“Mille storie” E UNA SOLA CAMPAGNA ELETTORALE: IL POST DI OCCHIUTO (dopo la protesta Konecta)
Fonte: U’Ruccularu
Dalla narrazione sentimentale al calcolo politico: come il presidente della Regione usa Facebook per riscrivere il caso Abramo-Konecta e trasformarlo in spot elettorale.
Una “storia di dignità e lavoro”, mille famiglie “salvate” e una Calabria che “non si arrende”. Così, con toni da favola moderna, il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto ha pubblicato un post Facebook – cuore rosso incluso – nella mattinata del 27 agosto, a poche ore dai due incontri tra sindacati (Confial), Prefettura, Konecta e vicepresidenza regionale, che hanno riaperto ufficialmente la vertenza legata al progetto di digitalizzazione che coinvolge centinaia di ex dipendenti Abramo.
La tempistica non è casuale. Il contenuto nemmeno.
Il post – che esordisce con “Vi racconto una storia…” – appare infatti come una risposta indiretta e calibrata agli ultimi sviluppi della crisi. Ma dietro il racconto emozionale si intravede il volto propagandistico di un presidente che, a poche settimane dalle elezioni regionali e comunali, ha bisogno di rivendicare successi in un territorio chiave come quello crotonese, dove il progetto Konecta rischia di trasformarsi da “fiore all’occhiello” a “boomerang elettorale”.
LA TEMPISTICA: IL POST ARRIVA DOPO LA RICHIESTA DI VERIFICA DELLA REGIONE
Nella giornata del 26 agosto, il vicepresidente regionale Filippo Pietropaolo, su sollecitazione del sindacato Confial, ha promesso la convocazione di un incontro istituzionale con Azienda Zero, sindacati e lo stesso Occhiuto, per verificare se il progetto Konecta stia effettivamente rispettando i parametri di qualità, efficienza e coerenza previsti dai protocolli finanziati con fondi pubblici per 20 milioni di euro.
Una verifica non banale: negli ultimi mesi sono esplose ferie forzate, assenza di cartelle cliniche da digitalizzare, scanner guasti, organizzazione carente, malori per il caldo, e persino incentivi all’esodo offerti a lavoratori che, solo otto mesi fa, erano stati presentati come simboli di “salvataggio” e “innovazione”.
Il rischio, per la giunta Occhiuto, è che il modello Calabria venga smentito nei fatti. Ed è proprio in questo vuoto narrativo che arriva il post: non una presa d’atto delle criticità, non una parola sui problemi, ma una riscrittura del passato in chiave epica. Il caso è ancora aperto, ma il governatore lo dà già per chiuso – e vinto.
OCCHIUTO E LA NARRATIVA DEL “SALVATORE”: TRA STORYTELLING E SPOT ELETTORALE
Il post ha una struttura tipica da storytelling politico: la crisi, la disperazione, il presidente che si siede “nonostante la Regione non avesse competenze”, l’accordo miracoloso, la ritrovata serenità delle famiglie, l’orgoglio calabrese.
Il tutto senza una sola menzione ai problemi recenti denunciati da lavoratori e sindacati.
Occhiuto sa bene che Crotone è un territorio instabile, politicamente fragile, dove il centrodestra cerca consenso per consolidarsi in vista delle elezioni comunali di ottobre e delle regionali (già condizionate dalle inchieste).
Ecco allora che l’operazione Konecta – sebbene claudicante – torna utile come simbolo da rilanciare, trasformando un piano inceppato in retorica di salvezza.
Non è la prima volta che Occhiuto utilizza Facebook come cassa di risonanza emotiva e diretta.
Ma stavolta il post ha il sapore preciso della manovra preventiva: “vi racconto una storia”, scrive, proprio mentre la verifica tecnica del progetto viene calendarizzata.
Come a dire: prima che qualcun altro dica che non funziona, lo racconto io – e nel mio racconto funziona benissimo.
PROPAGANDA SOCIAL VS. REALTÀ SUL CAMPO
Il problema, però, è che la realtà raccontata da Occhiuto non coincide con quella vissuta dai lavoratori.
Solo poche ore prima del suo post, Fabio Tomaino di Confial(altro candidato all’osso)aveva incontrato la Regione per denunciare “gravi criticità nell’organizzazione del lavoro” e “disfunzioni nella procedura di digitalizzazione”.
I lavoratori di Crotone, nei mesi scorsi, sono stati messi in ferie forzate, lasciati senza materiale da lavorare, hanno operato senza badge, senza formazione, in una sede priva di sicurezza, e spesso con turni massacranti dettati solo dalla mancanza di spazi.
