Cosenza. L’ultimo gol di Padre Fedele (di Francesca Canino)

di Francesca Canino

I fuoriclasse quando fanno gol bucano la rete. Invece, gli incapaci che si dilettano a fare gol spesso prendono i pali e la palla torna indietro come un boomerang. La prima categoria è quella di Padre Fedele, la seconda è quella della Chiesa.

Il Monaco, negli ultimi giorni della sua vita terrena, ha perdonato tutti, ha chiesto di mettere fine ad ogni tipo di polemica e di amare la Chiesa. Le sue volontà sono state rese note attraverso un comunicato scritto congiuntamente con l’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, con la Provincia di Calabria dei Frati Minori Cappuccini e con la Casa San Francesco (ex Oasi Francescana).

Il perdono che Padre Fedele ha concesso a queste tre entità è uno schiaffo morale e non una loro vittoria. Distanti dal Monaco, sordi alle richieste che da circa dieci anni periodicamente avanzava alla Chiesa, ovvero tornare a celebrare la messa, nessuno di loro si è adoperato perché ciò accadesse. Non è stato esaudito, però ha voluto placare le chiacchiere verso i tre di cui sopra per evitare le critiche e l’allontanamento della popolazione dalla Chiesa. Un atto generoso, un coup de théatre in grande stile.

Ora Padre Fedele è morto e nessuno deve dimenticare il trattamento che i tre gli hanno riservato per troppi anni. Allontanato dalla sua casa, l’Ordine dei Cappuccini, dalla sua opera, l’Oasi Francescana, dalla Chiesa, matrigna e beffarda fino all’ultimo momento della permanenza del frate su questa terra, il Monaco ha portato una croce destinata ad altri. L’invito che egli rivolge a tutti affinché si perdoni, non può automaticamente far dimenticare il male che ha ricevuto dal 2006 fino al suo ultimo respiro. Accusato di reati infamanti, trattato come un appestato, preso in giro con la promessa – giunta troppo tardi – che avrebbe potuto celebrare la messa insieme all’arcivescovo, il Monaco se ne è andato con il dolore di non averlo potuto fare.

Eppure era stato assolto da tutte le infamie che gli avevano vomitato addosso, ma per la Chiesa è rimasto colpevole. Fino all’ultimo. Anche ai condannati a morte si concede l’ultima sigaretta, a Padre Fedele no. Quanto è buona la Chiesa, giusta, caritatevole, amorosa. E oggi è sicura che il comunicato congiunto con cui il Monaco ha invitato a smorzare le polemiche farà tornare tutti all’ovile come pecorelle senza memoria. Ma la maggior parte dei cosentini non dimenticherà e non tacerà. Troppe cose abbiamo visto, sentito, vissuto dal 23 gennaio 2006 ad oggi, tutte infarcite di cattiverie e falsità da parte di chi dovrebbe praticare il contrario.

Il perdono di Padre Fedele è un gol potentissimo che solo i puri di cuore possono capire, i non-puri possono solo strumentalizzarlo per il loro tornaconto, per salvarsi la faccia e continuare a esercitare il loro potere sulle masse dopo aver fatto il Vangelo a coriandoli.

Padre Fedele è morto con un grande dispiacere, ma ha perdonato e chiesto di perdonare; chi gli ha fatto del male è soddisfatto perché ritiene di essere stato assolto agli occhi della gente; i giusti disobbediscono alla richiesta del Monaco perché le iniquità e il male non appartengono a loro (vedi Istituto Papa Giovanni di Serra d’Aiello).