Cosenza. Un anno col “nuovo” sindaco, Comitato Piazza Piccola: “Caruso? In perfetta continuità con Occhiuto”

dalla pagina FB del Comitato Piazza Piccola

Bilancio di un anno d’amministrazione Caruso ❗

È passato quasi un anno dall’insediamento dell’attuale amministrazione comunale, subito costretta a fare i conti con le macerie lasciate dalla giunta Occhiuto.
Una città sull’orlo del default, nella quale è difficile anche garantire i servizi minimi ai cittadini. Chi come noi non vive in una sfera di cristallo, ma frequenta i marciapiedi e i luoghi di lavoro, sa bene cosa significhi per un’ampia fetta di cosentini rinunciare ai servizi pubblici o vedere le tasse comunali raddoppiate.

Preso atto di ciò e concesse le attenuanti del caso, senza troppi giri di parole, riteniamo l’operato della giunta Caruso assolutamente insufficiente. Per quanto riguarda le problematiche del centro storico non c’è stata alcuna novità tra l’amministrazione precedente e quella attuale.

Caruso ha frequentato assiduamente il quartiere durante la campagna elettorale ma da quando è sindaco nessuno lo ha più visto. Il problema ovviamente non è questo, ma il dover constatare che per il centro storico non è stato fatto nulla di rilevante. Degrado e assenza di servizi prima, degrado e assenza di servizi ora. Anzi, per alcuni versi è ancor peggiore, se si pensa che da oltre sei mesi ha chiuso l’unica sede di Poste Italiane e i cittadini sono stati privati di un servizio fondamentale, soprattutto per le persone più anziane.

Le promesse elettorali e gli impegni assunti da Caruso non sono andati oltre il volantino acchiappa voti. Ma c’è di peggio. Il minimo sarebbe stato cestinare totalmente i progetti di Occhiuto, inutili e dispendiosi, invece l’amministrazione Caruso ha confermato e rilanciato la costruzione del Museo di Alarico (consigliamo di leggere l’intervista all’assessora Incarnato) e a rigor di logica farà lo stesso con il fiume navigabile e l’ovovia. La motivazione è sempre la stessa “altrimenti i fondi si perdono”, quindi ci si ostina a portare avanti progetti inutili solo per non perdere i fondi, non considerando nemmeno la possibilità di una parziale revisione dei progetti.

In una città dove non si riesce a mantenere una scala mobile (discesa della provincia) aperta, si pensa a costruire un’ovovia ed altre opere che richiedono costi di gestione e manutenzione aldisopra delle nostre possibilità. Una logica miope che ci mortifica; le opere si realizzano se utili alla città non per spendere denaro pubblico. Dopo dieci anni di chiusura al dialogo, attacchi e invettive di ogni tipo portate avanti da Occhiuto e dai suoi servi sciocchi, ci saremmo aspettati almeno nel metodo un netto cambiamento, ma così non è stato.

Quando sarà invitata la popolazione a dialogare e decidere sui 90 milioni dei fondi cipe? Quando si aprirà un dibattito sul futuro della città storica? Quando sarà intavolata una discussione con al centro i cittadini sul rilancio delle tradizioni, su quello culturale ed economico di questo pezzo di città?

Nessun processo di confronto tra amministrazione e abitanti del centro storico. Per andare nel particolare, oltre alla questione della chiusura delle poste, della conferma dell’agenda Occhiuto e del mancato confronto, possiamo citare altre annose questioni. Una riguarda la convivenza con la comunità Rom, sempre più difficile e problematica, con il rischio di un conflitto ancora più acceso tra residenti.

Durante la campagna elettorale e nei decenni di opposizione, si chiedeva a gran voce un “ censimento” della popolazione invisibile del centro storico ed una regolarizzazione, per garantire l’accesso ai servizi, per sistemare le problematiche legate a scuola, differenziata e salute, per questioni di pura sicurezza in caso di calamità estreme e di eventuali soccorsi. Se domani malauguratamente avvenisse una forte scossa di terremoto con crollo di immobili, non sapremmo nemmeno chi cercare sotto le macerie. Non esiste una politica di integrazione e di superamento dello stato in cui vivono alcuni abitanti del centro storico. Il rischio è quello che l’inaccessibilità di alcuni posti, l’essere nascosti agli occhi dei più e la condizione di povertà estrema creino le basi affinché questa fetta di popolazione diventi manovalanza della criminalità fino a costituire un serio problema di ordine pubblico. Abbiamo già vissuto gli errori passati con il trasferimento dai Gergeri, e dovremmo aver imparato che la marginalizzazione e la ghettizzazione sono le ricette che danno respiro e prosperità all’illegalità.