Molti hanno denunciato demansionamenti, livelli retributivi più bassi, e assunzioni a tempo determinato nonostante le promesse di stabilizzazione.
Eppure, tutto questo nel racconto del presidente scompare.
La narrazione viene ripulita, romanticizzata, cristallizzata nel frame emotivo del “lavoro e dignità”.
Un frame che – tra un cuore rosso e una dichiarazione di “Calabria che costruisce il proprio destino” – si trasforma in una dichiarazione di voto mascherata da diario personale.
QUANDO LA POLITICA ANTICIPA LA CRITICA PER DOMINARE IL RACCONTO
Dal punto di vista comunicativo, il post di Occhiuto è un classico esempio di frame preventivo: si offre all’opinione pubblica una versione dei fatti prima che i fatti veri vengano discussi in sede tecnica o giornalistica.
E si fa giocando d’anticipo sul piano emotivo, annullando la possibilità di lettura critica da parte dei cittadini meno informati.
Chi scorre i social e legge che “la Regione ha salvato mille famiglie” potrebbe non sapere che:
Alcuni lavoratori hanno ricevuto due livelli in meno in busta paga;
Che gli scanner non funzionavano;
Che si lavorava senza procedure scritte, mettendo a rischio anche i dati sanitari;
Che i lavoratori digitalizzavano il nulla;
Che molti stanno per abbandonare il posto, incentivati economicamente.
In altre parole, il rischio è che la politica annulli la cronaca, e che la narrazione emozionale sostituisca la verifica dei fatti.
LA FAVOLA SOCIAL DI OCCHIUTO E IL DIRITTO ALLA VERITÀ
La “favola delle mille famiglie salvate” può anche emozionare.
Ma la verità politica – quella che i cittadini di Crotone e i lavoratori Konecta meritano – non è nei cuori rossi di Facebook, ma nei documenti sindacali, nelle ferie forzate, nei silenzi di luglio, e nelle istanze aperte oggi.
Occhiuto ha scritto un post.
Ora toccherà alla verifica promessa da Pietropaolo dirci se quella storia sia vera, o solo una bella illusione pre-elettorale.
POST, ALLEANZE E STRATEGIE: CROTONE È IL TASSELLO DA NON PERDERE
Nel frattempo però… Il post di Occhiuto non arriva solo dopo la denuncia sindacale, ma anche nel pieno fermento di riposizionamenti politici in vista delle elezioni comunali di Crotone 2026.
Un dettaglio significativo viene da un messaggio WhatsApp inoltrato in questi giorni dal sindaco Vincenzo Voce, leader del Movimento “Crescere”, ai suoi contatti politici e simpatizzanti:
«Ciao. Nelle prossime settimane pensavo di organizzare un incontro del Movimento Crescere e mi farebbe piacere che tu partecipassi.
Sarà l’occasione per confrontarci e parlare di alleanze per le prossime amministrative del 2026.
Come ho detto in occasione della presentazione del movimento, è mia intenzione sostenere il Presidente Roberto Occhiuto e il Presidente della Provincia Sergio Ferrari, con i quali negli ultimi due anni abbiamo lavorato per far crescere il nostro territorio.
Una sinergia tra gli enti che non c’è mai stata e che deve continuare.
In questi anni abbiamo fatto tanto, ma dobbiamo lavorare tutti insieme affinché si dia continuità al progetto “CRESCERE”.
Grazie a tutti.
#VOCESINDACO»
Un messaggio che getta ulteriore luce sull’interesse diretto che Occhiuto ha su Crotone. Non è solo una questione di occupazione o di sanità, ma di alleanze strategiche, continuità politica e consolidamento del consenso territoriale.
Il “progetto Crescere” di Voce diventa così un prolungamento politico del modello Occhiuto, e viceversa.
La vicenda Konecta si inserisce perfettamente in questo schema: non solo come vetrina elettorale per il governatore, ma anche come strumento narrativo utile a rafforzare la convergenza politica tra Regione, Comune e Provincia.
In sintesi: a pochi mesi dalle elezioni, ogni cartella digitalizzata – o lasciata a marcire negli archivi – non è solo un atto amministrativo.
È un tassello elettorale, un mattone nella costruzione di un potere che vuole mostrarsi compatto e vincente.
Ma che, a leggere la cronaca, rischia di franare sotto il peso delle sue stesse bugie.









