Cosenza. Verità per Ilaria. Carabinieri buoni e carabinieri cattivi, ai confini del male

Cosa succede immediatamente dopo il presunto incidente a Baracchella di Lorica domenica 25 agosto? Sono passati cinque mesi e mezzo e ancora non lo sappiamo. O meglio, chi dirige le indagini ormai un’idea se l’è fatta ma non siamo ancora davanti a certezze che invece dovrebbero essere assodate. Anche perché in questa storia ci sono un bel po’ di… carabinieri e non tutti sono buoni e onesti. Anzi, sicuramente ce n’è uno “cattivo”, eppure nessuno, nonostante sia passato tutto questo tempo, l’ha smascherato per come merita. 

I primi due quesiti dai quali non si può prescindere sono: chi ha chiamato i soccorsi e a che ora? Con enormi difficoltà siamo riusciti a ricostruire i passaggi necessari per rispondere alle due domande. Il primo ad attivarsi per i soccorsi è stato un vigile del fuoco che era di passaggio nei pressi dell’accaduto. Sul posto c’era un vigile del fuoco che lavora a San Giovanni in Fiore. Conosciamo il suo nome e presumiamo – anzi oggi lo sappiamo per certo – che lo conoscano anche coloro che dirigono le indagini… Che lo hanno interrogato, così come i suoi colleghi che sono intervenuti poco dopo.

Il pompiere ha visto Ilaria Mirabelli a terra e ha chiamato la centrale dei vigili del fuoco intorno alle ore 17,10 per avvisare i colleghi di quanto era accaduto e che c’era una donna a terra. Stava lì da qualche minuto, era di passaggio e non era in servizio. La centrale, di conseguenza, appena ricevuta la comunicazione, ha immediatamente chiamato il 118, che ormai da qualche tempo ha un numero unico per le emergenze. Risponde Catanzaro, che gira subito le chiamate alle zone interessate.

Dunque, possiamo affermare con assoluta certezza che Mario Molinari, nei momenti successivi al presunto incidente, non pensa assolutamente a chiamare i soccorsi ma fa altro. E se è vero – com’è vero – che il presunto incidente avviene tra le 16 e le 16,15 abbiamo circa un’ora di “buco” nel corso della quale qualcosa dev’essere accaduto. O meglio, il Molinari sicuramente prende il telefono e chiama qualcuno ma non i soccorsi. Più probabilmente invece suo padre. Ma non solo. Quali telefonate o ricerche sul web ha effettuato l’indagato subito dopo la morte della ragazza? E quando arrivano sulla scena del presunto incidente i due ragazzi – Antonio Zinno e Samantha Di Modica – che sono comunque nelle vicinanze? E chi è che prende in consegna il cane – Lupetta – di Ilaria, che invece sparisce dalla scena per poi essere ritrovato in un secondo momento a giorni di distanza dai fatti? 

Ma torniamo ai soccorsi. L’ambulanza del 118 di San Giovanni in Fiore, allertata dalla centrale operativa del 118 che a sua volta è stata chiamata dalla centrale dei vigili del fuoco, arriva sul posto intorno alle 17,35. L’equipaggio ha usato il defibrillatore, constatato che la vittima non aveva subito decapitazione. I vigili del fuoco di San Giovanni in Fiore, dal canto loro, erano impegnati in un intervento nella zona del monte Pettinascura, e sono giunti sul posto circa 50 minuti dopo l’ambulanza.

L’intervento dell’ambulanza del 118 di San Giovanni in Fiore è durato pochi minuti, dal momento che Ilaria purtroppo era già deceduta e per lei non c’era più niente da fare. E il mezzo se ne va via vuoto perché Mario Molinari risulta praticamente illeso, non ritiene di farsi trasportare in ospedale e con tutta probabilità ha già qualcuno al suo fianco che lo supporta… Già, ma chi? Anche in questo caso ormai chi dirige le indagini un’idea se l’è fatta. Non sappiamo, al momento, se sul posto quando interviene l’ambulanza, c’è già qualcuno oltre a Molinari. Di sicuro, sappiamo che arriva sul posto il maresciallo Luca Pagliara, vicecomandante della stazione dei carabinieri di San Giovanni in Fiore, che è certamente il carabiniere che effettua i primi rilievi e che di sicuro non è in servizio, cisto e considerato che chi l’ha visto sul luogo del presunto incidente giura di averlo individuato facilmente per la sgargiante maglia arancione che indossa… Luca Pagliara con tutta probabilità è stato avvisato da qualcuno. Ma di sicuro non è lui che chiama i soccorsi. Su questo non ci piove.

Insieme all’ambulanza del 118 di San Giovanni in Fiore arriveranno anche i colleghi carabinieri di Pagliara di San Giovanni in Fiore e naturalmente il padre di Mario Molinari, che in molti hanno visto sul luogo del presunto incidente insieme al maresciallo Pagliara.

