Il Gip del Tribunale di Cosenza, Claudia Pingitore, ha scarcerato Acqua Moses, 43 anni, nigeriano accusato di concorso nel rapimento della neonata Sofia avvenuto martedì scorso un una clinica di Cosenza. Il Gip ha accolto le richieste degli avvocati Teresa Gallucci e Gianluca Garritano. Resta invece in carcere la moglie, Rosa Vespa, 51 anni, autrice materiale del rapimento che nel corso dell’interrogatorio ha scagionato il coniuge nigeriano. Secondo il Gip, Acqua Moses era del tutto ignaro delle intenzioni della moglie ed era convinto che la gravidanza che invece ha simulato fosse vera. Già nell’immediatezza dei fatti l’ispettore della polizia Claudio Sole aveva affermato che il nigeriano gli sembrava “completamente ignaro” di quanto stava accadendo. La scarcerazione del nigeriano conferma che l’orientamento di chi conduce le indagini è quello di ritenerlo estraneo al progetto criminale del rapimento della neonata.
Il suo avvocato Gianluca Garritano ha detto: “Moses si è dichiarato innocente, si è accorto che non era suo figlio solo a casa e subito dopo è arrivata la polizia. Il mio cliente è del tutto estraneo alla vicenda, è stato ingannato dalla moglie”.
Il colpo di scena è arrivato dopo circa 4 ore di interrogatorio davanti al Gip del Tribunale di Cosenza. Sua moglie, invece, Rosa Vespa, difesa dall’avvocatessa Teresa Gallucci, resterà in carcere.
È stata la donna ad organizzare il rapimento della neonata. Rosa Vespa l’aveva detto chiaramente subito dopo il suo arresto, martedì sera. «Ho fatto tutto da sola» – ha affermato ai poliziotti che la stavano accompagnando in carcere. La donna ha ingannato anche il marito sostenendo di aver partorito un bimbo a cui aveva dato il nome di Ansel. Tutto falso. Per il pubblico ministero Bruno Antonio Tridico, che ha coordinato l’indagine della polizia, Moses avrebbe agito inconsciamente ed avrebbe creduto ad ogni parola riferita da sua moglie sulla gravidanza, senza mai avere dubbi che fosse finta.
La sua presenza dentro la clinica del Sacro Cuore, poi, per il pm., non significa che lui fosse a conoscenza del progetto del rapimento. Per la procura Moses Acqua ha creduto veramente di andare a prendere il suo Ansel. L’avvocato Gallucci alla fine dell’interrogatorio ha riferito che Rosa Vespa ha risposto a tutte le domande del pubblico ministero e del Gip. La penalista ha chiesto per la sua assistita l’autorizzazione per una vista medico-psichiatrica che il giudice ha autorizzato.
Rosa Vespa ha risposto per oltre un’ora alle domande del giudice, ma su molti aspetti non ha saputo dare alcuna spiegazione delle motivazioni del rapimento. Il suo racconto è stato interrotto anche da momenti di pianto in cui la commozione ha preso il sopravvento. Vespa ha detto di non aver pianificato alcun rapimento, ma dal suo racconto è emerso che ha finto una gravidanza per nove mesi. Da qui l’acquisto di indumenti per il bimbo, dei decori, le foto e i post. La donna ha escluso un coinvolgimento di terze persone ed ha precisato che non ha mai voluto farle del male.