Crotone. Giù le mani dall’area verde, ora il Comitato porta il caso di via Israele in Tribunale

GIÙ LE MANI DALL’AREA VERDE: ORA IL COMITATO PORTA IL CASO DI VIA ISRAELE IN TRIBUNALE

Fonte: U’Ruccularu 

Crotone – Il fronte si allarga. Dalla protesta urbana alla battaglia legale. La vicenda dei 24 alloggi sociali previsti in via Israele nel quartiere Tufolo-Farina entra ora in una nuova fase: quella della giustizia amministrativa. Il Comitato di quartiere, dopo aver raccolto pareri tecnici autorevoli, ha formalmente chiesto l’annullamento in autotutela della delibera di Giunta n. 325 del 10 luglio 2025.

IL CUORE DEL CONTENDERE: UNA DELIBERA E UN’AREA VERDE SACRIFICATA
La delibera approvata dalla Giunta Voce ha dato l’avvio formale al procedimento per la progettazione e costruzione di 24 alloggi popolari su un’area da sempre considerata verde pubblico a standard urbanistico, ceduta al Comune negli anni ‘80 dal Consorzio Lavoratori Montedison Soc. Coop. AR, in virtù di un piano di lottizzazione.
Un’area di compensazione urbana, dunque. Ma oggi destinata – con un colpo di mano – a nuova edificazione, in un quartiere che soffre già la mancanza cronica di spazi collettivi, parcheggi, marciapiedi e verde attrezzato.

I PARERI DEGLI ORDINI PROFESSIONALI: “PROFILI DI ILLEGITTIMITÀ”
Il Comitato Tufolo-Farina, guidato da Alfonso Gaetano, ha chiesto e ottenuto pareri tecnici indipendenti dall’Ordine degli Ingegneri e da quello degli Architetti della provincia di Crotone. I due Ordini, interpellati formalmente, confermano i timori della cittadinanza: la delibera presenta gravi criticità urbanistiche e vizi procedurali, potenzialmente tali da generare danno erariale.
In particolare:
L’area oggetto dell’intervento è classificata come verde pubblico dal Piano Regolatore Generale (approvato con D.D.G. Regione Calabria n. 18086 del 17/12/2002);
Il trasferimento delle volumetrie edificabili da altra superficie è ritenuto non coerente con la normativa;
La mancanza di motivazione dell’interesse pubblico immediato viola l’art. 3 della Legge 241/1990;
La delibera di Giunta non costituisce strumento idoneo per approvare un Documento di Indirizzo alla Progettazione (DIP);
L’intervento compromette gli standard minimi di vivibilità in un tessuto urbano già saturo.

L’AZIONE FORMALE: ISTANZA IN AUTOTUTELA AL COMUNE
Il 4 agosto 2025, il Comitato ha trasmesso via PEC un’istanza formale al Comune di Crotone, indirizzata al Sindaco Vincenzo Voce, all’Assessore all’Urbanistica Giovanni Greco e al Dirigente di settore Ing. Stellato.
La richiesta è chiara: annullare la delibera in autotutela.
> “La D.G.C. 325/2025 è stata adottata in assenza dei presupposti di legittimità sostanziale e procedurale. Riteniamo che vi sia un pregiudizio concreto per l’interesse della collettività”, scrive il Comitato nella nota ufficiale.
La documentazione trasmessa al Comune include: relazioni tecniche, planimetrie, convenzioni, estratti del PRG, normativa urbanistica di riferimento.

VERSO LA CORTE DEI CONTI?
Ma c’è di più. Il Comitato sta valutando la possibilità di trasmettere tutta la documentazione anche alla Corte dei Conti della Calabria, per un eventuale avvio di verifica sull’uso delle risorse pubbliche e sulla regolarità del procedimento amministrativo.
> “Non chiediamo alla Corte di annullare l’atto – precisa Gaetano – non è l’organo competente. Ma è un ente terzo di controllo, che potrebbe avviare una verifica d’ufficio.”

UNA BATTAGLIA DI CITTADINANZA ATTIVA, NON POLITICA
Nel comunicato stampa del 4 agosto, il Comitato ribadisce con fermezza che l’iniziativa non ha colore politico e non intende ostacolare il diritto all’edilizia sociale.
Al contrario, è una difesa del quartiere, della legalità urbanistica e del diritto alla qualità della vita.
> “Abbiamo chiesto parchi, marciapiedi, alberature. Ci offrono un palazzo. In un’area che doveva migliorare il quartiere, ora si vuole imporre altro cemento.”
La responsabilità, questa volta, non può essere scaricata su chi c’era prima. L’Amministrazione Voce è in carica da anni, e questa scelta è sua, politica e tecnica. Nessun alibi, dunque.

IL PUNTO DI NON RITORNO
La partita non è finita. Se il Comune non dovesse annullare in autotutela l’atto deliberativo, si aprirebbe la strada al contenzioso. Il Comitato non esclude un ricorso al TAR, anche se – come dichiarato – si augura che la vicenda possa chiudersi senza costi ulteriori per l’Ente.
Ma se così non fosse, la questione via Israele potrebbe diventare una causa simbolica: la cartina di tornasole del rapporto (logoro) tra cittadini e istituzioni.