Cosenza, mensa scuola primaria “Plastina Pizzuti” di via Roma: tutte le prese in giro di Occhiuto (e soci)

Nel marzo 2019 il Comitato Mensa dell’IC Via Roma – Spirito Santo di Cosenza decise di effettuare, ad anno scolastico già ampiamente avanzato, una visita esplorativa nei locali dell’azienda incaricata del servizio mensa e all’interno dello stesso refettorio scolastico dove bambini e insegnanti consumano quotidianamente i propri pasti. Con grande rammarico e preoccupazione del comitato, composto da genitori, docenti e personale amministrativo, l’ispezione in questione verificò un servizio gravemente carente nella maggior parte dei parametri esaminati (“scarsa professionalità del personale impiegato; autocontrolli praticamente inesistenti; mancato rispetto delle norme legate ai protocolli internazionali HACCP; assoluta discrepanza fra la qualità del cibo mostrato in sede di preparazione e quello poi ritrovato sulla tavola dei bambini”; oltre a evidente “fastidio e manifesta aggressività da parte del personale alle richieste di chiarimenti della stessa commissione”, cito dal documento successivamente prodotto dal comitato e socializzato con la dirigenza scolastica).

I genitori, prontamente allertati dai propri rappresentanti, posero immediatamente in essere alcune azioni di protesta estemporanee, subito rientrate – al contrario dell’allarme e della preoccupazione – in seguito alla garanzia, da parte dell’istituzione scolastica, della volontà di voler approfondire la faccenda per arrivare a un pronto e improrogabile chiarimento di fronte a uno scenario che era apparso non solo passibile di gravi sanzioni e denunce agli organi competenti, ma soprattutto potenzialmente pericoloso per la salute dei piccoli utenti.

Poche settimane più tardi, la visita a sorpresa (?!) dei consiglieri di Palazzo dei Bruzi Francesco Cito, Pasquale Sconosciuto, Francesco Spadafora, Marco Ambrogio e Giovanni Cipparrone, assieme all’Assessore Francesco De Cicco, sembrava sgomberare il campo da ogni possibile timore. Le dichiarazioni degli amministratori infatti non lasciavano adito a dubbi descrivendo in alcuni passaggi (“l’attenzione altissima e la dedizione”!) un quadro completamente opposto, addirittura idilliaco: “Abbiamo riscontrato con piacere – affermavano i sei – come ci sia un’attenzione altissima verso ogni aspetto igienico-sanitario, ma la cosa che ci ha sorpreso è stata anche la dedizione nella preparazione dei cibi, anche quelli per quei ragazzi che seguono alimentazioni particolari e personalizzate. L’allarmismo che si è scatenato attraverso le chat social nei giorni scorsi, può considerarsi destituito di ogni fondamento. La Piattaforma resta comunque attenta su questa tematica e non esclude altre visite a sorpresa nei refettori scolastici, comprendendo la preoccupazione dei genitori verso i propri figli, soprattutto quando si tratta della qualità dell’alimentazione e salute dei più piccoli”.
Assicurando inoltre che: “Analoghi controlli saranno condotti con il medesimo scrupolo fino alla fine dell’anno scolastico”. La preoccupazione dunque rimase immutata, se non crebbe addirittura proprio in seguito ai rilievi dei NAS che si presumeva essere svolti sulla base di parametri ben definiti e secondo un consolidato protocollo operativo, e non da semplici genitori per quanto accurati e competenti (o da consiglieri comunali privi di alcuna competenza specifica improvvisatisi esperti ispettori). L’azione istituzionale sembrava comunque mantenere alta l’attenzione sul problema mense scolastiche. La scuola, infatti, nella figura del suo dirigente e degli altri organi preposti, si era mostrata sempre vigile e attenta e forniva evidenti garanzie di non voler abbassare la guardia sulla vicenda. Tant’è vero che dopo qualche fisiologica settimana d’attesa dovuta all’analisi e all’elaborazione dei dati, sul sito dell’Istituto compariva finalmente la relazione del dirigente scolastico che accoglieva non poche delle sollecitazioni del comitato dei genitori:Prendere in carico il momento del pasto, ogni giorno in una comunità di bambini, richiede di compiere scelte che attengono alla qualità e alla quantità del cibo, oltre che alla sua gradevolezza, un’occasione di benessere e di relazione positiva. Accade già oggi, ma come scuola ci ripromettiamo di ideare percorsi di educazione alimentare che abbraccino, esattamente come succede quando si parla di cibo, il maggior numero di discipline e aspetti culturali correlati. Un programma inter e multi-disciplinare: la Geografia e la conformazione del territorio calabrese attraverso le sue produzioni tipiche (…). E perché non pensare che insieme al Comune e alla società di ristorazione non si possa investire sulla sostenibilità e dunque dimostrare attenzione all’ambiente e alle risorse (è così difficile eliminare la plastica dalla mensa sostituendola con materiali compostabili?) in ogni fase, dall’approvvigionamento dei prodotti che valorizzino la filiera corta alla differenziazione dei rifiuti alle cucine gestite dai genitori?” (cfr. http://www.icspiritosanto.edu.it/pubblicazioni/802-a-proposito-di-mensa-scolastica.htmm
dove è possibile leggere l’intero documento, oltre agli allegati che rendono conto dell’ispezione originaria del comitato mensa nei locali della SIARC).

