Siamo sul finire del 2015, e l’anno che si appresta ad arrivare, per l’amministrazione Occhiuto, si annuncia complicato. È da tempo che girano voci (confermate da fughe di notizie dagli uffici della Dda di Catanzaro) su un possibile intervento dell’allora pm antimafia Pierpalo Bruni, che aveva già prodotto due operazioni: “Sistema Rende (processo ancora in corso), e il “Sistema Castrolibero” (il processo deve ancora iniziare), su Cosenza. La maggioranza che in consiglio regge le sorti politiche di Occhiuto inizia a vacillare: buona parte della politica cittadina legata a pezzotti romani, sa del “blitz”, e le notizie che circolano in merito non sono per niente rassicuranti: sganciarsi da Occhiuto diventa per molti una opzione da prendere fortemente in considerazione. È l’allora Pd cosentino che più degli altri si “preoccupa” di far girare, nel sottobosco politico cittadino, la notizia di un imminente intervento della Dda di Catanzaro sul “Sistema Cosenza”, forte del fatto che diversi consiglieri comunali (prelevati dalle loro abitazioni e portati fino a Catanzaro per essere interrogati) del Pd erano stati sentiti proprio dal pm Bruni sugli intrallazzi dell’amministrazione Occhiuto: Sistema Cooperative, affidamenti diretti e incarichi, voto di scambio, e truffe varie.
La paura di essere coinvolti in qualche retata, convince alcuni consiglieri di maggioranza, stimolati dal Pd, a firmare un “atto notarile” per porre fine, anticipatamente, all’impero del male di Occhiuto. E la consiliatura si chiude in anticipo (su questa strana trattativa dal notaio per sfiduciare Occhiuto, dove c’è stata una compravendita delle “firme”, nessuno ovviamente ha indagato). Occhiuto non ci sta e si ricandida. E inizia una nuova campagna elettorale. Siamo nel 2016. Il Pd si organizza e Renzi, sicuro delle notizie che gli arrivavano dalla Calabria attraverso la catena Lotti/Ferdinando Aiello che controllano totalmente l’allora pm antimafia Luberto che li informa delle intenzioni del pm Bruni, offre la candidatura a sindaco di Cosenza al suo amico Lucio Presta, presentandogli il tutto come una vera e propria passeggiata. Come tutti sappiano non andò così, ma questa è un’altra storia.
A quei tempi Iacchite’ aveva la sede nel noto magazzino di Via Piave, frequentato anche da diversi attivisti dell’allora Meetup cittadino. Erano interessati alla nostra inchiesta sulle ditte amiche e in odor di mafia che facevano (e continuano a fare) sporchi affari con la pubblica amministrazione guidata da Occhiuto. I ragazzi, convinti della bontà dell’iniziativa di denuncia, si mettono alacremente al lavoro: lo scopo è quello di “sistemare” tutto il materiale raccolto sulla “gestione” del denaro pubblico da parte dell’amministrazione Occhiuto, e produrre un esposto (tra di loro c’erano anche avvocati) da sottoporre all’attenzione della procura cittadina. E così fu. La denuncia conteneva prove documentali e riscontri oggettivi che ben sottolineavano i tanti illeciti commessi dai dirigenti che avevano stilato le famigerate determine. Il periodo non è dei migliori per gli attivisti del Meetup cittadino, nonostante la crescita esponenziale del Movimento a livello nazionale. Gli screzi tra attivisti e eletti, all’interno delle loro riunioni, sono sempre più frequenti. In tanti non avevano gradito la forzatura di Morra nell’imporre alle amministrative del 2016 la candidatura a sindaco per il Movimento 5 Stelle del “Cavaliere (mascherato) del Santo Sepolcro” al secolo ingegnere Gustavo Coscarelli, e non solo questo.
Era già da qualche anno dalla sua elezione a senatore che tra il Meetup cittadino e il professore di filosofia non correva buon sangue. L’allora vicinanza a Grillo, Di Maio e Crimi, aveva prodotto nel morigerato professore un vero e proprio delirio di onnipotenza: pretendeva di avere il totale controllo sul “Movimento cittadino”. In tanti lo definivano una sorta di piccolo Stalin de’ noantri. E il conflitto divenne sempre più cruento fino alla totale rottura di ogni legame politico tra le due fazioni: quelli del Meetup e i “morriani”. Ma è all’inizio di questo conflitto, quando ancora qualcuno sperava in una possibile ricomposizione tra le “due fazioni”, che i ragazzi del Meetup, in segno di pace, coinvolgono il senatore nell’affaire “esposto”. Del resto conviene anche “alla causa” che l’esposto porti la firma del senatore. Morra prende accurata visione dell’esposto e verifica l’aspetto documentale, e si complimenta con i ragazzi per il buon lavoro svolto, che spingono il senatore, che ha apposto la propria firma all’atto di accusa contro Occhiuto, a recarsi al più presto in procura. Fatto suo l’esposto, Morra dice ai ragazzi che sarebbe stato meglio, per evitare che finisse in mano sbagliate, prendere un appuntamento con la dottoressa Marisa Manzini che, sempre a detta sua, era ed è persona di cui ci si può fidare: in quello che allora Morra definiva senza mezzi termini “il porto delle nebbie”, la Manzini era l’unica ancora di salvezza. Morra insiste, l’esposto va consegnato personalmente alla dottoressa Manzini.
Marisa Manzini era all’epoca sostituto procuratore aggiunto alla procura di Cosenza. Siamo nel 2015, Marisa è da poco arrivata a Cosenza, e sin da subito diventa il punto di riferimento del senatore Morra in procura. Il loro è un legame che cresce ogni giorno di più. I due diventano amici, e parlano apertamente di esposti e inchieste. Marisa informa Nicola del clima surreale in procura, alimentato dagli articoli del nostro giornale, sulla dilagante corruzione in Tribunale, e fornisce al professore la giusta chiave di lettura per meglio comprendere il funzionamento del sistema Cosenza. Marisa e Nicola parlano anche dei problemi che ha creato loro il nostro giornale (non avevamo risparmiato feroci critiche al senatore prima e dopo la candidatura dell’ing. Coscarelli), e meditano vendetta…
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