Cosenza, l’omicidio di Antonio Ruperti e il silenzio del questore (a scadenza). Oggi il funerale

Il questore a scadenza di Cosenza è scaduto. O meglio: sta per scadere. Giorno due ottobre, dopo ben 326 giorni dal suo arrivo a Cosenza, lascerà la poltrona di questore il dottor Michele Spina. Se ha operato bene o no, è un giudizio che non può non tener conto del breve lasso di tempo che il dottor Spina ha avuto a sua disposizione per far conoscere, anche ai cosentini, le sue già comprovate capacità operative e organizzative. E ne terremo conto nel legittimo giudizio che generalmente la cronaca esprime quando una personalità istituzionale lascia, o assume, un delicato incarico come quello di questore. Il bilancio resta un obbligo giornalistico che prescinde dal tempo. Del resto il dottor Spina ha accettato l’incarico sapendo bene che il tempo non gli avrebbe permesso di esprimere al massimo le sue potenzialità. Che per un uomo d’azione come lui deve essere stata, certamente, una scelta sofferta e frustrante. Ma consapevole, ci pare.

Sapeva, nell’accettare l’incarico, che avrebbe dovuto rinunciare al poliziotto di strada che c’è in lui. Cosenza non offre opportunità di mettersi in mostra con brillanti operazioni di polizia. Nessuno fa carriera a Cosenza per meriti sul campo. Più che una questura sembra uno sgarrupato commissariato di provincia per come diversi dirigenti organizzano e gestiscono il lavoro. Non certo per colpa del personale, che opera in base alle disposizioni. A Cosenza il questore si limita a tappare i buchi. Buchi che è meglio tenere tappati. Ed è nella capacità di tenere tappati i buchi che si misura il merito. Un lavoraccio tutto scartoffie e poco distintivo che qualcuno deve pur fare, ma che può aprire, a chi accetta il sacrificio, porte importanti. È talmente estenuante e impegnativo che è considerato come lavoro usurante. Si può reggere lo stress fino ad un certo punto, un livello di sopportazione che ogni anno si abbassa sempre di più. Perciò i questori, a Cosenza, vanno e vengono.

Il lavoro svolto dal questore Spina a Cosenza non finirà negli annali della questura. Come quello dei suoi predecessori. Questo si può dire con sicurezza. La sua permanenza sulla poltrona di questore è parsa più orientata a controllare un periodo breve di transizione in attesa di chissà che cosa, che un segno di continuità, come tutti si aspettavano, con quello che meno di due mesi prima del suo arrivo, era successo in città: “Operazione Reset”.  O il blitz di Gratteri come è meglio conosciuto, ché magari fosse stato davvero un “reset”, visto che non è cambiato praticamente nulla.

La scelta di un questore a tempo in una fase delicata che necessitava di stabilità nei vertici e continuità nel lavoro investigativo, ha spiazzato tutti. Magari sarà stata una scelta strategica a noi comuni mortali incomprensibile che al momento giusto darà i suoi frutti e tutti capiremo, ma così non pare. Ovviamente non imputiamo niente di tutto questo al dottor Spina che è un integerrimo poliziotto ligio al dovere e “uso ubbidir tacendo…”. La prendiamo in prestito dai carabinieri.

Il dottor Spina operativamente parlando si è limitato a sequestrare un bel po’ di fumo, e a partecipare ad incontri di rappresentanza. Di dare anche un occhio all’andazzo nei suoi uffici gli sarà sicuramente sfuggito. Colpa del poco tempo a disposizione. Però, se vuole, può rimediare. Mancano ancora 20 giorni all’addio definitivo, non sono tanti, ma sufficienti per spiegare ai cosentini cosa è successo quel maledetto sabato nel quartiere di Torre Alta. Oggi alle 12 nella chiesa di Cristo Re a via Popilia sarà celebrato il funerale di Antonio Ruperti. 

Il questore può ancora spiegare ai cittadini che ci faceva l’auto civetta che ha speronato la moto con a bordo Antonio, nel cuore del popoloso e popolare quartiere di Torre Alta. Che sarà mai, un segreto di stato? Se non erano lì per una operazione di polizia, un altro motivo ci sarà. Forse che erano usciti senza autorizzazione con la macchina di “servizio” per fare la spesa al centro commerciale, e si vergognano a dirlo?  Se così è ditelo… sai la novità. Ne abbiamo sentite di storie di gente che timbra il cartellino, e passa la giornata nei supermercati, nei bar, o chissà dove.

Il dottor Spina può chiedere al capo dell’Ufficio Immigrazione Pignataro (vicequestore declassato di fatto) di spiegare il perché si trovava con l’auto di servizio in via Martorelli. Che non è proprio una via centrale. Una legittima richiesta che serve a chiarire ogni possibile equivoco di interpretazione sul come è scaturita questa tragedia. Non c’è nessun segreto istruttorio da rispettare, se non c’è nessuna indagine segreta in corso sul proprietario della moto. La non chiarezza produce sempre distorsioni che possono essere cavalcate da chi ha tutto l’interesse a fomentare avversità contro la polizia. Restituire la verità su questo tragico evento ai genitori di Antonio, ai cosentini, è l’unico modo per tutelare tutto l’onesto personale di polizia che opera ogni giorno con dedizione, onestà, e nel rispetto delle regole. Significa dire ai cittadini che possono e devono fidarsi di chi porta una divisa. Sarebbe, per il questore Spina, l’occasione giusta per rendere un sincero omaggio agli uomini e alle donne in divisa che ben conoscono il senso del dovere, e che non meritano di essere confusi con qualche mela marcia. Ma anche un modo, per lui, di non “scadere” nella solita retorica. A proposito di scadenza…