Un coro pressoché unanime di proteste. I cosentini sono decisamente “scoglionati” per come la malapolitica ha ridotto la Fiera di San Giuseppe. Noi ormai da anni ospitiamo il mirabile affresco di Rita Fiordalisi che ha etichettato questa specie di fiera come un “mercato” (https://www.iacchite.blog/cosenza-la-storia-racconta-a-fera-e-fera-nune-nu-mercatu/). E la sua opinione, come documentiamo, è largamente condivisa.
Non vado alla fiera di S.Giuseppe (non lo è più, ora solo un mercatino qualunque) la quale fa parte della più antica tradizione della città dei Bruzi, da quando “genialmente” è stata dirottata sul viale parco, o v.le Mancini.
Ha perso il fascino del centro storico, la sorpresa di trovare “l’oggetto fiera”, non ha più l’atmosfera festosa che veniva avvolta da un’aura magica e, con uno dei suoi simboli più famosi, la zeppola di S. Giuseppe che l’accompagna da sempre, con i buonissimi “mustazzuoli” di Soriano C.
Il “serpentone” della blasonata e VERA FIERA con le sue bancarelle di varie etnie, partiva da via S. Quattromani a via Bendicenti.
Oggi porta solo caos, disagi in centro, tanta sporcizia, e zinzuli adagiati su espositori. (Ernesto Lamboglia)
Sarò invecchiata, ma ormai la presenza della #Fiera in Città non suscita più le emozioni di un tempo.
La nuova collocazione, in prossimità della sopraelevata (poche centinaia di metri prima di Rende), ha tolto all’evento quel fascino identitario, tipico del centro storico e delle sue vie di accesso.
Pare che gli espositori non vogliano diatribuirsi in punti diversi del territorio ed è plausibile, ma il risultato finale dimostra la mancanza di una regia e di un progetto complessivo che possa coniugare economia, benessere e valorizzazione dei punti più suggestivi della città.
La verità è che smantellare il viale Mancini è stata una idea sciagurata e che continuare a tenerlo impegnato come area cantiere, annunciando imminenti riaperture che puntualmente non avvengono, non rappresenta migliori capacità amministrative. Assolutamente.
L’unica notizia positiva è che forse quest’anno non si avranno debiti fuori bilancio, legati alla gestione della Fiera, perché se ne sta occupando il dirigente preposto e non praticoni spesso addirittura privi di investitura popolare, che inseguono solo logiche clientelari. (Bianca Rende)
Puzza di cipolla mista a caramello e zucchero filato, i venditori curi radiomicrofini che sembrano Ambra Angiolini ai tempi di Non è la Rai e quei cavallucci di formaggio che hanno la consistenza di na gomma da masticare attaccata sotto un banco di una scuola media nel 2001… ogni anno che passa odio sempre di più sto mercato chiamato Fiera di San Giuseppe, nel 2023 ancora con queste tamarrate!!!! (Andrea Rosito)
Stamattina ero al “mercato” di viale Giacomo Mancini, dico mercato perché non ha più niente della fiera di San Giuseppe ormai snaturata, per il luogo in cui è collocata ora. Se solo avessero pensato bene le cose si poteva benissimo fare la fiera dislocata in alcuni punti di Cusenza Viacchiu come succedeva prima tipo piazza Spirito Santo, piazza Crispi, piazza 15 marzo, lo spazio adiacente l’ordine degli architetti su lungo Crati, piazza dell’Arenella, una parte di via Bendicenti, un’altra parte dove si svolgeva l’estate Boulevard. Purtroppo vogliono fare sempre le cose ara “vurri vurri ” tanto per accontentare quei pochi espositori che hanno ancora il coraggio e la voglia di venire a Cosenza dove, per piazzare un banco di 6 metri devono pagare 400 €. (Giuseppina Calvelli)
È una fiera senz’anima e farla in centro città è solo un problema. Secondo me ci sarebbero pure gli spazi per farla nel centro storico se si ampliasse fino al lungofiume di Via Bendicenti e area Bocs Art. (Emily Casciaro)
Mi dicono che è molto scaduta anche per tipologia di merci offerte. Mi è passata la voglia di andarci. Peccato! (Elena Scrivano)
È la versione ambulante del megastore cinese di Zumpano.
A Zumpano però ci sono i parcheggi e si vendono anche i mobili (Paolo Spadafora)
La fiera era un evento, in casa, tra i vicoli e nei quartieri, tra le vicine, saccenti e boriose donne era un chiacchiericcio stretto e costante, quel tipo di vocalizzo che faceva da sottofondo alla vita della città. E, le comari del mio quartiere non erano da meno, galline e papere nell’aia: Iu vaiu sempre, ogni annu mi preparu na lista e’ cose accussi longa ca nun finiscia mai. Quannu a vida miu maritu sinni fuia, picchi dicia ca’ iu li vrusciu tuttu u mensile! Ma iu ciù dicu sempre ca nun’è accussì! picchi ara fera si trova ogni cosa nova! E po’, dicimu a verità!
A’ fera è fera, nun’è nu mercatu!”.