Mentre tutte le poltrone di procuratore capo – Catanzaro, Crotone, Paola – sono state occupate, quella della procura di Cosenza resta ancora vacante. Un dettaglio apparentemente insignificante, ma che, per chi conosce le dinamiche della giustizia a Cosenza, assume un peso significativo. Lasciare per ultima questa nomina non sembra casuale né legato a una semplice lista d’attesa. La nomina del procuratore capo di Cosenza richiede, evidentemente, un consenso più ampio rispetto ad altre procure. Non bastano le solite spinte politiche o di corrente; è necessaria anche l’approvazione delle potenti cricche massomafiose che controllano gran parte dell’economia pubblica e cittadina oltre a vasti giri di riciclaggio di denaro sporco. Serve tempo, diplomazia, e inclinazione al compromesso, prima di scegliere di chi occuperà la poltrona. Ecco perché a Cosenza l’approvazione pesa particolarmente, in gioco c’è una enorme mole di denaro la cui libera circolazione è garantita del famoso Sistema Cosenza, che nessuno vuole mettere in discussione.
Diventa quindi cruciale collocare nei posti chiave, come quello del procuratore capo, persone che garantiscano il mantenimento dello status quo, evitando che la “nebbia” che avvolge il Palazzo di Giustizia venga diradata. Chiariamo subito che non può essere commesso nessun errore nella scelta. Già da tempo sono state rassicurate tutte le parti coinvolte affinché nessuno si senta escluso. La poltrona, che fu di Cavalcanti, Nicastro, Serafini, Granieri e del “Gattopardo,” sarà presto assegnata.
La sfida, il cui titolo – ironico – potrebbe essere tranquillamente “una poltrona per due” è tra Vincenzo Luberto e Vincenzo Capomolla, ovvero uno peggio dell’altro ma il favorito è senza dubbio il secondo. Fosse dipeso solo dai fratelli, la scelta sarebbe ricaduta di sicuro su Vincenzo Luberto. Ma le parti da accontentare sono tante e Luberto, seppur figura “apprezzata” nel giro, ne ha combinate di tutti i colori e per questo la sua nomina potrebbe essere accolta dall’opinione pubblica come una provocazione. Un rischio che in un momento di forte conflitto con il potere politico, la categoria dei magistrati non può correre. Il nuovo procuratore capo deve rappresentare, agli occhi dei cosentini, il ripristino della legalità – a nonna e sempre ironicamente – nel porto delle nebbie. E francamente, Luberto poco incarna questa figura.
Luberto resta comunque un avversario da non sottovalutare. Ha dimostrato in più occasioni di avere forti santi in Paradiso, e non è detto che in queste ore non stia provando a smuovere le acque per tentare il colpaccio. Anche se ciò resta una impresa difficile per Luberto: la sua figura è troppo compromessa, e c’è chi, specie tra i magistrati massoni, gli stessi che gli hanno sempre perdonato tutto, lo considera, sotto il profilo professionale e di immagine, ormai irrecuperabile. Non è più un nome spendibile, anzi. E i suoi oppositori non vedono l’ora, se questa attesa dovesse protrarsi, a tirare fuori la prova delle prove che lo metterà al tappeto. Poche ore ancora…
La scelta, a questo punto, dovrebbe cadere sul dottor Vincenzo Capomolla, unico candidato rimasto in gioco. Una scelta che appare obbligata. E, in quanto tale, può dirsi già fatta. Ma com’è possibile che un magistrato serio e integerrimo come Capomolla possa star bene anche agli amici degli amici? La domanda sorge spontanea, visto che non è mai successo che qualcuno abbia occupato la poltrona da procuratore capo senza il parere favorevole dei fratelli. E qui le cose sono due: o sta per cambiare davvero l’aria in procura, oppure la nomina di Capomolla può considerarsi al pari di quelle di Pierpaolo Bruni, Camillo Falvo e Fabio Catalano, promossi dopo aver promesso di dimenticare tutto ciò che avevano scoperto nelle loro indagini sull’operato di molti personaggi di spicco della politica locale e nazionale nel Sistema Cosenza. La promozione in cambio del silenzio.
E non è peregrino pensare che anche per il dottor Capomolla sia scattato questo meccanismo, dato che anche lui ha lavorato sull’informativa Sistema Cosenza. Di più, il dottor Capomolla non solo conosce tutte le dinamiche legate al voto di scambio politico-mafioso degli anni passati, ma conosce anche le ultime dinamiche legate alle infiltrazioni mafiose nel comune di Cosenza e al sistema di corruzione che pervade ogni ufficio pubblico. Conosce i nomi di chi è coinvolto nel Sistema Cosenza e ha le prove per poterlo dimostrare: materiale e testimonianze dirette che confermano l’esistenza del Sistema, e svelano l’identità di chi lo compone. E tutto questo dovrebbe essere un problema per gli intrallazzatori seriali nostrani, e invece tutti sembrano contenti dell’arrivo di Capomolla. E non è un plauso solo di facciata. Nessuno sembra realmente preoccupato che Capomolla, dall’alto delle sue conoscenze, possa scoprire altarini fino ad oggi rimasti segreti. Tutti si dicono sicuri che la procura continuerà ad essere il porto delle nebbie che è sempre stato, e Cosenza continuerà ad essere considerata un’isola felice. E questo cozza con la figura professionale di Capomolla. Ma così è.
Se Vincenzo Capomolla sarà effettivamente scelto, come ormai sembra inevitabile, la sua figura porterà con sé interrogativi e aspettative contrastanti: sarà davvero un simbolo di cambiamento e legalità, oppure un altro tassello nell’eterno gioco di continuità del Sistema Cosenza? Il consenso unanime e trasversale attorno al suo nome, nonostante la sua approfondita conoscenza delle dinamiche corruttive locali, lascia spazio a dubbi sulla reale portata del suo incarico. Da Monterosso Calabro, suo paese d’origine e da Catanzaro, la città che l’ha adottato, non hanno nessun dubbio. Così come ha fatto il suo “capo”, zio Nicola Gratteri da Gerace, Capomolla è già pronto a bere l’acqua du Zumpu… Stiamo parlando dell’acqua proveniente dall’acquedotto dello Zumpo che – come potete leggere in basso – ha qualità insuperabili. In pratica, riesce a fare “dimenticare” tutto quello di scabroso e di “pericoloso” di cui si viene, per qualsiasi motivo, a conoscenza. Anzi, qualcuno dice che non solo l’ha già bevuta ma ne ha una scorta praticamente infinita per rassicurare anche il “fratello” più scettico sulla sua “fedeltà” al sistema.
CHE CIS’E’ L’ACQUA DELLO ZUMPO
Fonte: Ufficio Stampa Comune di Cosenza – 14 aprile 2000 –