Attraverso la fattiva collaborazione dei tre funzionari regionali e grazie alle false dichiarazioni che attestavano il possesso dei requisiti di legge, il sodalizio criminale sgominato dalla procura di Catanzaro nell’operazione “Ghost Oil” riusciva a ottenere indebite percezioni di carburante agricolo a prezzo agevolato. Carburante che, quindi, era gravato da un’accisa ridotta e che, successivamente, veniva immesso sul mercato nero a prezzo chiaramente concorrenziale (circa la metà del costo standard), per scopi diversi dall’utilizzo in agricoltura.
Per portare a termine la truffa, gli indagati avrebbero dichiarato di essere in possesso di mezzi agricoli che servivano per la coltivazione. Mezzi che in realtà non avevano così come era inesistente la gestione di aree agricole. Terreni che, in alcuni casi, risultavano invece di proprietà del demanio dello Stato e marittimo. Complessivamente sono 21 gli indagati nell’inchiesta nell’ambito della quale il gip ha disposto anche il sequestro della società “Kermissa carburanti di Saverio Flotta e Graziano Vulcano snc”.
Gli uomini del tenente colonnello Lardieri e del generale Giardina hanno fatto i conti con fabbricati e terreni di dimensioni ridotte rispetto a quelle dichiarate. In alcuni casi erano addirittura inesistenti, se non sulla carta, ma comunque utili agli indagati per rastrellare soldi pubblici. Il sistema era semplice: l’associazione a delinquere si appropriava indebitamente di carburante agricolo a prezzo agevolato pur non disponendo dei requisiti previsti dalla legge e con il coinvolgimento dei titolari di imprese operanti nel settore della distribuzione del carburante agricolo. Gasolio che poi finiva sui mezzi da strada. Un contributo alla truffa lo avrebbero dato anche i funzionari della Regione che, secondo gli inquirenti, avrebbero compiuto accessi abusivi al sistema “Utenti motori agricoli” dell’Arcea, l’Agenzia regionale Calabria per l’erogazione agricoltura. In questo modo, gli altri indagati riuscivano a gestire illecitamente le pratiche di assegnazione del carburante a prezzo agevolato ad aziende agricole fittizie.
Ecco quindi che la pista dell’aeroporto di Crotone, che si trova nel Comune di Isola Capo Rizzuto, risultava sulla carta coltivata a piselli. Il tutto grazie pure a una convenzione “datata 30 maggio 2019 stipulata tra l’aeroporto ‘Sant’Anna’, in persona dell’amministratore delegato dott. Michele Proto, e l’azienda agricola Ranieri Francesco”. Un accordo scritto con cui “sostanzialmente la società aeroportuale – è scritto nella richiesta di arresto – concedeva alla ditta Ranieri il servizio di sfalcio erba e la manutenzione delle aree erbose ricadenti all’interno del sedime aeroportuale”. Peccato che la Sacal, dal 2017 società di gestione dell’aeroporto, non ne sapesse nulla, e che il dottor Michele Proto sia deceduto nel 2016, tre anni prima della stipula della convenzione che gli indagati avrebbero depositato all’Agenzia delle Entrate dove hanno registrato pure falsi contratti d’affitto “attestando perfino l’utilizzo di fondi agricoli di proprietà del demanio marittimo (spiagge)”.
“In alcuni casi – scrivono i pm – sono state dichiarate superfici di terreni con estensioni superiori a quelli riportati nel catasto, nonché variazioni di destinazione d’uso degli stessi, al fine di acquisire maggiore gasolio”. “L’erogazione dei contributi, nonché del carburante, – si legge sempre nelle carte dell’inchiesta – varia in proporzione al terreno coltivato ed ai mezzi utilizzati per tale scopo. È evidente che maggiore è l’estensione dei terreni ed il numero dei mezzi agricoli, maggiore è l’erogazione del gasolio e dei contributi”. Così tutto è stato possibile agli indagati alcuni dei quali, “pur non essendo proprietari di alcun terreno e non avendo mai svolto alcuna attività nel settore agricolo” hanno dichiarato “di condurre in fitto alcuni poderi, utilizzando in molti casi falsi contratti di affitto, regolarmente registrati, senza che gli effettivi proprietari ne fossero a conoscenza”.