Non osservo, non ascolto e non mi esprimo.
Il sindaco che picchia, il comitato che resiste, il diritto di superficie fantasma e Roma che chiede: «Ma lì comandano ancora le regole?»
Fonte: U’Ruccularu
A Crotone succede qualcosa che, altrove, farebbe cadere tre giunte, due partiti e forse anche una prefettura. Ma questa non è altrove. Questa è Crotone.
La città dove la legalità si inaugura con le targhe, si celebra con i selfie… e poi si ignora nella stanza accanto.
VIA ISRAELE: IL TERRENO CHE MUOVE LE MANI (DEL SINDACO)
Tutto parte da lì: da un quadrato di verde pubblico indicato dalla protezione civile come area di emergenza in caso di calamità, trasformato per delibera di Giunta nel palcoscenico perfetto per costruire 24 (ma anche di più) alloggi popolari.
Ma il quartiere Tufolo-Farina insorge: area verde nel PRG, area di attesa del Piano di Protezione Civile, zero trasparenza, zero partecipazione, zero prudenza.
Questo è il preludio di un romanzo giudiziario: Prima il Comitato chiede al comune una revoca in autotutela che viene rigettata.
Poi presenta ricorso al TAR che viene accolto e protocollato.
Nel frattempo spunta l’“effetto speciale” che mancava alla trama:
il diritto di superficie Montedison.
Il terreno è del Comune, sì. Ma sopra ci siede (da 99 anni) il Consorzio dei lavoratori Montedison. Undici soci firmano una lettera surreale:
Dove denunciano di non essere mai stati convocati, mai informati della liquidazione,
mai saputo nulla della cessione a titolo gratuito.
E avvertono tutti: se il Consorzio è pieno di debiti, la cessione può essere nulla, revocabile, persino penalmente rilevante.
Ad oggi Il Comune di Crotone rischia di aver scelto per costruire case… un’area su cui non ha il diritto di costruire.
E su cui rischia pure di far saltare 5 milioni di euro di Agenda Urbana.
Oltretutto è bene ricordare che il caso è finto in Procura visto che i fondi di agenda urbana avevano come destinazione di utilizzo la ristrutturazione di edilizia popolare del quartiere Fondo Gesù e non la costruzione ex novo di alloggi a Farina.
E qui arriva il punto perché la bomba Via Israele non è urbanistica. È politica. Molto politica. Oltre che giudiziaria
L’AGGRESSIONE: QUANDO LA DEMOCRAZIA DIVENTA UN RING
28 ottobre 2025. Provincia di Crotone. Si discute proprio di Via Israele.
Il sindaco Vincenzo Voce, secondo la denuncia di Ernesto Ioppoli (consigliere della sua maggioranza e del quartiere Tufolo-Farina!), gli rifila: due pugni alle spalle, un calcio alla gamba, e un repertorio di delegittimazioni sul numero di voti presi.
Uno spettacolo da far impallidire la delegazione del Soroptimist alla vigilia della giornata contro la violenza!
Un sindaco che mena un consigliere perché dissente? Ioppoli denuncia. Voce ammette lo “scatto emotivo”. Chiede scusa. Poi si dimette. E poi… Non si capisce.
Le ritira? Le conferma? Intanto mantiene la città paralizzata.
Crotone entra così nel suo sport preferito: il limbo istituzionale e il tifo da stadio anzi…da consiglio.
IL PARTITO DEL NULLA (O DEL RITORNO)
Ed ecco la magia crotonese: dopo l’aggressione, invece di unirsi al grido “DIMISSIONI”, nasce un nuovo fronte politico: il Partito del Ritorno.
Diciassette consiglieri analogamente alla giunta firmano un comunicato epico:
“Il sindaco deve restare per garantire stabilità, continuità, visione.”
Visione di cosa, non è dato sapere. Stabilità di chi, nemmeno.
La traduzione è semplice: meglio un sindaco che picchia, che un commissario che controlla i dossier più opachi come la piscina CONI, la rimodulazione antica Kroton, l’area Sensi, il progetto di capocolonna, e a quanto pare, proprio agenda urbana. Oltre a svariati affidamenti e diverse concessioni: Dalla comunicazione alle aree verdi passando per castelli e siti archeologici.
Parte addirittura una raccolta firme in favore del sindaco in cui si richiede di ritirare le dimissioni.
