Alessia Mirabelli è entrata in quella maledetta auto e non è riuscita a guidarla, nel senso che i suoi piedi non arrivavano alla pedaliera della frizione, del freno e dell’acceleratore e le sue mani non raggiungevano il volante. Questo è l’esito della prova fatta il 9 ottobre scorso sulla Volkswagen Up di proprietà della famiglia Molinari e disposta dalla procura di Cosenza su espressa richiesta della famiglia di Ilaria Mirabelli, la giovane donna cosentina che ha perso tragicamente la vita a Lorica il 25 agosto scorso in un presunto incidente. Senza se e senza ma. Poi è chiaro che ognuno dei presenti avrà tratto le sue conclusioni e che il consulente di parte della famiglia Molinari – tale Angelo Costa – si sarà innervosito e si è innervosito ancora di più – insieme all’ineffabile penalista Nicola Rendace che segue il rampollo della dinastia – quando ha letto queste righe. Non rinunciando, tuttavia, a eseguire una tragicomica perizia di parte nella quale continua ad affermare il falso.
Ma la verità nuda e cruda è questa, è stata finalmente “certificata” dalla perizia da parte dei consulenti della procura Fausto Carelli Basile, Bernardo Cavalcanti e Vannio Vercillo e giorno dopo giorno appare in maniera sempre più schiacciante: quel maledetto pomeriggio alla guida di quella maledetta auto non c’era Ilaria ma Mario Molinari. Come del resto hanno messo nero su bianco anche quattro testimoni, che hanno già regolarmente firmato le loro deposizioni in procura.
Alessia Mirabelli è entrata in quella maledetta auto per una vera e propria prova d’amore con gli occhi gonfi di lacrime e il cuore in tumulto perché sua sorella lì dentro ha vissuto gli ultimi momenti della sua breve esistenza. Conosceva già il risultato di quella prova perché non ha mai dubitato un secondo della verità e cioè che Ilaria non poteva essere alla guida di quella brutta e sporca autovettura. Quando i suoi piedi (e lei calza scarpe numero 39 mentre Ilaria aveva il 36…) in maniera incontrovertibile non sono arrivati alla pedaliera è apparsa in maniera schiacciante anche la squallida manovra di quel carabiniere del quale non vogliamo neanche citare il nome, il quale ha avuto il barbaro coraggio di scattare foto e dichiarare nel suo sporchissimo referto che alla guida c’era Ilaria. E quando la verità su chi fosse alla guida emergerà in maniera definitiva dovrà pagare caro per quello che ha tentato di fare ovvero dichiarare e dimostrare il falso per proteggere il soggetto che ha provocato questo incidente.
Il legale della famiglia Mirabelli, Guido Siciliano, e il consulente. l’ingegnere Fabrizio Coscarelli, sono stati costretti a perdere giorni e giorni di tempo sulla questione della guida dell’auto perché il Molinari e coloro che lo proteggono ancora oggi negano l’evidenza ovvero che alla guida ci fosse lui. Ed era dunque necessaria anche la prova fatta ieri nel deposito del soccorso stradale dell’Aci dove si trova quella maledetta macchina ancora sotto sequestro. Il consulente della procura, l’ingegnere Fausto Carelli Basile, ovviamente presente, ha visto e annotato tutto. E le conclusioni del suo lavoro sono già note da qualche giorno alle pm che seguono il caso, Donatella Donato e Mariangela Farro. E non lasciano spazio ad equivoci. Tanto che le pm hanno chiesto l’arresto di Molinari, sul quale il Gip Letizia Benigno ad horas deciderà.
La procura di Cosenza, dunque, ha preso una decisione. Perché se nell’immediatezza dei fatti qualcuno che dice di servire lo stato ha convinto il pm Donato a commettere uno strafalcione incredibile aprendo un fascicolo per… omicidio colposo contro ignoti, la situazione ormai è cambiata e non solo perché la famiglia di Ilaria ha deciso di denunciare Mario Molinari. Una volta acclarato che ci troviamo davanti come minimo ad un omicidio stradale – come doveva essere chiaro subito fin dall’inizio -, la procura di Cosenza non poteva esimersi dal richiedere una misura cautelare nei confronti del Molinari, come avrebbe dovuto fare fin dall’inizio di questa terribile storia. Ma il tempo è galantuomo. Sempre e comunque.