Cosenza, ma quale Capitale della Cultura: è il solito trucco del cazzaro

Pur con tutto il comprensibile campanilismo, è assolutamente improbabile che Cosenza, la nostra città, possa essere scelta come Capitale della Cultura.

Bisogna intanto chiarire che, nonostante l’ abilità mediatica dell’ amministrazione comunale, Cosenza non è stata scelta da nessuno, ma si è autoproposta.

Per diventare Capitale della Cultura dovrà essere analizzata e scelta da una commissione di esperti. Non ci vuole troppa esperienza per capire che nessuno dei commissari potrebbe appoggiare tale avventata autocandidatura se solo si pensa allo stato rovinoso in cui versa, in cui è stato lasciato il centro antico della città: palazzi, case, strade, vicoli e monumenti in pezzi e non manutenuti.

Una Capitale delle rovine e delle macerie? Basti ricordare l’ incomprensibile scempio delle vestigia romane sotto quell’ orribile e incongrua costruzione che le copre.

ascecast Basti ricordare l’ assurdo restauro del Castello Svevo, l’ erezione di un inutile quanto orrendo ascensore insieme a quella voliera di vetro e ferro inserita nei muri antichi.

Vogliamo ricordare anche l’uso improprio e da lounge bar del Castello e quella fiera da paese dell’ entroterra calabrese anni ’60 che è il cosiddetto Lungofiume Boulevard?

La gloriosa e antica Biblioteca Civica allo sfascio, affidata nelle mani di un non meglio specificato avvocato, che però è la moglie del factotum del gruppo iGreco, priva di fondi, di personale e di ambienti idonei, non malsani.

Nessuna stagione lirica, ma, in compenso, un cartellone di prosa di scarsissimo livello artistico.

Soldi ed energie sperperati per avvalorare una leggenda come quella del tesoro di Alarico che, del resto, non ha portato un solo turista in più (vedi le presenze in città registrate dall’ISTAT negli ultimi 5 anni).

La foto segnaletica di Antonio Scarpelli, titolare della Med Labor
La foto segnaletica di Antonio Scarpelli, titolare della Med Labor

Moltissime, e ben pagate, luminarie insieme a un incomprensibile laboratorio di artisti sistemati in loculi più adatti ad un quartiere a luci rosse, non credo che possano compensare un vuoto pneumatico nel campo della cultura.

Cosenza potrebbe avanzare la sua candidatura a capitale della “vavusaggine”, invece che della cultura. Sono abbastanza certo che vincerebbe con uno scarto incolmabile.

Alberto Frisone