Cosenza saccheggiata, D’Ippolito e Granata: è colpa dei cosentini che non pagano le tasse. Ma dimenticano i 28mila euro che Occhiuto deve al Comune.
Tra i consiglieri che martedì scorso, durante il surreale consiglio comunale, hanno difeso le scellerate scelte economiche dell’amministrazione Occhiuto che hanno portato al fallimento finanziario una intera città, c’è anche chi dice che se siamo arrivati a questo punto la colpa è dei tanti cosentini che non pagano le tasse comunali.
Personaggi come Salerno, Granata, D’Ippolito e compari vari, il cui unico scopo è quello di rimanere attaccati alla poltrona e non perdere il gettone di presenza tanto sono ridotti male economicamente, e per questo sono disposti a tutto, anche a mentire, imbrogliare e firmare carte false pur di restare ancora qualche mese col culo sulla poltrona per incassare “lo stipendio” di consigliere. Gente senza scrupoli e dignità disposta a difendere il re dei falliti addossando la colpa del dissesto ai cittadini. Una prassi conclamata della amministrazione Occhiuto: dare sempre la colpa agli altri dei disastri provocati dal sindaco.
Chi aveva sperato in un sussulto di dignità e di amore per la città di questi signori (si fa per dire) si è dovuto subito ricredere. A loro non interessa il bene comune ma quello dei pochi eletti che ruotano attorno al sindaco. Oltre al loro naturalmente… che con Occhiuto hanno di che guadagnare. Ma anche per nascondere tutti i loro intrallazzi che un eventuale scioglimento del consiglio comunale porterebbe alla luce. Come le tante responsabilità nel non aver vigilato, controllato e denunciato il continuo e reiterato ladrocinio alle casse comunali messo in atto da Occhiuto che in materia di fallimenti è il primo della classe.
E a proposito di fallimenti, quello che non dicono i consiglieri complici di Occhiuto è che, se c’è uno che non ha mai pagato le tasse comunali, questo è proprio il loro padrone. Accusano i cittadini di non pagare le tasse e non pronunciano una sola parola su quanto scritto dalla Guardia di Finanza in seguito all’avviso di garanzia inviato dalla procura cittadina al sindaco per bancarotta fraudolenta.
Dice la Guardia di Finanza, in merito alle truffe di Occhiuto, elencando i debiti prodotti dai suoi fallimenti: 2.407.461 euro Oltrestudio; 2.313.790 euro Moa; 6.587.854 euro, più 2.952.371 euro Mostre e Servizi Ingegneria. E tra i tanti piccoli debiti (si fa per dire… rispetto a quelli già elencati), Mario Occhiuto deve 28mila euro pure al Comune di Cosenza per tasse comunali mai pagate.
Come mai il consigliere D’Ippolito, che è anche avvocato, non ha detto una sola parola su questo? Come mai si accusano i cittadini e non si chiede al sindaco di fare il proprio dovere?
Eppure le carte della Finanza parlano chiaro… carte che hanno letto tutti, e per primi i suddetti consiglieri che hanno presto dimenticato.
Ecco, questo è quello che valgono: accusano gli altri e nascondono le truffe del loro boss. Così come fanno i mafiosi. Perché fanno parte tutti della stessa paranza masso/mafiosa.
Ovviamente questa cifra, i 28mila euro, è relativa al solo periodo che va dal 2012 al 2016, cifra che all’oggi è cresciuta e non di poco. Ma per i consiglieri lecchini i debiti di Occhiuto con il Comune non valgono. Lui può anche non pagare. A Cosenza, sempre secondo il consigliere D’Ippolito, le tasse comunali le devono pagare solo i caggi.
È questa la realtà umana che compone il consiglio comunale: pavidi, viscidi e complici, in tutto e per tutto, con il malaffare occhiutiano.
Ci piacerebbe sentire due parole dal consigliere D’Ippolito in merito alle tasse non pagate dal sindaco al Comune, ma state certi che nulla dirà: ha troppa paura che Occhiuto lo ricatti su chissà quale scheletro nell’armadio. Perchè è così che funziona tra mafiosi e intrallazzatori di professione: se tu accusi me, io accuso te. Ed è con questo metodo che Occhiuto gestisce la città da 8 anni.