Non conosciamo ancora oggi i dettagli dei rilievi effettuati da Luca Pagliara ma qualcosa qui e là siamo comunque riusciti a sapere. Sembra assodato che Pagliara è il primo a scrivere che alla guida c’era Ilaria Mirabelli e purtroppo è altrettanto assodato che Pagliara non pensa incredibilmente a sequestrare l’area del presunto incidente o quantomeno a transennarla, comunque a “proteggerla”. Niente di niente. E a quanto pare non ci pensano neanche i suoi colleghi di San Giovanni in Fiore, che per quanto se ne sa arrivano sul posto dopo Pagliara. E se i carabinieri sono arrivati insieme all’ambulanza intorno alle 17,35 e hanno trovato Pagliara già lì, a che ora sarà arrivato l’ineffabile carabiniere in maglia arancione? A questa domanda potrebbe rispondere il vigile del fuoco che per primo si è attivato a chiamare i soccorsi ed è auspicabile che qualcuno gliel’abbia chiesto.

Sempre per quanto ne sappiamo, c’è chi dice che tra Luca Pagliara e i suoi colleghi carabinieri che sono intervenuti successivamente c’è stato – per usare un eufemismo – qualche battibecco. E non dev’essere stato un caso se le indagini sono passate quasi subito al comando provinciale dei carabinieri di Cosenza. 

Ma qui sorge un’altra, anzi più domande rispetto all’atteggiamento del carabiniere Pagliara. Si presume che sia stato proprio lui ad informare la procura di Cosenza e in particolare la pm Donatella Donato dello stato delle cose. E dev’essere stato proprio lui a “tranquillizzare” il magistrato e a convincerla a non recarsi sul posto. Perché, anche se la pm Donato risultava in ferie, davanti ad uno scenario come quello del presunto incidente di Lorica, non ci sarebbe stata una “giustificazione” valida per non intervenire. A meno che invece della pm Donato ci sia stato qualcun altro che abbia fatto da intermediario… E anche in questo caso chi dirige le indagini – così come noi umili cronisti al servizio dei nostri lettori – un’idea dovrebbe essersela fatta… In ogni caso, la pm Donato sa benissimo chi l’ha chiamata, chi l’ha “tranquillizzata” falsamente e chi invece le ha aperto gli occhi.

Ma torniamo ai carabinieri. Quelli di San Giovanni in Fiore, che sempre per quanto ne sappiamo, hanno già sugli zebedei l’ineffabile Pagliara per i suoi famigerati trascorsi di rilievi taroccati per i quali è andato sotto processo ed è stato sospeso per anni, non solo gli dicono in faccia quello che pensano ma provvedono a informare il comando provinciale, che infatti praticamente subito prendono in mano la direzione delle indagini direttamente dalla procura di Cosenza, che con il passare delle ore inizia a capire la gravità della situazione.

Tutto questo, tuttavia, non impedisce alla pm Donato – o a chi per lei – di aprire inspiegabilmente un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti, che sembra chiaramente una manovra per prendere tempo in attesa della “reazione” della famiglia della vittima.

Comunque, a partire dal momento nel quale i carabinieri del comando provinciale di Cosenza prendono in mano le indagini spodestando Pagliara, la situazione cambia radicalmente e iniziano a fioccare anche i testimoni. Sì, perché i carabinieri che finalmente si sono resi conto della situazione, non esitano a informare i cronisti dei media nazionali che ci sono almeno due testimoni che hanno già dichiarato in maniera disarmante che alla guida dell’auto non c’è Ilaria, ma Mario Molinari.

Luca Pagliara e Antonio Molinari

Ricapitolando: qui siamo davanti a un classico caso di… carabinieri buoni e carabinieri cattivi. Quelli buoni stanno finalmente svolgendo il loro lavoro, quello certamente cattivo ovvero Pagliara ha fatto di tutto per imbrogliare e taroccare le carte e i rilievi e non è stato sputtanato a dovere dai suoi colleghi che magari a muso duro gli hanno detto quello che pensano ma non hanno proceduto a denunciarlo perché questo avrebbero dovuto fare. Dunque, siamo al cospetto di un’altra vicenda tipica dell’Italietta de noantri: ci sono i carabinieri buoni e i carabinieri cattivi… Esattamente come è già accaduto in tanti altri casi.

Per esempio, come resistere a non fare un parallelo con il caso Bergamini? Anche in quella circostanza c’era un carabiniere cattivo e ambiguo che ha clamorosamente taroccato tutti i rilievi ed era il brigadiere Barbuscio, che soltanto dopo anni è stato dipinto per come meritava. Noi adesso ci auguriamo che il maresciallo Pagliara venga finalmente inchiodato davanti alle sue grosse responsabilità e riveli chi l’ha chiamato e chi l’ha “pilotato”. Per fortuna, siamo ancora in tempo per risalire a quelli che possiamo definire i confini del male, quantomeno per rendere un minimo di “giustizia” ad Ilaria.