Cosenza. Mario, “nostalgia canaglia” o coda di paglia?

Deve essere “quel maledetto nodo in gola che lo assale, o la sua assurda solitudine”, a suscitare in lui, come in Al Bano e Romina, un forte sentimento di nostalgia… canaglia ovviamente. Visto il personaggio. Sono giorni che Mario Occhiuto, attraverso FB, posta i nostalgici ricordi dei fasti che caratterizzarono il suo regno. Ricordi di un passato che non c’è più, tutto lustrini e paillettes. Mario ricorda, forse perché annoiato dalla monotonia che si respira in Senato, con stupefacenti immagini della Belle Epoque cosentina, i bei tempi che furono. Un periodo storico che è finito negli annali della città come “il nuovo rinascimento cosentino”. Anche se sarebbe più corretto dire “il rinascimento dei debiti di Occhiuto”.

Infatti, a Mario, di quel bel tempo che fu, agitato da nani e ballerine, manca soprattutto la libertà a delinquere che forse non ha ancora trovato a Roma. Ha nostalgia degli affidamenti diretti agli amici degli amici e ai suoi creditori, sempre pronti a fornire servizi fittizi e consulenze inutili, alla pubblica amministrazione. Momenti felici vissuti intensamente insieme alla sua Corte dei Miracoli che non si possono dimenticare. Ricordi che suscitano malinconia. Non riesce a togliersi dalla mente il suo intimo rapporto con l’economato comunale che usava come un bancomat di notte e di giorno, e rievocare quel sentimento, è un modo per sentirsi meno solo. Ha nostalgia dei tanti amici che con lui si mettevano sempre a disposizione, perché gli amici degli amici si vedono al momento del bisogno e Mario ha, come si sa, sempre bisogno. Gli manca non poter più condividere con loro quegli attimi di intenso intrallazzo. Forse ancora non ha trovato la giusta collazione nella filiera degli intrallazzi a Roma. E Mario senza trafficare non ci sa stare.

Mario si sente solo. Evidentemente non frequenta più i vecchi amici degli amici che per oltre un decennio gli hanno garantito immunità e impunità, e non ne ha trovato ancora di nuovi. Gli devono mancare molto le tante festose serate passate in procura ad aggiustare carte e processi. E non si può certo biasimare. Come dimenticare quelle serate trascorse in allegria tra un prosecchino e una bustarella. Tutti vorremmo poter frodare banche, dipendi, cittadini, aziende, fornitori, e soprattutto la pubblica amministrazione provocando debiti per 620 milioni di euro, e farla sempre franca come lui. Chi non si commuoverebbe di fronte a questo?

Rievocare i suoi 10 lunghi anni di amministrazione, vissuti pericolosamente, è l’unico modo per esorcizzare il triste momento romano che sta attraversando Mario. Gli manca lo sciacqua Rosa e viva Agnese cosentino, a cui era abituato. C’è qualcosa nella sua permanenza romana che lo turba, e che lo induce a questa evidente nostalgia canaglia. Chissà cosa sarà. Cantavano Al Bano e Romina: “nostalgia, nostalgia canaglia che ti prende proprio quando non vuoi, ti ritrovi con un cuore di paglia…”  solo che in questo caso più che di cuore di paglia, per Mario bisogna parlare di coda di paglia. Che Mario, da incantore di caggi qual è, nasconde dietro la sua canaglia nostalgia.