Cosenza, quando c’era Giacomo Mancini: la Variante al Piano Regolatore e il ruolo di Sandro Adriano

Lo avevano chiamato Ufficio del Piano. Non più solo Dipartimento Urbanistica come sempre lo avevamo conosciuto e c’era un motivo ben preciso. Giacomo Mancini e Sandro Adriano quasi esattamente 30 anni fa, nel tardo autunno del 1993, avevano concepito la più grande opera per la città di Cosenza, destinata ad aggiornare il Piano Regolatore Vittorini, risalente ormai al 1972. La fatidica Variante al Piano Regolatore che aveva “fatto fuori” almeno 5-6 sindaci negli anni Ottanta e all’inizio dei Novanta. E che era così importante da giustificare appieno il “cambio” della missione urbanistica delle sue due irripetibili consiliature: dalla fine del 1993 al 1997 e dal ’97 fino alla sua morte, nel 2002. 

Sandro Adriano, classe di ferro 1947, è venuto a mancare ieri. Era un architetto creativo ma anche molto realista, piaceva tanto al vecchio leone e non solo per come svolgeva la sua professione. Gli piaceva anche come politico e lo aveva scelto da tessitore delle diverse anime della coalizione che aveva messo su contro le corazzate dei partiti. E gli faceva coordinare anche la segreteria politica, fin dai tempi in cui era ancora a viale della Repubblica: in quella memorabile campagna elettorale del ’93 era lui che raccoglieva i risultati che gli dettavano al telefono i rappresentanti di lista e spesso girava personalmente per le sezioni “strategiche”. Tra Mancini e Adriano c’era un feeling naturale: lui sapeva cosa voleva il vecchio sindaco e lo rendeva possibile, anzi visibile. In tutti i campi.

L’approvazione della Variante al Piano Regolatore Generale era stato il loro capolavoro. Quella Variante, approvata nel 1994, ha aperto nel ridisegno urbanistico e architettonico di Cosenza una nuova stagione con la partecipazione delle associazioni di categoria, degli ordini professionali, delle circoscrizioni, degli enti territoriali e non e degli uffici urbanistici regionali. Adriano era il referente principale di Mancini in questo lavoro colossale. Avevano studiato tredici piani particolareggiati ed erano riusciti a far selezionare Cosenza per il Piano Urban (ecco che ritorna il “Piano”) dell’Unione Europea, grazie ad un programma gestito interamente dalla struttura comunale e attuato con risultati così soddisfacenti al punto che la nostra città era diventata trainante sul piano della spesa per le altre 12 città italiane prescelte. Stiamo parlando dei progetti che hanno cambiato il volto di Cosenza e le hanno dato un nuovo assetto.

Su tutti quello del Viale Parco, l’opera più significativa della Variante, originale e qualificante. La Cosenza del nuovo millennio era stata pensata su un nuovo sistema viario che correva lungo il tracciato del vecchio rilevato ferroviario e avrebbe integrato diversi quartieri cittadini, dal centro alla periferia e poi fino all’Università. Tra le due arterie principali, la zona destinata a verde attrezzato avrebbe dovuto ospitare quella metro leggera che nei 20 anni successivi nessuno dei sindaci che si sono succeduti è mai riuscito a realizzare, salvo devastare il viale per lasciarlo a pezzi…

E poi il recupero della città vecchia: l’ex albergo Bologna interamente recuperato, la Casa delle Culture, piazzetta Toscano, le botteghe artigiane, i ragazzi che hanno riscoperto il centro storico e hanno iniziato a viverlo e frequentarlo dopo decenni di abbandono. E ancora il lavoro sui lungofiumi: i nuovi marciapiedi del ponte Mario Martire, il mercato dell’Arenella, l’eliminazione delle baracche di Lungo Crati che lasciava intravedere il nuovo ruolo dei fiumi nella Cosenza del Terzo Millennio. E l’ex stazione ferroviaria trasformata in Centro Servizi, alle spalle del quale sarebbe dovuto sorgere il ponte sul fiume Crati progettato da Santiago Calatrava, che avrebbe dovuto unire il centro cittadino con il quartiere di Gergeri e quindi con il centro storico. Questa doveva essere la funzione del cosiddetto ponte di Calatrava, non l’aborto che è stato realizzato dal “vandalo” che ha devastato, saccheggiato e sventrato la città. Ma questa è un’altra storia.

Quando Mancini decise di chiamare Calatrava per progettare il ponte, era stato proprio Sandro Adriano a fare da messaggero più che da emissario tra Cosenza e Zurigo con il celebre archistar e sono in tanti a ricordare le sue due visite a Cosenza per il sopralluogo e per la firma. Era di maggio. Anno di grazia 2000, secondo mandato del sindaco Mancini, che aveva pensato e portato a termine con Sandro Adriano il progetto di riqualificazione dell’area più degradata di Cosenza: la zona di Gergeri. Nell’ambito di questa grande opera di riqualificazione affidò la progettazione del ponte sul fiume Crati all’architetto e ingegnere Santiago Calatrava e nel contempo spostò l’intera comunità rom da Gergeri al villaggio di via degli Stadi per poter avviare tutte le altre iniziative e la ripresa sociale e urbanistica di questa importante zona di Cosenza. Il resto magari ve lo racconteremo in una prossima occasione, per far capire meglio la grande truffa del sindaco cazzaro che vorrebbe ancora fare del male a questa povera città orfana da 22 anni del suo unico statista. Nel frattempo un grande abbraccio alla famiglia di Sandro Adriano. (g. c.)