Cosenza, sanità venduta. Il giro di soldi tra i Di Tommaso-Potestio e la figlia della pupa

Sono lontani i tempi in cui Giovanni Falcone, trucidato 29 anni fa da bombe di stato e di mafia, teorizzava la sua ricetta contro la corruzione, che sembrava l’unica possibile a quei tempi. Segui i soldi e trovi sempre i mascalzoni, diceva. Col passare degli anni la tecnica poi è diventata più sofisticata, intelligente. Finché la corruzione non ha conosciuto, grazie alla compiacenza di una magistratura anch’essa corrotta e mafiosa, nuove frontiere all’apparenza inattaccabili. A tutti i livelli.

Figuriamoci se dentro l’Asp di Cosenza, la più corrotta d’Italia, e dentro l’ufficio più pieno di euro che c’è, quello della spedalità privata, non si arrivava a conoscere livelli raffinatissimi di corruzione. Del resto è lì dentro, e soprattutto negli uffici comandati da Giuliana Bernaudo, non a caso definita da tutti la pupa dei boss della sanità privata, che si consumano le peggiori malefatte, perché si devono limare interessi mafiosi delle cliniche e la sete di denaro e potere della massoneria deviata.

Nell’Asp di Cosenza accade  tutto, o quasi, negli uffici comandati dalla Bernaudo, e l’utile idiota del commissario La Regina, dopo aver alzato la voce spostandola dalla Spedalità privata e trasferendola ai Laboratori di Analisi, è stato costretto ad abbassare le orecchie nominandola – sempre senza uno straccio di titolo – direttrice dell’UOC Tutela Disabili e Anziani attraverso la quale potrà continuare ad elargire decine e decine di milioni ai suoi boss. E così la pupa continuerà a fare i suoi traffici, certamente guidata dal più inquietante dei massoni lestofanti, il numero due dell’ufficio Spedalità privata, tale Giorgio Meo. E certamente ispirata dall’avvocatone Enzo Paolini e dai suoi compari in colletto bianco, che fanno il contrario di Robin Hood: rubano ai poveri per dare ai ricchi…

Ma la sua parte e i suoi conticini, la Bernaudo li ha fatti quadrare lo stesso in questo enorme giro di corruzione. A cominciare dalla figlia, sì la giovane figliola Alessia Greco. Fatta rientrare in tutta fretta da Roma, dopo un po’ di studi, per “acchiappare” con una società di comunicazione le fatture giuste da incassare sul conto corrente. Tutto normale e frutto del libero mercato? Non proprio, se è vero come è vero che la società che liquida queste fatture per comunicazione è la Anmic (Associazione nazionale mutilati e invalidi civili… ebbene sì speculano anche su mutilati e invalidi!!!) di quei mascalzoni dei Di Tommaso – padre e figlio -, Potestio e idegli Occhiuto – fratello grande e fratello piccolo.

Il giro quello è, lo sappiamo. Una società che opera nel campo della sanità privata accreditata e che guarda caso dipende, come sorti finanziarie, dagli uffici dell’Asp controllati dalla pupa Bernaudo. Come dire, Bernaudo chiude un occhio per gli amici Di Tommaso e Potestio e questi fanno lavorare la figlia nel campo della comunicazione. Più corruzione di questa è difficile rintracciarla, nemmeno poi così tanto raffinata a ben vedere. Talmente palese che è davvero difficile che non se ne sia accorto il Gattopardo del “porto delle nebbie”. Difficilmente non gli sarà arrivata sulla scrivania anche questa, una corruzione in formato classico, l’ennesima nell’Asp più corrotta che c’è.

Non a caso, certamente anche per questo, il solito idiota di La Regina ha pensato bene di rimuovere la Bernaudo (salvo poi darle un’altra UOC di uguale portata e comunque “affiliata”), ma di fatto aprendo una vera e propria intifada dentro l’ufficio specifico della Spedalità privata. Tutti i poteri forti sono a caccia della successione, con in testa Meo. È lui ora che vuole avere il comando delle operazioni, dopo averle gestite per anni nell’ombra guidando la pupa in tutte le sue operazioni. E se la Bernaudo ha vinto comunque la sua battaglia passando all’UOC affiliata, adesso c’è da sistemare la questione principale e c’è da giurare che il solito idiota continuerà ad abbassare le orecchie e a mettersi a cuccia. Da bravo.