Ma quale blitz antimafia! Quello di stamattina al massimo somiglia più alle retate antidroga che ogni tanto il dottor Cozzolino mette in scena per dare un’idea ai cittadini dell’operatività della procura bruzia, e per distogliere la loro attenzione da “notizie” più compromettenti per il sistema. Diciamo questo non per difendere gli arrestati di questa mattina, ma per dar loro la qualifica criminale che meritano: l’ultima ruota del carro del sistema di spaccio a Cosenza, come i personaggi che finiscono nella rete di Cozzolino. Non basta l’averci infilato, nell’ordinanza, i soliti nomi di spicco della ‘ndrangheta locale (Patitucci, Piromallo, Di Puppo, Porcaro, tra l’altro tutti già detenuti e accusati sempre dello stesso reato), per elevare a narcos molti degli arrestati di questa mattina. Chi conosce la città e i suoi aspetti criminali, sa bene che tantissimi degli arrestati, dediti allo spaccio di strada di piccolissime quantità, stanno nel “giro” non certo per adesione ideologica alla locale di ‘ndrangheta, ma per necessità legate alla tossicodipendenza. Il che non li assolve, ma tanto è. Ma resta il fatto che nella città dove si spacciano due chili a settimana di cocaina i narcos non possono essere certo loro.
Infatti è la stessa Dda di Catanzaro a descrive la bassa “qualità criminale” degli arrestati, sintetizzando nel titolo dato all’operazione di oggi la filosofia di fondo (anche se non espressa) che ha ispirato i magistrati antimafia. Il nome in codice scelto per l’operazione è “Recovery”. Che in italiano significa “Recupero”. Nome più che azzeccato, perché molti degli arrestati hanno proprio bisogno di “essere recuperati”, magari in una struttura di “recupero” per tossicodipendenti.