Una cosa va riconosciuta a Mario Occhiuto, ed è quella di saper attrarre a se l’ammirazione, il rispetto, e l’adorazione, per le sue grandi doti di intrallazzatore seriale, dei suoi tanti accoliti che con lui, a trafficare, si sono sempre trovati bene. Come sa esercitare il fascino del “bello e dannato” Mario, nessuno. Uno charme che gli ha permesso di sedurre uomini e donne desiderosi di emulare le sue intrallazzose qualità, e disposti, pur di apprendere il “mestiere” direttamente dal Grande Maestro, anche ad immolarsi, se dovesse servire, in nome e per conto suo. Dai suoi sottoposti Mario ha sempre preteso fedeltà e lealtà, ottenendole soprattutto grazie alla condivisione di una piccola parte del bottino. Mario sa come farsi amare dai suoi seguaci: più che costruire con i suoi simili legami basati su affinità umane e professionali, come fanno tutti, Mario costruisce, con i suoi ammiratori, legami di complicità banditesca, perchè la complicità, nel malaffare, produce omertà e fedeltà. Garantite dalla potente arma del ricatto: di ogni suo complice Mario conosce il nome di tutti gli scheletri che ha nascosto nell’armadio. Con queste “premesse”, a nessuno conviene tradire.
Mario ha sempre guidato la sua paranza con il giusto piglio di un capo, non permettendo mai a nessuno di sindacare o intromettersi nelle sue decisioni (leggi loschi affari). E quando qualcuno ci ha provato, come Katya Gentile, dallo scontro che ne è derivato, Mario ne è uscito vincitore. Grazie anche alla sua grande maestria di saper costruire con le persone giuste che occupano il “posto” giusto, solidi legami di complicità criminale che gli hanno permesso di tessere una rete di alleanze, capillare e a tutti i livelli, che garantisce a lui e ai suoi accoliti impunità e immunità. Mario può vantare coperture ad alti livelli. E questo è molto apprezzato da chi si lascia coinvolgere nei suoi traffici. Con queste garanzie tutti vogliono essere suoi complici. Tanto non si rischia nulla, basta essere fedeli e omertosi. Cosa che piace anche ai clan che con Mario hanno costantemente trafficato, ma che ha sempre tenuto fuori dal “Palazzo”, delegando al suo braccio destro contatti e accordi. Perché a casa di Mario, comanda Mario, e questo vale anche per i clan.
Insomma, Mario è il venerando saggio di una bella paranza di fedeli servitori, chi per convenienza chi perchè ricattato, ma fedeli. Di coltellate alle spalle dai componenti del suo cerchio magico, Mario non ne ha mai ricevute. Appartenenti al “cerchio magico” che non vanno confusi con i prezzolati cani sciolti abituati a nutrirsi degli avanzi del padrone di turno, sempre pronti a tradire e a vendersi, all’occorrenza, al miglior offerente. Personaggi, alla Cirò, che ogni buon capo usa strumentalmente e poi, quando la loro funzione si è esaurita, scaccia via. E per questo diventano cani che abbaiano, ma non mordono. Tutto si può rimproverare a Mario, e di rimproveri se ne merita, ma non si può negare che, seppur con mani e piedi negli intrallazzi, ha sempre imposto un decoro di apparente legalità nel Palazzo. Massomafiosi sì… ma con stile e senza il viavai dagli uffici pubblici di personaggi borderline. Se è un bene o un male, questa sua “qualità”, ognuno può stabilirlo da se. Ma tant’è.
A guardare, invece, quello che succede, oggi, nel Palazzo guidato da Franz Caruso, la situazione appare, perché è sotto gli occhi di tutti, totalmente fuori controllo. Franz, a differenza di Mario, si è circondato di vigliacchi, traditori, leccaculi, doppiogiochisti, guapp’i cartuni e avidi che passano la giornata ad accoltellarsi alle spalle. E non poteva essere che così, vista la presenza nella sua maggioranza di diversi clan politici da sempre in conflitto tenuti insieme oggi, in una fragile tregua armata, dagli affari loschi che come si sa, vengono prima di tutto.