Crediamo che l’integrazione avvenga attraverso una forte volontà politica ed una visione di superamento dello status attuale, investendo su lavoro, istruzione, cultura e reddito diretto ed indiretto.

Il depotenziamento continuo sul centro storico sembra non fermarsi mai. Tutti i servizi e uffici pubblici che vi erano situati sono stati spostati man mano nel centro città, gli ultimi sono l’ufficio di Ecologia oggi e quello della polizia municipale, che nel loro piccolo garantivano un minimo di ascolto per quanto riguarda i casi di abbandono di rifiuti e piccole problematiche legate a disservizi nel quartiere. Crediamo che sia arrivato il momento di invertire il trend e iniziare a riportare funzioni utili ai cittadini nella città storica, come gli uffici dei servizi sociali o l’anagrafe

L’unica risposta è far rivivere il centro storico ridandolo ai cittadini, riportando questi importanti uffici nelle sedi storiche e di rilevanza culturale ed architettonica invece che relegarle in una ex scuola e in un centro commerciale.
Ci chiediamo inoltre se, in una situazione di dissesto, siano state riviste tutte le assegnazioni di luoghi e palazzi pubblici ad enti e fondazioni, e se gli assegnatari diano un reale ritorno alla comunità residente e alla città, e se proseguano gli obbiettivi annunciati. In molti casi a noi risulta il contrario.

È emblematico che ancora oggi si assista alla chiusura su via Petrarca, a Portapiana e alla Motta. Gli interventi di mitigazione e risoluzione del dissesto idrogeologico tardano ad arrivare e a farne le spese sono sempre di più i residenti e chi opera e investe nel centro storico, compresi gli istituti comunali, provinciali, regionali e statali siti qui. Ancora ad oggi il muro di contenimento di Sant’Agostino giace in condizioni disastrose con la vegetazione che ha preso il sopravvento. E ancora possiamo ricordare il ponte di via Oberdan, lo stato di assoluto degrado di via Asmara, Rivocati e piazza Amendola. La mancata cura e manutenzione del verde, soprattutto nel Crati e nel Busento. I bocs art totalmente abbandonati; il palazzetto di Casali; le piscine e i campetti del lungofiume; le scale diroccate che portano alla galleria nazionale. La mancanza di un piano d’emergenza e le vie di fuga.

Assistiamo al lento deteriorarsi delle edicole votive. Il prossimo crollo della ficuzza, l’abbandono della villa vecchia e del vallone di Rovito, la distruzione continua delle fontane dei tredici canali.
Il randagismo sta creando tanti problemi con branchi di cani che girovagando a notte fonda costituiscono un pericolo per i residenti e provocano disagio con la differenziata, poiché le buste che vengono disseminate dappertutto.
Segnaliamo, inoltre, l’assoluto abbandono e il pericolo rappresentato dall’ex hotel jolly. Crediamo sia totalmente fuorilegge lasciare un cantiere aperto, accessibile a chiunque, con materiale sparso qua e là, senza parapetti e segnalazioni. Un miracolo che ancora ad oggi nessuno si sia fatto male.

Chiediamo anche una parola sul caso di Giampiero Tarasi; l’amministrazione comunale deve decidere da che parte stare, ma soprattutto dare un sostegno a famiglia ed amici promuovendo azioni volte a far sì che ciò che è successo lì non avvenga più in nessun altro punto della città.

Ed ancora, ci chiediamo che prospettive si hanno dal punto di vista turistico? Oltre ai soliti 4/5 Concerti estivi, come si pensa di avviare una stagione turistica ormai inesistente da decenni? Crediamo che si debba lavorare già da ora nella sua costruzione coinvolgendo i cittadini, i commercianti, il mondo culturale urbano, le associazioni e i gruppi che si impegnano quotidianamente per garantire cultura in questa città. Bisogna potenziare l’offerta turistica e farlo coinvolgendo anche gli enti ecclesiastici, i grandi attrattori e creando nuovi posti di lavoro in questo settore.

