Della situazione di emergenza dell’ospedale dell’Annunziata, con particolare riferimento al Pronto soccorso, della necessità di potenziare gli organici del personale sanitario e della risalita dei contagi da Covid-19, si è occupata la Commissione sanità del Comune di Cosenza, presieduta dal consigliere Giuseppe Ciacco, che dopo aver incontrato nelle scorse settimane a Palazzo dei Bruzi una delegazione di medici dell’Ospedale dell’Annunziata, in rappresentanza delle sigle sindacali del comparto medico del presidio ospedaliero cosentino, ha ospitato in audizione il commissario straordinario dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, Isabella Mastrobuono. Ad accompagnarla anche il Covid Manager dell’Annunziata Franco Cesario e il Capo Dipartimento e primario dell’Unità di Anestesia e Rianimazione del presidio ospedaliero cosentino Pino Pasqua…
Appena ha preso la parola il Commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera Isabella Mastrobuono ha subito smentito, come era stato sostenuto dai rappresentanti sindacali del comparto, che l’Ospedale dell’Annunziata sia al collasso. “L’ospedale non è al collasso – ha rimarcato Mastrobuono – e lo dimostrano i numeri, non le parole. E’ una situazione diffusa in tutta Europa – ha aggiunto – e in uno dei più grandi ospedali di Parigi sono state interrotte le sale operatorie, sospendendo tutti gli interventi chirurgici, così come sono stati chiusi gli ambulatori. L’Annunziata, invece, non ha chiuso nulla, né le sale operatorie. Negli ultimi 10 giorni – ha sottolineato ancora Mastrobuono -sono stati accettati 165 pazienti nelle chirurgie, 164 dei quali per patologie oncologiche”. Il commissario straordinario ha precisato che anche le reti dell’infarto, quelle neurologiche e la rete dell’ictus non sono state chiuse, affermando inoltre che sono continuati , così come le attività della chirurgia pediatrica e le attività ambulatoriali. Diminuite, rispetto agli anni precedenti, risultano, dalla ricostruzione di Mastrobuono, le attività di pronto soccorso.
“Attualmente – ha puntualizzato – siamo a 46 mila accessi rispetto ai 76 mila che avevamo, ma sono accessi resi più difficoltosi dalla differenziazione dei percorsi. Perché mettere da parte i pazienti sospetti covid o quelli con covid accertato, rispetto a quelli che non lo sono, rallenta e complica le attività che vanno svolte in pronto soccorso che è un’area più sofferente, come del resto lo sono le aree di pronto soccorso di tutto il Paese”.
Mastrobuono ha riconosciuto, invece, il lavoro straordinario compiuto soprattutto durante la prima ondata. E sui posti letto: dovrebbe averne di più , 700, rispetto a quelli che ha, 445. E anche il fabbisogno di personale dovrebbe prevedere 2200 unità, mentre attualmente ci si attesta su una cifra di 600 unità. “Abbiamo riformulato il fabbisogno del 2020 e se il Presidente della Giunta regionale ci autorizza con 202 unità, comprensive di tutte le figure professionali (medici, infermieri, OSS e altre figure tecniche) , potremmo farcela. Per il Pronto soccorso in particolare sono state chieste 8 figure professionali. Preghiamo che ci siano delle domande. La tendenza, in tutto il Paese, è che in molti non vogliono più fare il medico di Pronto soccorso”.
Mastrobuono indica un piano B e cioè l’accordo con l’Asp e con il commissario La Regina, per far sì che i medici dell’emergenza-urgenza che non si possono assumere a tempo indeterminato perché sprovvisti di specializzazione, potrebbero essere impiegati ad ore per svolgere attività all’interno del pronto soccorso. Anche in questo caso si spera nella disponibilità su base volontaria. Sugli spazi disponibili ed angusti dell’Annunziata il commissario straordinario ha ricordato che si tratta di un problema atavico, ora acuito dalla pandemia. “In questi giorni avremo la consegna dei locali dell’OBI (osservazione breve intensiva) con 21 posti letto. Al pronto soccorso – ha sottolineato ancora Mastrobuono – restano da risolvere le problematiche strutturali oggetto, nel 2020, di segnalazioni e di prescrizioni da parte del Ministero della Salute e dei Nas. Occorre liberare spazi per poter intervenire e per questo abbiamo disegnato una strategia: riportare al Mariano Santo le attività che a suo tempo erano state spostate per la sua inagibilità all’Annunziata, come oncologia, ematologia, terapia del dolore e cure palliative”. Sollecitata da alcuni consiglieri a rispondere sullo stato dei lavori al Mariano Santo, Mastrobuono ha affermato che “i lavori sono terminati e i collaudi finiti. Manca solo il carotaggio della scala antincendio che dovrebbe essere effettuato a breve. Quello che è stato fatto con le risorse disponibili – ha chiarito Mastrobuono – è un pezzo del Mariano Santo. Resta l’altra metà. Abbiamo previsto una serie di servizi in linea con il PNRR e cioè: il laboratorio di genomica, il centro per la digitalizzazione e l’informatizzazione e il centro didattico. Alla fine avremo un Polo oncoematologico degno di questo nome e saremo l’unico Ospedale del Sud che rispetta non solo le regole dell’accreditamento, ma anche quelle più avanzate di tecnologia. E lo scenario dell’ospedale, sia pur lentamente, migliorerà sempre di più. Ha richiesto del tempo perché le cose fatte bene richiedono tempo, mentre prima non erano state fatte”….
Anche dal Covid manager, dottor Cesario e dal Capo Dipartimento e primario dell’Unità di Anestesia e Rianimazione dott. Pasqua sono venuti contributi alla discussione. In particolare, il dottor Pasqua si è soffermato sui numeri delle prestazioni condizionate fortemente dalla pandemia. “Durante l’evento pandemico del marzo dell’anno scorso – ha detto Pasqua – le prestazioni del non covid sono scese a zero. La gente rimaneva a casa pur avendo patologie oncologiche e non covid. C’era gente che restava a casa addirittura con la frattura del femore. Al 31 dicembre 2019 si erano registrate 76 mila prestazioni. Nei primi mesi dell’anno successivo tutto questo era come sparito. Oggi abbiamo riportato all’80% l’affluenza al pronto soccorso dei pazienti no covid, così come mantenuto l’affluenza di pazienti oncologici di classe A, garantendo la possibilità di operarsi comunque, a prescindere dal covid. Nel 2020 abbiamo eseguito 4300 interventi, comunque oncologici, e nel 2021, nonostante la pandemia, siamo arrivati a 4500”.