Cosenza. Loris sempre con noi a 20 anni dalla scomparsa

dalla pagina FB di Andrea Greco

LORIS SEMPRE CON NOI
a 20 anni dalla scomparsa di Loris riporto l’articolo che scrissi a nome dei ragazzi dei Pasquali nel quinto anniversario, uscito su Cosenza Sport del 10 maggio 2010

IL TUO RICORDO, LA NOSTRA FORZA… LORIS CON NOI!!!
Sono passati cinque anni da quella tragica giornata di maggio. Quella notizia ferale e inattesa che corse come su un filo immaginario tra la capitale e la città bruzia. Al funerale di Loris, al cimitero del Verano c’erano tutti gli amici di sempre, quelli dei Pasquali, che con lui avevano condiviso trasferte e scorribande, l’adolescenza spensierata e ribelle e le grane dell’età adulta.

Dopo la funzione religiosa avevamo salutato per l’ultima volta Loris che a bordo del carro funebre si dirigeva a Primaporta, e ci eravamo inoltrati dentro San Lorenzo, a commemorare come lui avrebbe sicuramente voluto quell’improvvisa dipartita, al 32 di Via dei Volsci, dove anche li tanti compagni si ricordavano di lui. A raccontare i momenti passati insieme e le avventure vissute, le serate alla villetta e le scorazzate in giro per l’Italia.

L’ultima volta che avevo visto Loris era stato solo qualche settimana prima, alla Stazione Tiburtina. Ero arrivato a Roma da pochi giorni, quando una mattina presto, mentre mi apprestavo a prendere la metro vidi quell’andatura conosciuta che si muoveva davanti a me. Lo chiamai: “Lorissss”. Lui si girò e mi rispose “E chi ci fa cà?”. Nella fretta mattutina scambiammo solo quattro parole e la promessa di beccarci presto. Poi ci abbracciammo. Un abbraccio forte e intenso. Non so se sia stata la successiva rielaborazione del lutto o se fu veramente così intenso, però quell’abbraccio me lo sento stampato nella mente e nel cuore, una di quell’immagini indelebili che ti rimangono dentro come i ricordi di bambino, come i deja-vu della giovinezza.

Ricordo quando ero poco più che ragazzino, alla sala giochi del quartiere gestita dai miei zii, il punto di ritrovo dei “grandi”, la generazione precedente alla nostra, di cui Loris faceva parte. Io e mio cugino, per ovvie ragioni familiari, eravamo gli unici “piccoli” ammessi nel circolo, tra i videogiochi di Shinobi e Golden Boy, la carambola e il calcio balilla, mentre gli altri nostri coetanei erano relegati a semplici e innocue partite di pallone nello spazio di cemento di fronte la sala giochi, dall’altra parte della strada.

Loris era già il leader del gruppo, uno spirito ribelle già allora, con i suoi capelli lunghi e l’orecchino, come cantava l’inno degli Sconvolti. Sembrava uscito dai film, un Marlon Brando de noantri, a cavallo della sua moto, per noi ragazzini era già un mito.

Una volta mi disse che insieme ai suoi amici avevano fondato una banda, l’avevano chiamata MalPas, Malvagi Pasquali, ed io giù a fantasticare di una MalPas Seconda Generazione…

Poi vennero gli anni delle trasferte al seguito dei lupi: quelli dei Pasquali erano sempre presenti, sui treni della Serie B in giro per la penisola. In quei due-tre scompartimenti c’era la villetta al completo, sempre quasi in disparte, un po’ avulsi al gruppo. Odore di erba e goliardia a farla da padrone, come quella volta in cui nello scompartimento trovammo un ragazzo di Reggio Calabria con una lunga barbetta e i capelli ricci e gonfi. Cominciarono discussioni e battibecchi: “L’ami minà o un l’ami minà?”. Il reggino tremava. Poi qualcuno disse: “E, mè, para a Max Gazzè!!!”. Si salvò per quella strana somiglianza, e preso a cuore per non so quale motivo incominciammo a passargli zappe e bicchieri… “Si un fumi ti minamu!!!”.

Loris su quei treni era al tempo stesso parte integrante e proiezione esteriore di quel gruppo, era a far baldoria insieme agli altri, ma era anche l’unico che si inoltrava nelle altre carrozze e scompartimenti, su e giù per il treno a salutare amici e fare casino. Ma poi tornava alla tana.

Come quando durante le partite in casa, ad ogni partita… A un certo punto arrivava da giù alla balaustra storica dei Pasquali, quella che ancora oggi ospita i ragazzi del quartiere. Si aggrappava e si tirava su, a petto nudo, abbracciava il primo che gli si parava davanti, lanciava qualche coro e intimava tutti gli altri di cantare. Finiva sempre a spintoni e risate, lui in mezzo a tutti noi…

Perché Loris era amico di tutti, anche di quelli che lo chiamavano “mbriacune”, ma poi correvano da lui quando c’era qualche problema da risolvere, qualche grana da apparare. Perché a Loris lo conoscevano e rispettavano tutti, per il suo animo leale e generoso, ribelle e buono, semplice e disponibile. Un cuore grande così, sempre pronto a mettersi nei guai per parare il culo a un amico. Uno che al D&G dell’omologazione imperante preferiva il V&G (Vino & Gassosa) dei suo compagni del Mazzini.

Proprio per queste similitudini, per tanti versi la vicenda di Loris somiglia tanto a quella di un altro buono che ci ha lasciato, al cuore grande di Ettaruzzu. E mi piace immaginarli così, insieme da qualche parte, col bicchiere in mano e la sciarpa al collo, a combinare guai e a cantare i cori della nostra curva, della loro curva.

Dopo decenni di presenza continua ma mai ostentata, dal 2007, quasi come un ideale passaggio di testimone, i ragazzi più giovani dei Pasquali vergano per la prima volta uno striscione con il nome del quartiere. Lo fanno con il ricordo di Loris nel cuore e i racconti dei grandi impressi nella mente. Da allora quella pezza ha girato gli stadi di tutta Italia, dalla D alla C1, da Marsala a Gradisca d’Isonzo, sempre con il pensiero rivolto a Loris, sicuri che uno come lui ora sarebbe orgoglioso di queste nuove leve, dei MalPas terza o quarta generazione, chi lo sa… di questi giovani ragazzi che malgrado tutto sia cambiato, malgrado la repressione e la difficoltà di essere ultrà al giorno d’oggi, tengono alto il nome dei Pasquali e il ricordo di Loris.

lobo*nt