Crotone. Campagna elettorale all’Oasi Rifugio: “Quando non fai, ma posi”

CAMPAGNA ELETTORALE ALL’OASI RIFUGIO: L’AMMINISTRAZIONE SI PRESENTA COME SE AVESSE FATTO QUALCOSA

Fonte: U’Ruccularu

Ci vuole una certa abilità, quasi un talento politico, per presentarsi sorridenti all’inaugurazione dell’Oasi Rifugio di Crotone fingendo di aver contribuito a qualcosa.
Perché qui la verità è semplice, quasi banale: la struttura l’hanno costruita i volontari, con la schiena piegata, le mani sporche, e una tenacia che in questa città dovrebbe fare scuola.
Non certo il Comune, tanto meno questa giunta.
Eppure eccoli lì: Sindaco, Assessore, fascia tricolore ben tesa e foto istituzionali con i cani, come se nei cinque anni precedenti avessero mosso un dito per affrontare il randagismo. Spoiler: non è successo.

LA REALTÀ DELL’OASI: UNA VITTORIA DEI CITTADINI, NON DEL COMUNE
Il comunicato ufficiale racconta di un “vecchio casolare recuperato grazie alla generosità dei cittadini e ai fondi raccolti dall’associazione”.
Ed è tutto vero. Perché i soldi li hanno messi i cittadini. I lavori li hanno seguiti i volontari.
Le energie sono sempre le loro. L’amministrazione, invece, ha fatto da spettatrice.
Fino al giorno dell’inaugurazione, quando improvvisamente è diventata protagonista.

IL RANDAGISMO? SI INTERESSA LA PROCURA
In questi anni mentre i volontari correvano a destra e sinistra per salvare animali abbandonati con scarse risorse e pochi strumenti l’amministrazione comunale non ha stilato nessun piano serio di prevenzione del randagismo.
Nessun investimento autonomo del Comune.
Nessun utilizzo di fondi disponibili (PNRR, ENI, bandi mirati).
Nessuna strategia strutturale.
Hanno semplicemente aspettato i 90mila euro della Regione per il “canile baricentrico”.
Novantamila euro che tutti sanno, loro compresi, che potrebbero finire in gestioni opache.
infatti l’11 giugno di quest’anno dietro input della Procura la Guardia di Finanza è intervenuta, in particolare, nei comuni di Cirò Marina, Cutro, Mesoraca e Rocca di Neto oltre che nel canile Mister Dog ubicato anche a Rocca di Neto.
l’attività è stata disposta per controllare:
Se il numero di cani ospitati corrisponda alle somme che spendono i comuni per il servizio.
Accertare le condizioni igienico-sanitarie in cui sono custoditi gli animali.
L’esibizione della documentazione che riguarda l’affidamento del servizio di custodia e mantenimento dei cani.
Atti riguardanti i rapporti con l’Azienda sanitaria provinciale.
Insomma lo sanno benissimo ma non lo dicono, che fine potrebbero fare quei 90mila euro ma…
Meglio tagliare nastri e fare finta di niente che assumersi responsabilità.

LA PROPAGANDA DEL NULLA: QUANDO NON FAI, MA POSI
E così arriva il giorno dell’inaugurazione: flash, sorrisi, baci, abbracci, post su Facebook, dichiarazioni affettuose sugli animali ma soprattutto l’immancabile logo del Comune come marchio da imprimere su ogni momento.
Eppure basterebbe una domanda, una sola, per mandare in frantumi la scenografia:
“Cosa ha fatto l’amministrazione per questa struttura?” Niente.
L’Oasi Rifugio è la prova vivente anzi, vivente e scodinzolante di quanto siano distanti gli amministratori dalla realtà del volontariato.
Loro arrivano a cose fatte per fare le foto con il brand del sindaco.
Il lavoro, quello vero, lo fanno gli altri:
Tutti i cani vengono consegnati sterilizzati o castrati, vaccinati e microchippati.
Tutto Questo ha un costo giornaliero altissimo a cui il comune non partecipa: Inoltre manca una task force tra l’oasi, l’asp, il comune e la regione per coordinare un azione sinergica e ottimizzare le risorse.

DUE FACCE DI BRONZO E UNA CITTÀ CHE MERITA DI PIÙ
Perché di fronte a chi da anni salva cani dalla strada, si sporca, si sacrifica e costruisce dal nulla una struttura dignitosa, presentarsi per la passerella è un insulto.
Un insulto all’intelligenza, al senso civico, alla verità e al volontariato.
La città merita amministratori che lavorano, non amministratori che posano, anzi che impongono la loro presenza elettorale ovunque.
Merita una politica che usa fondi PNRR, ENI e ogni canale possibile per proteggere gli animali, non una che aspetta le elemosine regionali per poi intestarsele come grandi vittorie.
Ma finché basterà una foto con un cane per illudere qualcuno che “si stia facendo qualcosa”,
il randagismo continuerà, i volontari continueranno a faticare,
e la passerella continuerà a vincere sulla responsabilità.
A Crotone, purtroppo, anche i cani conoscono la differenza tra chi li aiuta e chi si fa fotografare accanto a loro.