazione lavorativa di molte attività commerciali”. Diverse librerie per questo mancato pagamento rischiano di chiudere.
In poche parole: la somma destinata ai buoni libri si è volatilizzata nel mare magnum delle delibere tarocche in uso all’amministrazione Occhiuto. La cosa grave è che questa cifra con un indirizzo di spesa ben preciso, non poteva essere “stornata”, così come dice la Legge, ma nonostante ciò, così è stato: dove sono finiti i soldi destinati ai buoni libri nessuno lo sa. L’unica cosa certa è che questi soldi non ci sono più.
Ecco, questa è un’altra prova dell’impunità di cui gode Occhiuto, se ci fosse un pm serio indagherebbe subito su questa vicenda. Ma nessuno lo può fare, perché con molta probabilità questi soldi sono finiti nelle tasche dei creditori massomafiosi di Occhiuto.
Ci chiediamo: possibile che il nuovo prefetto, dopo la denuncia dei librai, non abbia niente da dire di fronte ad un così chiaro e lampante ladrocinio di denaro pubblico a danno delle famiglie bisognose?
In questa città cosa si deve fare per avere un po’ di giustizia? Di certo non ci si può rivolgere alla procura, e allora a chi si deve rivolgere il cittadino frodato dalla pubblica amministrazione?
È questo il nostro vero problema, nessuno ha il coraggio di affrontare questa grave situazione che persiste negli uffici del tribunale: fino a che la procura sarà “abitata” da lestofanti con la toga, in questa città non ci sarà mai Giustizia. E gli Occhiuto la faranno sempre franca, anche quando commettono il più squallido dei reati come quello di rubare a chi non ha niente.