Cosenza, quel parrucchino di Tomao ordina ad Occhiuto di rispettare la Legge

Anche quel parrucchino del prefetto Tomao si sveglia,  e ordina alla giunta Occhiuto di ottemperare alle richieste di accesso agli atti amministrativi, fatte dai consiglieri o dai cittadini, così come dice la Legge. Va detto che l’ordine del prefetto arriva dopo una bella lavata di capo, senza parrucchino, fatta da Guccione.

Finalmente il prefetto esce dal torpore e ordina ad Occhiuto di rispettare le regole.

Noi da mesi predichiamo al vento che l’amministrazione Occhiuto non pubblica, come dovrebbe, gli allegati alle determine dirigenziali che per Legge devono essere “esposte” sull’albo pretorio on line. Occhiuto è allergico alla trasparenza, si sa. E se ne frega della procura del prefetto, delle regole e della Legge. Lui fa quello che vuole.

Del resto sono stati proprio i magistrati corrotti ad invogliarlo a delinquere e a proteggerlo. Magistrati che prestano servizio in quello che passerà alla storia  (prima o  poi succederà, magari noi non ci saremo, ma succederà perché non può andare sempre così) come il primo e l’unico tribunale che ha formato una paranza di ‘ndrangheta: il tribunale di Cosenza. L’origine di tutti i mali della nostra città. Se non c’è giustizia non può esserci pace.

E purtroppo la giustizia a Cosenza è amministrata da personaggi che più che sulla Costituzione, pare abbiano giurato su un santino mentre bruciava. Se non funziona la giustizia la deriva morale ed etica è scontata. Ed è quello che viviamo a Cosenza. Altrimenti come spiegare la reiterazione di pratiche illegali da parte di Occhiuto? Si vede che lo può fare. Occhiuto non è scemo.

Se ha ridato l’appalto spezzatino alla MedLabor è perché ha già pagato la sua impunità ai vari capi paranza del tribunale. A cominciare dall’acquisto del procuratore capo Spagnuolo che si è venduto ad Occhiuto in cambio dell’assunzione del nipote a dirigente alla cultura al Comune. Dopo avergli concesso altri privilegi. Assunzione, privilegi e gestione eventi che valgono al netto di tutte le spese, 200.000 euro puliti all’anno. Scusate se è poco.

E’ chiaro che Spagnuolo non può perseguire, nonostante le evidenti violazioni di legge che è stato costretto anche il prefetto ad ammettere, Occhiuto. Ed ovviamente lavora affinchè nessuno dia fastidio al suo compare. Avevamo anche scritto, senza ironia ed educatamente al presidente del tribunale di Cosenza per informarla di questa continua e reiterata violazione della Legge e delle regole da parte della giunta Occhiuto.

Ma abbiamo scoperto che il presidente del tribunale di Cosenza, la dottoressa Maria Luisa Mingrone, non ha tempo da dedicare a queste cazzate sulla trasparenza perché ha molti altri impegni da svolgere. Tra cui quello di rigettare i gratuiti patrocini ai morti di fame per farli finire i galera per fare statistica.

Ora finalmente l’annuncio del prefetto è ufficiale: Occhiuto è obbligato a fornire a chi ne fa legittima richiesta tutti gli atti amministrativi relativi a determine e delibere. Nonché ordinare a chi gestisce l’albo pretorio on line di inserire sempre gli allegati. Cosa che, ripeto, dovrebbe fare senza essere richiamato dal prefetto e da nessuno. Un sindaco onesto e che ama la trasparenza non ha problemi a pubblicare gli allegati. Bene.

Da lunedì dovrebbe essere tuttappò. Ma vedrete che anche del richiamo ufficiale del parrucchino del prefetto se ne fregherà. E nulla cambierà. Perchè per fare gli imbrogli non si possono pubblicare le carte, altrimenti si scopre subito l’intrallazzo. Ed Occhiuto ha un bisogno disperato di fare intrallazzi.

Qualora Occhiuto non dovesse dare seguito alle disposizioni del prefetto, Guccione fa sapere che andrà anche in procura. Ed è proprio questo che ha tranquillizzato Occhiuto che si è fatto una grassa risata. Come dire: se questa è la vostra minaccia allora posso dormire sonni tranquilli.

GdD