Eravamo però arrivati a fine stagione e la concessione dell’appalto alla ditta in questione era in via di scadenza, per cui non ci furono ulteriori iniziative da parte del comitato.
Il 30 Maggio, ecco apparire sul sito del Comune (rilanciato dai vari organi di stampa) un magniloquente comunicato del dirigente del settore Mario Campanella che annunciava, per l’anno a venire, l’avvento nelle mense scolastiche comunali dei prodotti a km zero. Oltre all’avviso della prossima gara per il servizio mensa. Secondo il fantasioso dirigente comunale sarebbe stata la stessa “svolta ecologica del sindaco Mario Occhiuto” a far pervenire direttamente sul desco dei nostri bambini: “le patate silane, la ricotta, l’olio” e “il riso calabrese”, mancava soltanto la fotografia del sindaco mentre raccoglieva personalmente i fasci di cereali immerso fino alle ginocchia nell’acqua delle risaie di Sibari. Apprendevamo inoltre, con grande interesse, la cronologia della prossima gara d’appalto: “Ci saranno questi alimenti nel nuovo menu che sarà unito al capitolato per la gara del servizio mensa scolastica che il settore educazione del comune di Cosenza bandirà entro luglio.”Oltre all’annuncio della messa al bando della plastica in perfetto accordo col trend – e la propaganda – globale sull’ambiente: “Ma le novità non finiscono qui. Sarà inserito anche il divieto assoluto dell’utilizzo di plastica per le stoviglie”. (http://www.comune.cosenza.it/archivio10_notizie-e-comunicati_0_18518_12_4.html 30 Maggio).
Da quel momento abbiamo aspettato con ansia luglio, poi agosto e infine settembre. Com’è noto il giorno 16 i bambini sono tornati nelle aule e il lunedì successivo è ricominciato il servizio mensa. In tutti questi mesi, nessuna traccia della gara d’appalto, il servizio è stato nuovamente affidato in regime di proroga alla stessa identica ditta. Da un primo confronto con i piccoli utenti abbiamo subito realizzato come la situazione fosse rimasta uguale a sé stessa se non addirittura peggiorata e, appena se ne sono create le condizioni, il Comitato è tornato a visitare i locali del centro cottura e del refettorio scolastico, questa volta senza aspettare il mese di Marzo.

Dalla successiva relazione (prontamente inviata dalla dirigenza scolastica a tutte le parti in questione – Comune, ASP e azienda interessata – che per il momento non si sono degnate di rispondere in alcun modo) si riscontra un quadro diventato ormai paradossale e francamente intollerabile.
Per quanto riguarda il centro cottura: “pulizia di ambienti e arredi scarsa o mediocre”, “abbigliamento del personale inadeguato”, “mancanza assoluta di sapone e asciugamani a perdere” (cfr. art 10/11 del capitolato relativo https://cosenza.etrasparenza.it/archivio11_bandi-di-gara_0_280621_0_1.html); bidoni dei rifiuti posizionati al centro del locale cucina insieme ad attrezzi per la pulizia luridi a fianco dei contenitori del formaggio grattugiato; dispensa priva di zanzariere; presenza di insetti morti sui ripiani;
“scaffalature aperte senza ante e armadi non ermetici” in “ambienti vetusti e scarsamente igienizzabili”; derrate alimentari difformi da quanto previsto nel menù allegato al capitolato; cattivo stato delle celle frigorifere e assenza di informazioni per l’identificazione dei prodotti contenuti all’interno.

Per quello che concerne la sala pranzo del plesso: contenitori sporchi, usurati e non ermetici; assenza dei carrelli termici per la conservazione della temperatura dei cibi caldi (ritirati a giugno e mai più restituiti) e dei frigoriferi necessari al mantenimento di quelli freddi (art. 2 e 5 del capitolato e art. 31 del DPR 327/1980 Regolamento di esecuzione della L. 30 aprile 1962, n. 283, e successive modificazioni, in materia di disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari e delle bevande); menù non aggiornati; nessuna segnalazione della presenza di cibi surgelati; mancanza del menù specifico per intolleranti e/o allergici; assenza di armadi ermetici per la custodia di posate, stoviglie e suppellettili varie (art. 2 del capitolato); assenza di un lavabo specifico per il lavaggio delle stoviglie che avverrebbe nel bagno del personale scolastico (!).

