Cosenza, sorveglianza agli attivisti: interrogazione parlamentare di Anna Laura Orrico (M5s)

«Ho depositato un’interrogazione parlamentare, rivolta al Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, riguardo le misure di sorveglianza speciale richieste dalla Questura di Cosenza nei confronti degli attivisti e sindacalisti cosentini impegnati da anni a difesa del diritto alla salute, del diritto all’abitare, alla parità di genere ed in difesa dei beni comuni e dei soggetti più fragili ed emarginati».
Lo afferma in una nota la deputata del M5S Anna Laura Orrico, già sottosegretario ai Beni culturali. «Vorrei capire e perciò mi appello al Ministro Lamorgese, che tipo di agibilità democratica vige in città, se, cioè, le prerogative costituzionalmente garantite di attività politica e sindacale, se i diritti civili e se il dissenso sono divenuti dei privilegi riservati a pochi fortunati oppure se è ancora possibile goderne ed esercitarli liberamente. Non credo che in una terra piagata dalla criminalità organizzata, dai diritti negati, e talvolta calpestati, da una classe dirigente spesso assente o, addirittura, collusa i principali nemici della collettività, indicati finanche come socialmente pericolosi, possano essere additati fra chi denuncia pubblicamente le terribili condizioni in cui i calabresi vivono e le relative responsabilità politiche».

«La vicenda, che ha generato un moto di indignazione nell’opinione pubblica e nella società civile calabrese nonché nelle università e nelle istituzioni locali, ha ormai interessato un palcoscenico nazionale tanto che anche Michele Rech, noto al grande pubblico come Zerocalcare, ha preso posizione esprimendo solidarietà agli interessati del provvedimento – riguardante, ricordiamolo, anche giovani studenti universitari attualmente incensurati – attraverso la realizzazione di un suo lavoro inedito. Per tutte queste ragioni – conclude Anna Laura Orrico – ho chiesto al Ministro dell’Interno se queste misure di prevenzione, che comportano gravissime restrizioni della libertà personale, pregiudizievole per le attività di studio e lavoro dei destinatari, solitamente riservate ai mafiosi, non debbano essere revocate».