Cosenza-Modena, la storia racconta: 61 anni fa tutta la città scese in piazza contro l’arbitro Rebuffo di Milano e la Lega

Stasera il Cosenza gioca la sua seconda partita al Marulla contro il Modena nel 25° campionato di Serie B della sua storia. In queste ore sono stati ricordati molti precedenti delle sfide tra i Lupi e i canarini e purtroppo è rimasta poca memoria della prima, che risale a 61 anni fa e che ha lasciato un segno nella storia del Cosenza, anche se in molti l’hanno dimenticata. Si tratta della famosa partita dell’arbitro Rebuffo. 

Nel 1961-62 il Cosenza gioca il terzo campionato di serie B della sua storia. L’avvio del torneo non è stato proprio facile ma grazie a una miniserie utile di 6 punti in 6 partite i lupi si rimettono in qualche modo in carreggiata.

E’ il 7 gennaio 1962. Cosenza e Modena sono sull’1-1 dopo i gol di Costa al 12’ del primo tempo per il Cosenza e di Cuttica su rigore al 16’. Il resoconto del Mattino ci aiuta a ricordare il convulso finale della gara:Il Morrone è esploso in un boato al 28’ del secondo tempo allorquando Perli, col pallone al piede, entrava nell’area di rigore modenese e, mentre si apprestava al tiro, veniva ostacolato irregolarmente da Cuttica e messo a terra nella fanghiglia. Il signor Rebuffo di Milano, che nel primo tempo e nelle medesime condizioni aveva assegnato un rigore agli ospiti, questa volta non rilevava il fallo e faceva segno di continuare. L’ingiusta decisione dell’arbitro esasperava gli animi del passionale pubblico cosentino che, da allora, iniziava a rumoreggiare e a ondeggiare paurosamente presso la rete di protezione. In realtà non accadde nulla di grave, però si creavano le premesse dell’incidente che si doveva verificare più tardi. Era il 34’ quando Novali, in piena corsa, atterrava Tinazzi quasi sulla bandierina sotto i popolari. Il modenese si rialzava sanguinante al viso. Accorreva l’arbitro proprio quando il pubblico stava lanciando sassi in campo e così il signor Rebuffo fu colpito ad una gamba. Breve interruzione per buffe piroette dei giocatori in campo per evitare di essere colpiti dai ‘proiettili’ e poi il gioco riprendeva…”.

Successivamente Rebuffo, palesemente impaurito dalla reazione dei tifosi, accorderà un calcio di rigore al Cosenza a 5 minuti dalla fine. Lenzi trasforma e i Lupi si impongono per 2-1.

Agide Lenzi

In molti però prevedono che la movimentata giornata avrà una drammatica coda. E così sarà. Martedì 9 gennaio, infatti, Rebuffo porta in Lega la pietra che l’ha colpito e il suo referto. Prende corpo l’ipotesi dello 0-2 a tavolino e di una lunga squalifica del “Morrone”, anche perché sulla stampa nazionale vengono rivolte gravi accuse contro il pubblico cosentino e lo stadio viene paragonato a un “campo trappola” e ad una “giungla”. Sempre quel martedì Rebuffo si reca anche all’istituto “Pini” di Milano per sottoporsi a un controllo radiografico. L’arbitro, con furba intelligenza, si fa anche ingessare la caviglia destra. L’incartamento presentato dall’ineffabile Rebuffo si preannuncia particolarmente voluminoso e in molti ironizzano sul “corpo del reato”, che poi sarebbe un sasso grosso quanto il pugno di un uomo.

LA STANGATA DELLA LEGA

Mercoledì 10 gennaio arriva puntuale la mazzata del giudice sportivo. Al Cosenza viene data persa la partita col Modena per 2-0 e il “Morrone” viene squalificato per 4 giornate. Tutta la Calabria si indigna per quello che viene definito “un assurdo verdetto”. Telegrammi di solidarietà giungono da ogni parte della Calabria al presidente Biagio Lecce. Il Cosenza sprofonda  al penultimo posto in classifica.

Lucio Caputo, sul Mattino, smonta pezzo per pezzo il referto dell’arbitro Rebuffo: “Non è assolutamente vero che nel primo tempo si sono avuti lanci di sassi in campo; non è assolutamente vero che un segnalinee è stato colpito due volte; non è assolutamente vero che vi è stato un tentativo di invasione di campo; non è assolutamente vero che siano stati colpiti altri se non solo il direttore di gara; non è assolutamente vero che Rebuffo sia stato claudicante, infatti ha corso come una gazzella fino al termine della gara, anzi l’ha prolungata fino al 51’; non è assolutamente vero che l’arbitro ha fermato il gioco ogni qualvolta la palla perveniva nelle vicinanze di Tinazzi; non è assolutamente vero che ci siano stati sputi verso il segnalinee”.

La società rossoblù si attiva per preparare un valido ricorso e chiede aiuto finanche alla questura, nel tentativo di sminuire la portata degli avvenimenti. Inoltre i legali del presidente Lecce rilevano che in altri casi analoghi non erano state previste sanzioni così gravi. Anche la città dimostra tutto il suo attaccamento ai colori sociali e venerdì 12 gennaio 1962 viene organizzato uno sciopero generale di due ore con la partecipazione totalitaria di cittadini e commercianti, che si conclude con un corteo a Palazzo dei Bruzi.

Il giorno dopo però la giustizia sportiva conferma la lunga squalifica al “Morrone” e decreta un supplemento di istruttoria per verificare l’esistenza dei presupposti per assegnare lo 0-2 a tavolino al Modena.

Intanto il campionato va avanti. I rossoblù giocano contro il Brescia sul campo neutro di Catania e non vanno oltre lo 0-0 rimanendo al penultimo posto a quota 13 punti. Nel corso della settimana successiva il ministro per il Turismo e spettacolo Alberto Falchi spezza una lancia a favore del Cosenza scrivendo una accorata lettera al prefetto De Bonis. Qualche giorno dopo la Caf ridurrà a tre giornate la squalifica del campo, ma confermerà lo 0-2 a tavolino.

L’ultimo grado di giudizio avviene il 28 gennaio, ma sarà identico a quello precedente. Il Cosenza riuscirà a salvarsi, dopo aver esonerato Zsengeller ingaggiando Todeschini, solo grazie alla maxipenalizzazione del Novara, accusato di aver “truccato” una partita. E i tifosi esploderanno di gioia per aver conservato la serie B. Nonostante Rebuffo…