“Una funzionaria Inps della carriera direttiva da cinque anni è pagata per non far nulla, con un danno da 200mila euro. E quella funzionaria, signor giudice, sono io”. Era iniziata così, in un’aula di tribunale di Crotone, la surreale vicenda di Maria Teresa Arcuri, funzionaria dell’Inps che veniva mobbizzata perché aveva scoperto che il suo diretto superiore non aveva mai fatto un concorso per accedere ai ruoli della dirigenza pubblica e tuttavia prendeva 10 mila euro al mese, cagionando un danno allo Stato da quasi 2 milioni di euro. Una storia rivelata dal Fatto.it nel 2017 che sette anni dopo presenta un conto pesante. Ieri il Tribunale di Crotone ha condannato a 4 anni per truffa Alessandra Infante, vale a dire la dirigente senza titoli, a capo dell’Inps di Crotone per diversi anni.
La vicenda nasce dalla denuncia presentata nel lontano 2010 dalla funzionaria Arcuri al magistrato della Corte dei Conti interno all’Inps, al Comitato di Vigilanza e dalla sua richiesta di accesso ai dati concorsuali delle risorse umane, dalla quale risultò che la Infante effettivamente era una dirigente senza concorso, transitata da un ente privato afferente alla provincia (Copross) ai ruoli del Mef prima e dell’Inps poi, senza mai partecipare e superare la prova selettiva che è titolo abilitativo per l’accesso alla dirigenza pubblica. La Infante cercò di negare e contrattaccare, la Arcuri tenne il pallino ricevendo per contro solo dinieghi, ben tre disciplinari, la rimozione da direttore dell’agenzia di Cirò Marina e un progressivo isolamento negli uffici fino a indurla a una sostanziale inattività. Pure la sua segnalazione all’Anac finisce in nulla. Finché la vicenda raccontata dal Fatto provoca interrogazioni parlamentari e l’attenzione della stampa. Persino de Le Iene.
Il ministro Marianna Madia risponde facendo spallucce (“è tutto regolare”) ma l’Inps non poté più negare l’evidenza e finì per licenziare la dirigente che stipendiava da anni senza titolo. Il procedimento penale scaturito da questa vicenda era stato archiviato, ma la Arcuri (assistita dall’avvocato Antonio Ingroia) si è opposta e l’istanza è stata accolta. Così è iniziato il processo di primo grado, che ieri si è concluso con la condanna dell’imputata.
Dopo il reclutamento di Alessandra Infante al Copross con un contratto a termine siglato a maggio 2000, seguì la determina n. 13 dell’1 agosto 2000 di Sandro Bernardini, allora presidente del Consorzio provinciale per i servizi sociali, che assegnò ad Alessandra Infante le funzioni di direttore del Copross nonostante la donna non fosse formalmente in servizio avendo illegittimamente fatto accesso nell’ente. La determina, per gli inquirenti, diede il via ad una selezione interna al Consorzio e non ad un concorso pubblico, che permise ad Infante, unica partecipante, di essere assunta a tempo indeterminato e con la qualifica di dirigente.
Da lì il trasferimento al Mef e all’Inps che la licenziò nel 2019 per la perdita d’efficacia della mobilità. Nel corso della requisitoria, la pm Multari era stata netta: “Infante non ha mai sostenuto un concorso per diventare dipendente del Copross in quanto era una consulente esterna. Tant’è che l’unico concorso s’è sostanziato in un colloquio che portò alla sua assunzione all’ente quando sarebbero servite tre prove e non un colloquio”. Per questo è illegittima la determina firmata da Bernardini (già condannato in rito abbreviato a 1 anno e 9 mesi con pena sospesa) che le conferì l’incarico di direttrice del Copross.
A questo punto, tuttavia, è necessario andare fino in fondo a questa storia perché il danno non consiste soltanto negli stipendi che la signora Infante ha incassato senza averne titolo e che ammontano a 1 milione 750 mila euro ma soprattutto in tutti i suoi atti, che alla luce della sentenza di ieri, dovrebbero essere dichiarati nulli e che certamente avranno fatto “felici” centinaia di soggetti che non devono essere per niente “raccomandabili”. E ci sarebbero anche da chiarire le “coperture” di cui ha goduto la signora Infante negli anni in cui ha fatto il bello e il cattivo tempo all’Inps. Sia per quanto riguarda gli anni nei quali nessuno ha dato ascolto alla funzionaria mobbizzata, sia per quelli successivi allo smacco perché è impossibile che nessuno abbia dato un’occhiata a tutti gli atti che ha prodotto la “signora”. E in questa sede è appena il caso di ricordare che dal 2019 e fino a poco tempo fa il presidente nazionale dell’Istituto di previdenza era un calabrese, Pasquale Tridico, in quota M5s, oggi addirittura parlamentare europeo. Ma su questa storia torneremo presto.