All’anfiteatro di Kroton:
La dama e il cavaliere senza cavallo alla corte dell’Impero
GUERRA POLITICA, VELENI ANTICHI E NUOVE NARRAZIONI
Lo scontro tra Voce il Dittatore e Barbuto la Cassandra svela il fallimento condiviso di una battaglia ambientale mai davvero iniziata. L’unica cosa iniziata — e già in scena — è la campagna elettorale.
Fonte: U’Ruccularu
Mentre il cielo del Medio Oriente si riempie di fumo e la geopolitica mondiale si incendia, Crotone resta ancorata alla sua emergenza eterna: la bonifica mancata del sito industriale ex Pertusola.
E in questo paesaggio contaminato non solo da metalli pesanti ma da decenni di promesse mancate, la politica cittadina si consuma in uno scontro teatrale tra due attori in cerca d’autore: Elisabetta Barbuto, ex deputata M5S, e Vincenzo Voce, sindaco ambientalista per autoproclamazione, oggi nel pieno della bufera.
SCENEGGIATURA GRECA O TEATRO DI CRISI?
Barbuto attacca con un messaggio che mescola invettiva e denuncia: accusa il sindaco di non aver mai denunciato formalmente l’omessa bonifica, pur potendolo fare in virtù del Decreto Ministeriale n. 7 del 2020, che imponeva scadenze precise.
Per l’ex parlamentare, la scelta di Voce è stata netta: “proclami da palco” al posto di azioni formali, mentre la città si distrae tra murales e sagre canore.
Non manca la stoccata finale: Crotone rischia di diventare “la capitale della monnezza tossica”, tra rifiuti destinati a Columbra e nuovi impianti come l’inceneritore A2A.
La risposta di Voce?
Un contrattacco personale(cone al solito) condito con mitologia: paragona Barbuto a Cassandra, come lei stessa ama definirsi — la profetessa inascoltata (che però a quanto pare lo sa anche lei).
La bolla come assente durante il proprio mandato, incapace di intervenire quando poteva: “Dov’era quando il Ministro Costa approvava il piano di bonifica?”
DIETRO LO SCONTRO DI RETORICHE, QUESTIONI TECNICHE E ISTITUZIONALI (CHE NON INTERESSANO A NESSUNO)
Nel frattempo, Eni Rewind vuole conferire a Columbra, mentre Comune e Regione chiedono smaltimento fuori dalla Calabria.
Voce accusa Eni di aver ignorato il decreto per cinque anni — ma la battaglia si gioca anche sulle tecniche:
“Soil mixing” contro “batteri ENA”, con il sindaco che ironizza su “alberelli magici e bonifiche da stregoneria”.
Barbuto controbatte: denuncia la pericolosità degli scavi a cielo aperto e l’inefficacia delle centraline ambientali (“che rilevano a valle, non a monte”).
Un capolavoro: tutti parlano di trasparenza, ma nessuno spiega davvero cosa sta succedendo.
MA TUTTO QUESTO SERVE A NASCONDERE MEGLIO LE PROPRIE OMBRE… ALLA LUCE DEL SOLE
Barbuto, la nostra Cassandra preferita, ha contribuito al commissariamento della SS 106, ma non ha mai sollevato la questione bonifica in Parlamento, pur sedendo nella Commissione Trasporti Ha contato dalle 12 a mezzogiorno.
Ha ragione a chiedere conto dell’omessa denuncia e delle centraline “passive”, ma dimentica le sue occasioni mancate a Roma.
La sua postura morale rischia di apparire più utile alla polemica che alla soluzione, anche perché — si sa — a Elisabetta serve un seggio. Anzi, un seggiolino.
Pur di non essere solo una comparsa, si accontenterebbe anche del ruolo di comparsa nella recita scolastica del Consiglio Comunale.
Il classico esempio di politicante che non vuole più scendere dalla giostra.
Voce, il sindaco arrabbiato (sempre), ha portato il caso al TAR Calabria, ma è accusato di autoreferenzialità e comunicazione opaca come le acque del Papaniciaro.
Il suo attivismo giudiziario si scontra con una gestione che non ha prodotto risultati visibili.