Altre osservazioni della commissione riguardano la consegna delle merci da frigo al centro cottura – alla quale il comitato era presente – delle quali non sarebbe stata rilevata la temperatura, e che sarebbero state trasportate dall’esterno dei locali fino all’interno del frigorifero nello stesso identico carrello per essere poi poggiate e lasciate a terra, in presenza dei responsabili dell’azienda; pavimenti e muri sporchi e in cattivo stato; piani cottura anneriti e incrostati; zona pasti speciali scarsamente curata nell’igiene e interamente contenuta nel locale cucina , senza alcuna anticamera o misura di separazione come previsto dalla normativa in merito; la qualità di alcune materie prime (frutta fresca, prosciutto cotto, pesce, alcune carni) “che sembrano alla vista, all’odorato, al sapore e al tatto davvero oggettivamente improponibili”.I menù peraltro restano bloccati dal 2017: sempre la stessa scansione, sempre la medesima alienante sequenza, inesorabilmente uguale a sé stessa. Nessuna svolta ecologica, nessuna fantasia culinaria. I prodotti a km. zero e la “componente in prevalenza biologica” (cfr. art. 1 del capitolato, addirittura “Oggetto dell’appalto”)?!? Non pervenuti! La stagionalità? Una triste chimera! Basti pensare che su 20 pasti serviti nell’arco di un mese, 7 volte i primi sono a base di pomodoro, senza dubbio un alimento essenziale della dieta mediterranea, che però alla lunga finisce per stancare chiunque. Peraltro dove è scritto “riso e piselli” bisogna leggere “riso al pomodoro con piselli”, il “risotto alla zucca” è ancora una volta un insopportabile (a questo punto) “riso al pomodoro”! (Qui è possibile consultare il menù, che però, avvertiamo, nella versione on-line contiene pietanze mai viste sui tavoli della mensa scolastica, ad esempio il tortino di uova e prosciutto (o le parmigiane al forno!). https://siarc.it/wp-content/uploads/2017/12/COSENZA.pdf )

Non c’è mai la possibilità, in nessun periodo dell’anno, di gustare, non vogliamo dire chissà quale elaborato manicaretto, ma almeno un piatto che contempli la presenza di un broccolo, di un cavolo o di una zucca, di una barbabietola, di un asparago o di un carciofo, oppure del pesce che non sia il solito bastoncino – peraltro senza etichetta e, contrariamente a quanto previsto dal menù, non di merluzzo, così come rilevato dal Comitato durante l’ultima visita, – che sostituisce sempre quello che viene al contrario indicato come “filetto di merluzzo o di platessa” e, così come avviene per qualsiasi altra variazione, senza alcuna comunicazione in merito da parte dell’azienda (obbligatoria anche l’affissione nei locali della scuola di ogni variazione, art. 7 del capitolato).
Intanto le patate silane e la ricotta, il riso e l’olio calabrese saranno forse finiti sulla tavola dell’ormai decaduto dirigente comunale, non certo su quella dei nostri bambini. Che invece continuano a riferire come il pollo sia spesso e volentieri crudo, la carne di altro tipo dura, stopposa e difficile da tagliare, il primo piatto sempre rigorosamente freddo, la frittata imbevuta di condensa, le verdure cotte nuotino nell’acqua, il formaggio rancido, la frutta acerba e pressoché immangiabile.

Il consumo di plastica inoltre, ben lungi dai succitati proclami, continua a crescere a livelli esponenziali. Nonostante la scuola abbia adottato da quest’anno un regime rigorosamente “plastic free” e alle famiglie sia stato richiesto l’acquisto di costose borracce ricaricabili, la SIARC continua indisturbata a introdurre ogni giorno nella medesima scuola quintali di materiale plastico (sul corretto smaltimento del quale non osiamo avanzare ipotesi) per il confezionamento dei piatti e delle posate (anch’essi ovviamente di pura plastica) e per tutto ciò che riguarda il trasporto e la somministrazione delle pietanze in loco. Vanificando in tal modo qualsivoglia pretesa di educare i nostri pargoli al giusto rapporto con questo materiale che si sta rivelando così dannoso e devastante per la nostra sopravvivenza sul pianeta, ma generando al contrario un imbarazzante paradosso educativo sulla strada di questo già di per sé arduo percorso.

Dopo il danno la beffa. È di ieri infatti la notizia che il dissesto economico del Comune di Cosenza impedirà di rinnovare qualsivoglia concessione per le mense scolastiche, e a partire dal prossimo lunedì 2 dicembre non verrà assicurato il servizio di refezione negli istituti della nostra città.

