Oggi alle 11 al Dipartimento di Fisica dell’Unical avrà luogo la commemorazione civile di Franco Piperno. Per rendergli omaggio, pubblichiamo un testo che Piperno elaborò all’interno di Radio Ciroma, a Cosenza, negli anni Novanta, quindi molto prima del «laboratorio Riace». Un documento passato alla storia con uno slogan: “Il potere alla città, la potenza ai cittadini”. Ed è ancora estremamente attuale.
1. Restaurazione urbanistica e ripopolamento del centro storico per azione pubblica. Acquisizione immobiliare da parte del comune, di massa tale, ricorrendo eventualmente all’esproprio, da consentire il predominio del criterio del bene comune nel ripopolamento del centro storico, attraverso l’assegnazione o la vendita libera degli appartamenti e degli edifici restaurati. Interdizione totale al traffico nella città vecchia e istituzione di un servizio di trasporto pubblico adeguato alla struttura urbanistica.
2. Costruzione e posizionamento dei cavi per la comunicazione informatica in tutto il territorio del comune.
Oggi, la comunicazione tramite le reti informatiche ci appare come una inedita libertà cittadina, una facoltà di fare che la tecnica rende accessibile a tutti.
La cooperazione consegue il risultato di abbassare i costi e, a un tempo, di disporre delle acquisizioni e delle tecniche più affidabili sul mercato internazionale.
La condizione dei bambini, degli anziani, degli immigrati che trascorrono malamente la vita nel territorio del comune non è un problema statale, di Roma, ma una questione pubblica, cioè cosentina.
La scarsa offerta di posti di lavoro salariato è un retaggio dell’era industriale. Essa è una responsabilità collettiva che non può essere imputata al singolo che si imbatte inconsapevole nella difficoltà.
La pubblica quiete – cioè la minimizzazione delle azioni violente e la loro sanzione rituale – è una libertà costitutiva del comune – essa non può essere delegata allo Stato nazionale e ai suoi variegati eserciti.
L’immigrazione è solo un aspetto particolare della questione del domicilio e del lavoro per i non-cittadini. I diritti e i doveri dei non-cittadini sono materia comunale – essi infatti ineriscono, sia pure negativamente, alla definizione di cittadinanza.
9. Il comune, per assolvere il suo compito di volano pubblico della produzione locale, si dota di una banca comunale.
10. Ricostruire il rapporto tra la città e i suoi casali.
Il comune promuove l’associazione tra le città della valle del Crati per dar luogo a una comunità urbana bruzia capace di rilevare i poteri e la non attività dell’attuale provincia. 11. La città si divide in una molteplicità di comuni.
12. Il tempo è locale per sua natura. Il comune è il padrone del tempo comune e lo governa tramite il calendario urbano.
Il calendario civile – orari di negozi, scuole, uffici ecc. – deve essere ritmato sulla temporalità della città. Esso non può essere forzato dentro l’astratto tempo dello Stato nazionale, senza mutilare l’autenticità. Il tempo bruzio non è mai stato uguale a nessun altro, meno che mai al longobardo o al celtico.
Queste feste, fin da subito almeno quattro per celebrare le stagioni, non sono vacanze o parties affollati da sconosciuti. La festa non è evasione, divertimento – semmai il suo contrario; simile, in questo, alle antiche danze orgiastiche urbane, dove la città, ebbra, è sensualmente presente a se stessa.