Crisci, la bava del potere e la normalizzazione dell’Unical (di Emiliano Morrone)

di Emiliano Morrone

Ogni uomo è liberissimo di candidarsi, di assumere posizioni, di partecipare come meglio crede all’attività politica. Un rettore NO.

Quando il vertice di una università pubblica, pagata con risorse pubbliche e con le tasse degli studenti, si schiera per una riforma costituzionale, deve rassegnare le dimissioni, punto.

Che Gino CRISCI, rettore dell’Università della Calabria, faccia campagna per votare SÌ al referendum del prossimo 4 dicembre è un’indecenza pura, su cui gran parte del sistema culturale tace colpevolmente.

Crisci gestisce risorse e potere pubblici, per cui non può andare in giro a propagandare le ragioni del SÌ. Oltretutto, l’università è il luogo della sintesi tra le singole diversità culturali, in cui i saperi si incontrano per costruire un FUTURO migliore.

Per definizione l’università non può pendere da nessuna parte. Va presentato un ESPOSTO su questo comportamento di Crisci, che dalla sua postazione può influenzare il giudizio e il convincimento degli elettori. Crisci si è dunque messo fuori dell’area della democrazia.

L’ateneo ne viene senz’altro compromesso, i docenti e gli studenti dell’Università della Calabria protestino apertamente.