Cosenza, porto delle nebbie: quando il Gattopardo “imbeccava” Franco Pino e “aiutava” Franco Garofalo a strozzare la gente

Questa interrogazione parlamentare è stata presentata il 24 maggio 2000. La firmava un deputato reggino, che solo qualche anno dopo sarebbe stato coinvolto in un gioco più grande di lui dal quale non è stato capace di uscire. Si chiamava Amedeo Matacena ed è morto recentemente dopo anni di latitanza a Dubai.

In quel tempo, come direbbero i seguaci di Gesù, Matacena era ancora un parlamentare in carriera. Quattro anni prima aveva battuto persino Marco Minniti nel collegio di Reggio Calabria e anche se iniziava a percepire che quell’affronto gli sarebbe stato fatale, ancora dava battaglia e non serviva poi tanto per capire cosa succedeva a Cosenza, dove la gestione dei pentiti rasentava il grottesco. La lettura di questa interrogazione, nella quale Matacena chiedeva addirittura l’ispezione ministeriale nel porto delle nebbie, è tutta dedicata a due magistrati che non vengono nominati ma i cui nomi a Cosenza sono conosciuti da tutti. Uno si trova nientemeno a fare il procuratore laddove aveva sguazzato da sostituto anziano e risponde al nome di Mario Spagnuolo, alias il Gattopardo. E l’altro è passato a miglior vita ed è stato procuratore fino al 2008. Si chiamava Alfredo Serafini, è passato a miglior vita ormai da tempo ed è sempre stato considerato il “maestro” dell’attuale capo della procura.

Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri della giustizia e dell’interno.– Per sapere – premesso che:

il 17 maggio 2000 il tribunale di Cosenza ha condannato il collaboratore di giustizia Franco Pino, accusato di diffamazione, a due anni di reclusione; il processo a carico del Pino era nato dalle dichiarazioni rilasciate a sorpresa nel corso del dibattimento scaturito dall’inchiesta «Garden» (dove era indagato per il reato di calunnia) con le quali, parlando di un complotto ordito ai danni del magistrato Stefano Tocci – in quegli anni sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro -, aveva coinvolto pesantemente anche l’avvocato Franco Sammarco, autore della denuncia che ha originato il verdetto del tribunale;

(Franco Pino aveva accusato Franco Sammarco di essere implicato in un presunto piano per “liquidare” il magistrato della Dda Stefano Tocci, titolare del processo Garden).

In questi giorni si celebra, sempre presso il tribunale di Cosenza, altro processo a carico di un collaboratore di giustizia, Franco Garofalo, accusato di aver continuato a fare usura anche dalla localita’ protetta; addirittura, secondo quanto affermato in aula dai marescialli dell’arma dei carabinieri, Michele Renzo, Cosimo Rao e Claudio Lattanzi, due magistrati sarebbero stati a conoscenza della volontà del Garofalo di recuperare il capitale prestato ad usura;

i processi Pino e Garofalo rappresentano una tappa importante ed emblematica nella storia della gestione dei collaboratori di giustizia, ma anche nella verifica della loro buona fede e dell’apporto dato (o no) all’affermazione della verita’;

il «pentito» Pino, piu’ volte processato per calunnia e diffamazione e, comunque, dal 17 maggio 2000, diffamatore condannato, tra i tanti, ha anche accusato l’attuale sindaco di Cosenza, onorevole Giacomo Mancini, processato ed assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa -:

quali iniziative si intendano porre in essere per cercare di capire la ratio delle dichiarazioni rilasciate a sorpresa dal pentito Franco Pino nel corso del processo «Garden» in ordine al complotto ordito ai danni del dottor Stefano Tocci, all’epoca sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, e che hanno originato la condanna per diffamazione;

Alfredo Serafini

chi sono i due magistrati che sarebbero stati a conoscenza del fatto che il «pentito» Franco Garofalo continuava, in effetti, l’attività di usuraio;

se, sui casi esposti, non si ritenga opportuno ed urgente avviare ispezioni ministeriali;

se non si ritenga urgente avviare le procedure per sospendere i benefici del programma di protezione al collaboratore di giustizia Franco Pino, condannato per diffamazione, e quali provvedimenti di propria competenza si intendano adottare nei confronti del collaboratore Franco Garofalo, sotto processo per usura; quali, ad oggi, sono le somme elargite dallo Stato italiano, rispettivamente, ai «pentiti» Franco Pino e Franco Garofalo; se non si ritenga utile e doveroso segnalare i casi Pino e Garofalo alla Corte dei conti. (4-29912)