Franz, messo sulla poltrona da Nicola Adamo per garantire la continuità degli intrallazzi, non ha dimostrato di avere lo stesso piglio di Mario Occhiuto nel mantenere un apparente decoro di legalità nel Palazzo. Infatti nei corridoi del comune, oggi, è un continuo viavai di malandrini, corruttori, prenditori, e clienti di ogni specie. Personaggi che Franz conosce bene, non fosse altro che per la sua professione di avvocato penalista, e che hanno imposto, evidentemente, la loro presenza anche nel Palazzo. Cosa che Mario, nonostante i tanti traffici, non ha mai permesso, a differenza di Franz che non solo ha permesso il girovagare di malandrini e corruttori per i corridoi del Palazzo, ma ha fatto finta, nonostante tanta evidenza, di non vedere. E oggi, perché sgamato dagli eventi, è costretto a passare le giornate a pensare a come mitigare tutta questa “apparenza”, nascondendo dietro il paravento della retorica sulla legalità, tutta la sua consapevolezza nell’aver permesso il perpetrarsi del malaffare malandrino nel Palazzo. Accettando la presenza di certi personaggi per i corridoi comunali con cognizione di causa. Non può essere altrimenti. Ogni altra giustificazione non regge.
La maggioranza che regge Franz è un’accozzaglia di accattoni in perenne lotta tra di loro per un tozzo di pane. Rispondono a padroni diversi, e sono lì solo per fare i loro affari. Fingono in pubblico, ma neanche più di tanto, di essere coesi e felici, ma dietro le quinte è un vero e proprio scannatoio. Nessuno si fida di nessuno, e tutti parlano alle spalle di tutti. Mazzuca che dice di non fidarsi del sindaco. Il sindaco che dice di non fidarsi di Mazzuca e del suo capo gabinetto Incarnato. Mazzuca che sparla di De Cicco e Sconosciuto. Giuseppina Incarnato che sparla di Mazzuca. La Buffone che sparla di Nicola Adamo e Madame Fifì. Damiano Covelli che sparla di Franz e Mazzuca. Franz che sparla di Damiano Covelli. Francesco Alimena che sparla di tutti tranne che di Madame Fifì. Un continuo e quotidiano accoltellarsi alle spalle nell’infame lotta per la supremazia di un clan sull’altro.
Che dire poi dei consiglieri che sostengono lo scannatoio di Franz, una sola luce li ispira: a ‘mmasciata. Non sanno fare altro, sono specializzati in “u piaciri all’amicu e ara paranza”. Totalmente indifferenti a quello che succede nei corridoi, e spesso complici di quello che succede nei corridoi. Non vedono e non sentono nulla. Si muovono solo per convenienza personale e di paranza. Insensibili a qualsiasi ingiustizia sociale o abuso di potere. Non spenderebbero un solo secondo del loro prezioso tempo per qualcosa di utile per tutti i cittadini. Soddisfano i loro elettori con qualche ‘mmasciata, e poi giù a lavorare per la paranza. Tutto questo senza neanche nascondersi. Lo fanno alla luce del sole. Cosa che Mario non ha mai permesso: gli affari loschi si trattano fuori dal palazzo. È questa la triste situazione del palazzo abitato da Franz, diventato teatro di scontro tra clan mafiosi e politici, per accaparrarsi una bella fetta di torta dai tanti soldi arrivati tra Agenda Urbana, Pnrr, Cis, e continuare a gestire nell’illegalità l’intero patrimonio comunale.
Tra Occhiuto e Franz, lo scriviamo da tempo, non c’è nessuna differenza, i loschi affari c’erano prima e ci sono oggi, le complicità c’erano prima e ci sono oggi, ma almeno con Mario non si era costretti ad assistere al mercato delle vacche nei corridoi del comune. Se questo è un bene o un male, ditelo voi. Ma una cosa è certa, ci sono boss e boss, e Mario, a differenza di Franz che non sa controllare la sua paranza, non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. E questo, comunque la pensiate, resta un pregio.