Alla luce di quanto esposto e dei nuovi sviluppi di queste ore, rinnoviamo con forza le domande che già ci eravamo posti insieme alla dirigenza scolastica sul finire della scorsa stagione e ne rilanciamo di nuove con crescente preoccupazione:1) Per quale motivo la concessione alla ditta SIARC è stata rinnovata in regime di proroga fino al 30 Novembre e non è stato indetto un nuovo bando alla naturale scadenza del precedente? Possibile che questo non sia ritenuto un servizio essenziale?

2) Che fine ha fatto la “svolta ecologica del sindaco Mario Occhiuto” che avrebbe dovuto portare sulle tavole dei nostri bambini i prodotti a km. zero e bandire definitivamente l’uso di plastica nelle scuole cittadine?

3) Che fine hanno fatto i rilievi dei NAS riscontrati durante la visita nel centro cottura SIARC nell’Aprile 2019? È possibile conoscerli nel dettaglio? E, dal momento che la situazione appare immutata, se non peggiorata, e la ditta non sembra aver mai posto in essere alcun adeguamento specifico, per quale motivo non sono scattate le previste sanzioni di legge e i relativi provvedimenti in merito, a cura dell’ASP?

4) Gli agenti del Nucleo Antisofisticazioni sono mai tornati nei locali della SIARC per verificare l’adeguamento rispetto ai rilievi contestati in prima battuta, così come promesso a suo tempo?

5) In base a quali evidenze i consiglieri comunali recatisi in visita al famigerato centro cottura nello stesso mese di Aprile 2019 – tre settimane dopo la prima visita del Comitato e due giorni prima di quella dei NAS – avrebbero giudicato “buono” il servizio?

6) In un regime di trasparenza, è possibile conoscere, se esistono, i risultati degli autocontrolli periodici che l’azienda è tenuta a compiere e a inviare al Settore Educazione – servizio refezione scolastica del Comune a cadenza mensile (art. 16 del capitolato)?

7) In che modo il Comune ha controllato che venissero rispettate tutte le clausole contrattuali riferite al servizio e che fosse correttamente applicata la normativa igienico-sanitaria? E per quale ragione, in presenza delle conclamate evidenze ripetutamente segnalate, non ha applicato invece, nel suo stesso interesse, le relative penali, se non la revoca definitiva della concessione e la sospensione di un servizio per il quale l’azienda in questione appariva, allo stato dei fatti, decisamente inadeguata?

8) Che tipo di controlli esegue o ha eseguito l’ASP in questo stesso lasso di tempo per dichiarare, di concerto con i rappresentanti comunali, in occasione dell’incontro con gli organi scolastici in data 9 Aprile 2019, che le condizioni del servizio fossero buone?

9) Come è possibile che l’ASP giudichi idonei alla preparazione dei pasti per un’utenza di bambini che vanno dai 3 ai 10 anni circa, dei locali sporchi, fatiscenti e completamente privi dei requisiti di legge come quelli visitati a più riprese dal Comitato?

10) È possibile in un futuro non troppo lontano pensare di organizzare un servizio gestito direttamente dall’Istituzione scolastica – vista la sostanziale autonomia della stessa e il numero relativamente ridotto di coperti, circa 140 al giorno! -, che sia organizzato a misura di bambino e tenga conto di tutte le fondamentali problematiche relative al corretto nutrimento e ai valori legati al cibo, sempre più centrali nel nostro contesto sociale e culturale, oltre a uno sguardo più consapevole alla sostenibilità ambientale e all’educazione specifica in merito nel rispetto, come parrebbe ovvio, di tutti i necessari e inderogabili requisiti igienico-sanitari?

Avremmo piacere di rivolgere tali quesiti (insieme ai tantissimi altri riguardanti la reale qualità del cibo somministrato), allo staff e al nuovo dirigente del Settore educazione del Comune di Cosenza e, per ciò che riguarda le rispettive competenze, a tutte le altre realtà coinvolte (Azienda, ASP, NAS, Istituzione scolastica), che siamo certi non avranno alcuna esitazione, né difficoltà di sorta a fornire tutte le spiegazioni del caso, e a cercare, di concerto con i rappresentanti dei genitori, una soluzione rapida e tempestiva che possa porre termine a quella che appare in questo momento una situazione semplicemente paradossale.

Lo dobbiamo ai principi fondamentali del vivere civile, alla dignità e al buon nome dell’istituzione scolastica e al nostro complesso e delicato ruolo di genitori, ma soprattutto alla salute e al benessere dei piccoli utenti che solamente in noi possono riporre la fiducia e la sicurezza riguardo tutto ciò che dovremmo scegliere per loro in piena coscienza e consapevolezza.

Le famiglie degli alunni delll’Istituto “Lydia Plastina Pizzuti” di Cosenza