Cretinetti (di Marco Travaglio)

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Tutto ci aspettavamo dalla vita, fuorché di sentir parlare di odio (altrui) da una che gira da sempre col dito medio alzato e che, quando osavi trovare vagamente inopportuni i cargo di mignotte in casa B., ti dava del frocio. Invece, nel Daniela Santanchè in Dimitri Kunz D’Asburgo Lorena Piast Bielitz Bielice Belluno Spalia Rasponi Spinelli Romano Show, è capitato anche questo. Insieme a una collezione di balle da Guinness, col contorno di interventi destronzi e renziani, ansiosi di ripulire le proprie vergogne con quelle della ministra.

Madama Garnero ha pasticciato sulla sua veste di indagata, come se l’avesse scoperta dai giornali con grande stupore. Oh bella, e chi dovrebbe essere indagato nell’inchiesta per falsi in bilancio e bancarotta delle sue società: sua zia? Lei “giura” di non esserlo perché non ha ricevuto avvisi di garanzia, ma la seconda circostanza non esclude la prima; e perché il suo certificato dei carichi pendenti è vuoto, ma o è falso o è vecchio di almeno 5 mesi (l’iscrizione sua e di altri sul registro è di novembre ‘22, desegretata a febbraio ‘23).

Motivo in più per dimettersi. In ogni caso, non doveva rispondere di eventuali reati (per appurarli occorrono grosso modo 10-15 anni), ma di condotte certe, eticamente indecenti e politicamente imbarazzanti. Non invenzioni “scandalistiche” del Fatto e di Report, ma fatti scandalosi documentati dalle carte delle società, dalle testimonianze dei dipendenti, dalla consulenza fallimentare e persino dalle sue parole di ieri. Fatti che partono dal 2016, quando era azionista n.1 e amministratrice del gruppo quotato Visibilia: altro che estranea. Tutta roba che, se fosse emersa su un 5S o un dem, avrebbe portato lei stessa a chiederne le dimissioni.

Il fatto poi che abbia “messo a disposizione il mio patrimonio” per tentare di tappare le voragini della sua brillante attività di “imprenditore” non è un beaugeste caritatevole “per cui mi aspetterei un plauso”: è il tentativo disperato di evitare i fallimenti e almeno l’accusa di bancarotta. A meno che non le risulti un altro, oltre a lei, che diventa ministro e lo rimane essendo in debito con lo Stato che rappresenta (2,7 milioni che dichiara di non voler restituire), con fornitori strozzati, con dipendenti non pagati e con banche non rimborsate.

La crisi dell’editoria la conosciamo bene, ma usarla per coprire il verminaio è roba da commedia all’italiana. Nel Vedovo, Alberto Sordi è anche lui un “imprenditore” che non azzecca un affare e inventa scuse puerili, tipo “tutta colpa degli inglesi che mi hanno chiuso il Canale di Suez. Ma come: prima me lo chiudete, poi me lo riaprite proprio mentre sto speculando sulla benzina?!”. Infatti la moglie, Franca Valeri, gli taglia i viveri e non lo chiama ministro. Ma “cretinetti”.