Abbiamo tanto da offrire, tanto da mostrare e preferiamo lasciarlo abbandonato. Crediamo che a Cosenza si possa costruire un turismo sano, che non sia di puro consumo, un turismo slow, che lasci tanto ai turisti, che sia fatto di scambi culturali, di vicinanza e conoscenza, di solidarietà , di immersione reale nelle nostre storie e tradizioni. L’autentico è un valore che tanti hanno perso e noi dobbiamo evitare di musealizzare o rendere vetrina il centro storico di Cosenza.

Chiudiamo sul punto più dolente. I palazzi privati. Crediamo che in tal senso siamo ancora all’anno 0. Le ordinanze fatte da Caruso rappresentano una presa in giro e l’ennesima foglia di fico. Ordinanze che erano state già emesse da Occhiuto e che potevano quindi essere riprese e portate avanti seguendo un iter già iniziato. Quello di Caruso rischia di essere un reset che avvantaggia solo i privati.
Crediamo che alcuni di essi, infatti, siano arrivati ai limiti dell’arroganza, e per questo chiediamo soluzioni forti e celeri. Altri ancora, invece, ci segnalano che più volte hanno espresso la volontà di cedere al comune degli immobili e che questi puntualmente ha rifiutato.
Chiediamo che l’amministrazione individui i palazzi da acquisire, requisire o espropriare. Serve un piano aggiornato di tutti gli edifici del centro storico, in modo da poter iniziare una reale messa in sicurezza e conservazione del patrimonio paesaggistico e, soprattutto, un piano che sia idoneo ad identificare gli edifici che possono avere funzioni di pubblica utilità, evitando che continuino ad essere lasciati ad un logorio predestinato.
Quanti edifici potrebbero diventare uno spazio per tutti i cittadini? Quante associazioni benefiche, abitanti e non solo potrebbero usufruire di quegli spazi restituendo dei servizi al territorio?
Molti degli immobili del centro storico potrebbero costituire delle abitazioni, osteggiando la massiccia gentrificazione in atto, e dando una sferzata all’emergenza abitativa, e/o accogliendo giovani e studenti.

Di queste e altre opere ne beneficerebbe anche la stessa amministrazione in termini di offerta, con un miglior uso dei soldi pubblici ed eliminazione degli sprechi.
Chiediamo, quindi, un piano particolareggiato per il centro storico e la messa in pratica di un quadro strategico che sia definitivo e valorizzi il territorio una volta per tutte.
A tal proposito, ci teniamo a chiarire come la retorica ampiamente usata dalle amministrazioni non regge. I privati non residenti non sono un problema insormontabile; si può e si deve requisire immobili abbandonati e pericolanti.

Vi è una normativa ad hoc e la giunta comunale ha piena facoltà di collaborare con l’Aterp e la regione per la requisizione degli immobili da poter destinare ad usi sociali e di pubblica utilità. Di fatto, è nel lontano 2016 che la Regione Calabria, con delibera n°66, approvó lo statuto per la costituzione dell’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica regionale (ATERP) e rammentiamo che tra le funzioni di indirizzo e competenze della stessa rientrano:
1)l’acquisto e la requisizione di beni immobili da destinare all’edilizia pubblica, sia da enti pubblici che privati
2)il controllo e la gestione del patrimonio edilizio residenziale pubblico
3)l’istituzione e la stipulazione di progettazioni partecipate tra enti per la riqualificazione urbana ed il mantenimento degli standard di sicurezza.
Chiediamo che, finalmente, vengano attivati i vari strumenti istituzionali a disposizione. Perché questi continuano ad essere ignorati? Chiediamo che siano usati e richiesti tutti i fondi destinati al centro storico. Sappiamo bene che ci sono e che, oltre ai fondi regionali, attraverso le risorse elargite tramite in PNRR è possibile accedere ad ingenti somme per agire in maniera concreta sul centro storico. Nonostante ciò la giunta comunale non ha minimamente menzionato il centro storico per quanto riguarda il PNRR.