Non ha nessun merito di aver portato la sfida nelle sedi istituzionali, tanto è un tema che riguarda più lo stato con Eni, che con gli enti locali, oltretutto il suo stile comunicativo è aggressivo e difensivo quindi completamente inutile, e soprattutto non ha spiegato perché non abbia agito prima, né come garantirà sicurezza adesso.
Anche perché — diciamolo — a Voce serve la polemica con Barbuto, visto l’aumento delle critiche: per l’inconcludenza sulla bonifica, per la gestione farraginosa del consiglio comunale, per la retorica dei cantieri e dei soldi spesi, che sta tornando indietro come un boomerang (già, i soldi provengono dall’accordo con ENI).
La polemica è una distrazione. Un diversivo.
Serve a Voce per fare l’unica cosa che gli riesce bene: stare perennemente in campagna elettorale, sbraitando contro qualcuno.
CROTONE CAPITALE DEL RIFIUTO
Nel frattempo, la città resta immobile, schiacciata tra stallo burocratico e paura sanitaria:
L’area ex Pertusola (72 ettari, di cui 47 mai bonificati) è a ridosso di case e scuole.
I cittadini si domandano se la bonifica promessa diventerà mai realtà o sarà ancora una volta… argomento elettorale.
Intanto sarà il TAR a decidere sul ricorso contro il decreto ministeriale che approva il piano ENI.
Una sentenza chiave per il futuro del territorio.
In vista di 1.100.000 tonnellate di scorie nella discarica a mare.
Di queste, solo il 3% (40.000 tonnellate) è finito in Svezia.
Le altre 360.000 tonnellate di rifiuti pericolosi dovrebbero andare a Columbra (decreto MASE, agosto 2024).
Invece 400.000 tonnellate “non pericolose” attendono ancora destinazione tra ricorsi e lotte tra enti.
BONIFICA E MINISTERO: LA PALLA AVVELENATA RESTA AL CENTRO
Nel mezzo del duello sterile e retorico, la Conferenza dei Servizi del 25 giugno 2025 ha certificato lo stallo.
Comune e Provincia – con Voce e Manica in prima linea – ribadiscono la linea dura… e propagandistica:
NO a Columbra, NO ad altre discariche esistenti, NO a discariche da costruire.
SÌ solo al trasferimento all’estero, come già avvenuto per le 40.000 tonnellate spedite in Svezia.
Ma si sa, sono parole.
Anche perché nonostante la fermezza apparente, la decisione finale è in mano al Ministero dell’Ambiente.
Come nel 2024, toccherà a Roma fare la sintesi e — probabilmente — firmare un altro decreto.
E nel frattempo, Eni impera e detta legge tanto da aver già proposto un ampliamento della discarica di Columbra di 2 milioni di tonnellate, con la benedizione del Generale Errigo sul campo mandato in veste di Generale dell’impero.
Altro che bonifica: qui si punta a fare di Crotone la pattumiera d’Europa.
LE ASSENZE CHE FANNO RUMORE
Durante la Conferenza dei Servizi, la Regione Calabria è silente.
La posizione dell’amministrazione Occhiuto — un tempo alleata di Voce — non è stata resa pubblica.
Si sà Tempi bui per il governatore che opta per un cambio di rotta e uno strategico disimpegno.
UNA BOMBA A OROLOGERIA NORMATIVA
Dal 2026, l’UE vieterà l’esportazione di rifiuti pericolosi fuori dai Paesi produttori.
Il trasporto in Svezia è stato possibile solo per via di vecchi contratti.
Senza un piano chiaro entro immediato, Crotone rischia di restare con un milione di tonnellate di veleni bloccati a cielo aperto.
E mentre Il Ministero temporeggia sapendo che ogni decisione scatenerà ricorsi e proteste.
Comune e Provincia lasciati soli dalla regione si irrigidiscono per rafforzare la loro immagine, ma sanno benissimo di non contare nulla. Soprattutto senza Forza Italia regionale al fianco.
ENI intanto aspetta, col tempo a favore, per minimizzare i costi e diluire le responsabilità.
E i crotonesi? Aspettano.
Aspettano la bonifica, la trasparenza, la verità.









