La “miseria” giuridica e la pochezza di questa inchiesta sta tutta nei numeri: dei 38 arrestati, 29 ai domiciliari, 2 all’obbligo di firma e solo il resto è finito in cella.
Viene meno ogni forma di pericolosità sociale per il GIP che ha deciso di adottare queste blande misure di “reclusione”. Non siamo di fronte ad una agguerrita banda mafiosa. Lo dicono gli stessi magistrati. L’incolumità fisica e sociale dei cittadini non è mai stata in pericolo. Ma nonostante ciò la prima cosa che viene da chiedersi è: ma se quasi il 90% degli arrestati è stato messo ai domiciliari perché tutte quelle macchine della polizia e della finanza che da stamattina impazzano a sirene “spietate”per la città?
In fondo, notificato all’atto di restrizione ai domiciliari agli interessati, a Fera poteva dirsi finita, eppure sembrava che in galera fosse finita mezza città a vedere gli uomini e i mezzi usati. Mah! E’ chiaro che avevano la necessità di dare una immagine dell’operazione ai cittadini come se stessero arrivutannu a città.
Invece in galera alla fine sono finiti solo in 7, bastavano tre macchine. Questo la dice lunga sulla pubblicità ingannevole messa in atto dalla procura per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica da ben più importanti faccende: la corruzione e la cupola politica/massonica/mafiosa che governa la città. Altro che macchine taroccate!
Ripeto: su 38 ordinanze, 31 sono ai domiciliari. Ognuno può capire da sé la serietà di questa operazione da questi numeri. E poi lo diciamo da tempo che quel camuffo di un Cozzolino era in procinto dal mettere a segno “un colpo mortale al narcotraffico cosentino”.(http://www.iacchite.com/le-inchieste-di-quel-camuffo-di-un-cozzolino/).
Lo abbiamo spiegato altre volte: oltre a ripulire l’immagine del procuratore Spagnuolo che ha deciso di fare un accordo con Occhiuto per non arrestare Potestio, Cucunato e Pecoraro, in cambio dell’assunzione al Comune del nipote a dirigente alla Cultura, questa era l’operazione per ripulire principalmente quel togato di un Cozzolino. Per non parlare della polizia stradale.
Quel marlonbrando di un Cozzolino come si sa è il braccio operativo dell’intrallazzo al Tribunale, colui il quale fa il lavoro sporco: prende le bustarelle, insabbia, ammuccia, corrompe e tutto il repertorio. E siccome da tempo non faceva nient’altro se non questo, cioè coprire gli amici degli amici, aveva bisogno anche lui di essere ripulito, ed ecco la sua bella operazione. Così semmai dovesse arrivare un’ ispezione al Tribunale può dire che qualcosa l’ha fatta. Siamo veramente messi male. L’operazione di oggi è una grande e grossa presa per il culo. Solo fumo negli occhi.
E’ giusto che chi ha sbagliato paghi, se ha sbagliato però. E che questo, così come fa quello spudorato di un Cozzolino per i suoi amici mafiosi politici, sia provato oltre ogni ragionevole dubbio anche quando si tratta di presunti spacciatori.
Prendono un po’ di gente così a casaccio che vende un po’ di fumo e su questo costruiscono la grande operazione per far tacere l’opinione pubblica sull’inadeguatezza del Tribunale. Per far vedere che fanno qualcosa. Ma i problemi veri ci sono sempre.
In primis la corruzione. che è il male assoluto della città. E’ chiaro a tutta la città oramai che il Tribunale di Cosenza va a due velocità: sui deboli abbatte la scure della Giustizia e per i potenti sciacqua Rosa e viva Agnese.
GdD