Cosenza, lo “Spoon River” di Franco Panno: magia e profondità di “Acqueforti” (di Astolfo Lupia)

di Astolfo Lupia

Questo piccolo ma prezioso Spoon River di Franco Panno salva i dimenticati, le facce scomparse e mai più riviste, i vecchi di tempi remoti, gli amori adolescenziali rimasti sospesi in un limbo struggente (Mauro Macario)

Ad accorgersi per primo del valore letterario delle “Acqueforti” di Franco Panno è stato un poeta, figlio di un grande comico. Ha letto sulla rete i racconti, li ha amati e da ultimo ha voluto curare la prefazione all’edizione cartacea – la prima, ma non si escludono repliche- per i tipi di Coessenza.

Per rigore ecdotico, segnaliamo che l’opera di esordio di Panno ha avuto un’altra grande estimatrice, la compianta Daria Nicolodi che, affascinata dalla scrittura del nostro, si era addirittura proposta di recitarne qualche brano. Ciò stupisce, “ma non troppo”. Gli odori, le voci, i sapori, le atmosfere che la raccolta riscatta dall’oblio sono quelle di luoghi e personaggi che paiono ad una lettura superficiale e frettolosa coincidere e esaurirsi nel ridotto ambito della nostra piccola città, della sua propaggine estiva rappresentata da quel pezzo di mare Tirreno verso cui ci si spostava in massa nei mesi estivi. Chi tra i lettori, che sono stati e sono tanti, ha avuto in sorte di vivere quegli anni- tardi Settanta e la decade successiva- troverà personaggi e atmosfere, ambienti familiari. Potrà magari togliersi lo sfizio di infrangere il velo di finzione e rivedere quelle “facce scomparse e mai più riviste” che Franco salva dal limbo. Se però ci si concede una lettura meno disattenta si potrà facilmente comprovare che la sua scrittura tocca corde profondissime, che sono di ogni tempo, di ogni luogo. Che rifugge dall’aspetto meramente localistico e che il nome della città tanto amata mai ricorre nei racconti; che la lingua tersa, asciutta, essenziale, mai indulge alla facile e trita pezza d’appoggio del termine dialettale, all’ammiccamento al vernacolo: Franco ha i piedi ben piantati in terra, nella sua terra che è anche la nostra, ma punta in alto o, se si vuole, scandaglia in profondità.