Cosenza. Morra-Spagnuolo: la “trattativa”

IL CASO COSENZA – DIARIO DI UNO SCANDALO

SECONDA PUNTATA (https://www.iacchite.blog/cosenza-morra-il-meetup-e-gli-esposti-alla-manzini/)

TERZA PUNTATA (https://www.iacchite.blog/cosenza-morra-manzini-e-la-santa-alleanza-contro-il-gattopardo/)

QUARTA PUNTATA (https://www.iacchite.blog/cosenza-linterrogatorio-di-ciro-a-casa-morra-e-la-mossa-del-gattopardo/)

QUINTA PUNTATA (https://www.iacchite.blog/morra-linterrogazione-a-bonafede-e-il-raggiro-a-quel-fessacchiotto-di-melicchio/)

ULTIMA PUNTATA

L’interrogazione parlamentare firmata da 9 deputati 5 Stelle indirizzata all’allora ministro Bonafede con “preghiera” di inviare gli ispettori ministeriali presso la procura del Tribunale di Cosenza, è partita (luglio 2018), e Morra può finalmente avviare, sottobanco, le trattative per una pax con gli Occhiuto. Non prima però di averle provate tutte per fermare la fuga di notizie sugli intrallazzi del figlio.

Quella con gli Occhiuto è “una guerra” che va avanti da qualche anno e non mancano sul campo “morti e feriti”. Il duo Morra/Manzini arranca, la potenza della paranza massomafiosa cosentina li ha costretti all’angolo ricattando entrambi con notizie riservate sulla loro vita e quella dei loro parenti, attinte da informative del Ros contenute in inchieste antimafia. Morra ha capito che la sua battaglia non può andare avanti, non può più reggere lo scontro. Da Roma gli consigliano, visti i problemi familiari, di lasciar perdere gli Occhiuto, se vuole continuare a fare il presidente dell’antimafia. Trovare una via d’uscita dignitosa dal tunnel nel quale si è infilato e nel quale ha trascinato con sé anche la Manzini, è la sua unica speranza. Ed è proprio su questo aspetto che Marisa gli chiede conto. Vuole essere rassicurata che non la lascerà sola nell’inferno della procura cosentina, qualora decidesse di battere in ritirata. Il che diventa ogni giorno sempre più probabile.

Il primo governo Conte inizia a vacillare, l’alleanza tra Di Maio e Salvini è agli sgoccioli, e il futuro politico della nazione incerto. Le possibilità di ritornare al voto sono alte (elezioni scongiurate dalla nascita del secondo governo Conte sostenuto dai 5 Stelle, dal Pd e satelliti, un’alleanza che sembrava impossibile in quel preciso momento storico, ma non avevamo fatto i conti con la poltrona di Di Maio), e la “vacatio” di potere che generalmente intercorre tra le “dimissioni di un governo”, le consultazioni del Presidente e l’eventuale scioglimento delle Camere, con conseguenti elezioni e formazione di un nuovo Governo, potrebbe essere il tallone d’Achille del duo Morra /Manzini che il Gattopardo stava da tempo cercando. Ma purtroppo per la paranza massomafiosa cosentina Di Maio resiste incollato alla poltrona, e si allea con il Pd, la nascita del Conte due diventa imminente.

Siamo agli inizi della calda estate del 2019. E l’interrogazione giace da un anno sulla scrivania di Bonafede che, insieme a Di Maio, è l’unico riconfermato nel governo Conte due. Tanti erano stati i contatti telefonici tra la nostra redazione e il deputato Melicchio, primo firmatario dell’interpellanza al ministro Bonafede, ma di risposte all’interrogazione neanche l’ombra, fino a che, messo alle strette, in una conversazione telefonica Melicchio ci fa capire che se il ministro non risponde è perché qualcuno gli ha detto di non rispondere, e quel qualcuno è Morra. Melicchio dovrebbe avere l’onestà di dire come stanno realmente le cose. Del resto la nostra redazione, in quel periodo, era (ed è), il luogo più sorvegliato e ascoltato della città, le telefonate tra la nostra redazione e il deputato Melicchio sono dentro i fascicoli che la procura ha aperto, a scopo intimidatorio, su di noi. Ovviamente quelle conversazioni sono “schermate” dal tesserino di deputato in possesso del Melicchio.

La strategia di Morra funziona: tenere sul filo il Gattopardo con il ricatto dell’ispezione, gli ha permesso di aprire una finestra (tra le dimissioni del Conte I e l’insediamento del Conte II) per condurre la “trattativa” e arrivare ad una pax con gli Occhiuto. E questo al Gattopardo sta bene, deve sfruttare il breve, ma prezioso vuoto di potere di quel momento che gli fornisce un’arma in più nei confronti di Morra che, oltre a temere la divulgazioni di notizie sull’attività del figlio, vive anche l’incertezza politica del momento. E poi le voci di un suo coinvolgimento in diverse inchieste condotte dalla procura di Salerno si fanno sempre più insistenti. Un accordo con Morra significa anche chiudere gli occhi a Bonafede (almeno fino a quando resterà in carica): se a Salerno nessuno ci mette il naso, men che meno Bonafede, le attività della procura nei confronti del Gattopardo, si possono sempre neutralizzare (come avverrà).