Il risultato è un boomerang di comunicazione politica, poiché la raccolta si ferma a malapena mille firme! Ma un altro pezzo di città non ci sta.
Ribatte: “La stabilità non è una persona. È il rispetto delle regole.”
Gli oppositori parlano di agibilità democratica compromessa.
Il Comitato Tufolo-Farina dice senza giri di parole: “Un sindaco che alza le mani non rappresenta più nessuno.”
LA BOMBA ROMANA: LA BALDINO PORTA IL CASO ALLA CAMERA
Vittoria Baldino (M5S) prende la parola a Montecitorio e chiede al ministro Piantedosi:
«Ma a Crotone esiste ancora la libertà democratica?
È normale che un sindaco indagato per aggressione fisica resti al suo posto?
Cosa sta facendo il Prefetto?»
Silenzio. Nessuna risposta. Né dal ministro. Né dal Prefetto. Né dalla Regione.
LO STATO? ASSENTE. NEPPURE GIUSTIFICATO.
Il Prefetto convoca Voce per un “incontro informale”. Non esce un solo comunicato.
Zero note. Zero prese di posizione istituzionali. I cittadini trattati come spettatori.
Crotone diventa così una città dove: si inaugura la sala Falcone-Borsellino; si piangono lacrime per la legalità; si fanno marce contro la violenza; ma quando la violenza la fa il sindaco… improvvisamente tutti zitti. Istituzioni comprese.
Le associazioni di categoria? Chiedono a Voce di restare.
Un unicum nazionale: gli imprenditori che difendono un sindaco indagato per violenza politica.
Ma forse la verità sta negli interessi di stato sul territorio: le estrazioni di gas, la bonifica, le biomasse e gli inceneritori di oggi e di domani che necessitano di un burattino sul territorio. Una figura politica che firmi le varianti al piano regolatore e stia al suo posto senza fare l’eroe.
In poche parole un sindaco addomesticato e addomesticabile.
IL COMITATO RESISTE, LA CITTÀ SI SPACCA
Non solo ricorso, non solo diritto di superficie, non solo proteste.
Ora il Comitato denuncia anche il rischio concreto di perdere i fondi perché il Comune non ha progetto esecutivo né gara da presentare entro fine anno;
oltre che l’assenza totale di trasparenza sulla rimodulazione Agenda Urbana in vista anche e soprattutto dei lavori in via Acquabona in cui si favorirebbe indirettamente il traffico di droga se non si smantellasse la piazza di spaccio al più presto.
Questo, Più di qualsiasi altra cosa, dovrebbe essere nell’interesse del sindaco Prefetto e ministro dell’interno.
Inoltre all’orizzonte l’ombra di un’altra area che da qui a poco diverrà un altra bomba come via Israele: L’area Sensi, su cui qualcuno vorrebbe spostare l’attenzione per non fare luce.
Anche se a quanto pare, voci di palazzo sussurrano come anche le carte di questa area sono già arrivate in procura.
IL QUADRO FINALE: UNA CITTA’ IN APNEA DEMOCRATICA
Ad oggi Crotone appare così: un’amministrazione ferma; una maggioranza divisa;
un Comitato che fa più verifiche degli uffici; un sindaco indagato che vorrebbe restare;
un Prefetto silente e in scadenza; Roma che osserva ma non si esprime;
Piu di una bomba urbanistica pronta a deflagrare nei tribunali.
E soprattutto una domanda:
CHI STA GOVERNANDO DAVVERO CROTONE?
Perché oggi sembra governata più:
dai pugni, dai silenzi, dagli interessi, dagli atti “notarili” di cui non si conosce nulla…
…che dalle istituzioni.
CROTONE È LA CITTÀ DOVE IL PROBLEMA NON SONO LE DIMISSIONI DI VOCE.
È IL RITORNO DEL METODO.
Il metodo del: “Io decido, tu taci.” “La legalità è un brand.” “La violenza è un incidente.” “Le carte si trovano.” “I fondi si recuperano.” “Le colpe si spostano.”
Il metodo di una città dove la coscienza civica è più fragile del diritto di superficie Montedison.
La domanda, ora, non è se Voce debba restare.
È un’altra: Quanto tempo è rimasto a Crotone prima di implodere per sempre?









