La lettera-denuncia della nostra lettrice è diventata virale. Lo zio della ragazza che ci ha scritto aveva 56 anni e aveva solo bisogno di essere curato seriamente: invece all’ospedale dell’Annunziata ha trovato la morte. Non serve a niente presentare denunce alla procura di Cosenza, detta non a caso porto delle nebbie. La vera denuncia è quella che ha fatto la nipote della vittima scrivendoci. I veri colpevoli sono i politici, lo sanno tutti. Ma non ci stancheremo mai di ripeterlo.
Buongiorno,
scrivo per raccontare una tragedia personale che vorrei diventasse anche un campanello d’allarme per tutti. Ieri all’ospedale dell’Annunziata di Cosenza ho perso mio zio, una persona a me molto cara, che per me era come un secondo padre. La sua morte non è stata causata da un evento inevitabile, ma da ciò che considero una grande mancanza di attenzione e cura durante il suo ricovero in ospedale. La negligenza dei medici.
Mio zio è stato portato d’urgenza in ospedale a causa di una grave crisi epilettica e per rischio infarto. Dopo le analisi, che risultarono nella norma, è stato lasciato nella sua stanza senza monitoraggio, senza controlli, senza infermieri che verificassero le sue condizioni. Purtroppo, durante un’altra crisi epilettica, mio zio è morto in bagno. Il suo corpo è rimasto lì per circa mezzora senza che nessuno se ne accorgesse, e solo grazie all’insistenza di mia zia, che ha convinto il personale a farla entrare per controllare come stesse il marito, è stato possibile accorgersi di quanto era accaduto.
Ritengo che quanto successo sia inaccettabile. Nessuno dovrebbe essere lasciato solo, soprattutto quando è ricoverato per motivi gravi e rischiosi per la vita. Questa vicenda dimostra una mancanza di attenzione e di umanità in un contesto che dovrebbe garantire sicurezza e cura ai pazienti.
Scrivo per condividere la mia rabbia e il mio dolore, ma soprattutto per lanciare una denuncia sociale: dietro ogni paziente ci sono vite, famiglie, persone che meritano rispetto e attenzione. L’indifferenza può uccidere quanto la malattia stessa. Spero che rendendo pubblica questa vicenda si possa sensibilizzare l’opinione pubblica e le autorità sanitarie, affinché tragedie come questa non accadano più.
Lettera firmata