La trattativa è avviata e Morra compie la sua mossa: promette al Gattopardo, in cambio della fine dello sputtanamento del figlio, di portare con se a Roma la Manzini e il maresciallo Portella che l’aveva affiancata nell’inchiesta “Cirò”, così da lasciare tutte le inchieste su Occhiuto in mano al procuratore capo, finalmente libero di poterle affidare a qualche suo pm di fiducia per meglio controllarle. E così fu: la Manzini e Portella volarono a Roma con l’incarico di “consulenti dell’antimafia”, insieme a Morra, e le notizie sul figlio del senatore cessarono di girare. L’informativa del Ros sparì, e tutto rientrò nell’apparente, quanto fittizio, scontro politico. Di più: l’accordo prevede anche il totale silenzio di Morra su tutto ciò che riguarda il malaffare a Cosenza. E infatti da quel momento in poi Morra non pronuncerà più una sola parola sulla massomafia cosentina. I suoi post parlano di massomafia ovunque, tranne che a Cosenza. Da buon professore di filosofia, capita la maliparata, ha pensato bene di rifarsi alla strategia del grande Cesare: “Si non potes inimicum tuum vincere, habeas eum amicum”. Se non puoi batterli unisciti a loro. E così ha fatto.

A conferma dell’avvenuta trattativa, subito dopo la calda estate del 2019 e subito dopo la formazione del nuovo governo Conte II, arriva finalmente la risposta del riconfermato ministro Bonafede all’interrogazione parlamentare dei 9 deputati 5 Stelle (sollecitata da Morra per dimostrare al Gattopardo di mantenere il patto). La risposta di Bonafede, per i contenuti espressi, è la più esplicita prova dell’interferenza di Morra in questa amara vicenda, dice Bonafede: “La vicenda in esame non presenta alcuna delle criticità prospettate nell’interpellanza. Il capo dell’Ufficio di Procura cosentino ha preliminarmente sottolineato che all’interno dell’ufficio inquirente non sussiste alcun tipo di conflittualità: il clima di leale e fattiva interazione fra tutti i suoi componenti, il procuratore aggiunto e il Procuratore della Repubblica è una costante caratteristica del lavoro portato avanti dal Procuratore capo (!!!) e frutto del positivo contributo di tutti i magistrati, anche in occasione della predisposizione del progetto organizzativo dell’Ufficio, che, oltre ad essere stato approvato dal Consiglio giudiziario presso la corte di Appello di Catanzaro, non ha avuto alcun rilievo da parte dei magistrati stessi”.

In sostanza Bonafede dice ai deputati 5 Stelle che gli avevano chiesto di indagare sull’attività del procuratore capo di Cosenza Mario Spagnuolo, alias il Gattopardo, di aver sentito lo stesso – in merito ai gravi episodi di insabbiamento di inchieste esposti nell’interrogazione -, che lo ha rassicurato sull’andamento “di leale e fattiva interazione fra tutti i componenti del suo ufficio”, sottolineando che la corruzione, in procura, non esiste. E tanto è bastato a Bonafede per respingere la richiesta di ispezione. Una risposta bislacca, a voler essere buoni. I deputati ti chiedono di indagare su Spagnuolo, e tu, ministro, chiedi a Spagnuolo se in procura c’è la corruzione oppure no! Il che equivale a chiedere a Messina Denaro se esiste, o no, la mafia.

Se non è una risposta frutto di una “richiesta di non disturbare il Gattopardo” questa, diteci voi cos’è! Ma non finiscono certo qui le prove dell’avvenuta trattativa, basta vedere come sono finite le inchieste avviate dalla Manzini su spinta di Morra, per capire che il Gattopardo ha vinto la battaglia e che il senatore è stato costretto ad una vergognosa e indecorosa ritirata. Tutto le “battaglie contro il malaffare” avviate da Morra, sono finite tutte allo stesso modo: L’inchiesta sugli appalti spezzatino alle ditte in odor di mafia e al soldo di Occhiuto nata dall’esposto di Morra e condotta dalla Manzini: tutti assolti. Il caso Cirò: Mario Occhiuto assolto. E queste, come abbiamo detto all’inizio di questo “racconto” non sono certo coincidenze.

P.S. oggi Morra è fuori dal movimento, la Manzini è stata trasferita alla procura generale di Catanzaro e il Csm – clamorosamente – ha annullato l’archiviazione del trasferimento di Cozzolino e convocato il Gattopardo e tutti i suoi scagnozzi a Palazzo dei Marescialli… Molto meglio di un’ispezione e con un finale tutto da scrivere. 

6 – fine (per il momento)